Cominciare oggi un articolo che voleva già, l’altroieri, fare il punto della situazione del suo governo miracoloso (perché è in assoluto il primo governo di “destra-centro” nella storia della nostra “Repubblica”), è impossibile senza parlare subito del terribile inciampo preso proprio dalla premier, in persona, invece che, come al solito, da qualcuno del suo solito codazzo di collaboratori – galvanizzati anche loro da questa esaltante e gloriosa esperienza di essere, per la prima volta, non solo parte del potere più alto (il Parlamento) al comando della nostra democrazia, ma proprio nella “Sala dei Bottoni” esecutivi, quelli cioè che hanno il potere di trasformare le parole in fatti, i progetti in consistenze. Ma è, dicevo, dal terribile “inciampo” che devo per forza cominciare visto che non può essere, dai media nazionali e internazionali, essere ignorato da nessuno.

Un capo di governo che si fa turlupinare a quel modo da due comici non è solo una incredibile mancanza di riguardo nei confronti del nostro “potere esecutivo” (come tentò di fare Salvini al tempo del governo “gialloverde”, restando con un pugno di mosche in mano) ma proprio un siluro (caricato a salve) che esplode proprio in faccia al nostro ‘Ceo’ e proprio mentre due guerre cruentissime insanguinano territori vicinissimi al nostro.

Né Putin né i terroristi di Hamas sembrano molto “portati” verso i giochi di società o i quiz televisivi, non sembra perciò, quella breve “intervista” alla Meloni, un semplice “scherzetto” svelato nella serata di Halloween. Il rischio quindi che in quella “affabile” chiacchierata telefonica possa essere uscita qualche informazione importante, sia pure involontariamente, c’è, ed è comunque gravissimo. Ma certamente molto meglio di me lo spiega, con dovizia di dettagli, il direttore Travaglio nel suo editoriale del 2 novembre: “Talòtruffa ’23”.

Il guaio grosso però è che, sebbene meno “plateali” di questo, di “passi falsi” è pieno il cammino della nostra premier. La prima cosa che mi viene in mente è il suo “viaggiare”. Ogni giorno è in un paese diverso, ma glielo ha detto qualcuno che l’Italia ha un efficientissimo Ministero degli Esteri? Guidato attualmente da un ministro che, per quanto “viziato” da una provenienza partitica non certo esaltante, è pur sempre un elemento di grande esperienza e diplomazia. Cosa le fa pensare che i capi di Stato, o di governo, più alti di lei (in esperienza), preferiscano parlare con lei invece che con Tajani?

Non sono tanto sicuro che avere una premier “stakanovista” sia molto utile alla causa del nostro paese. Anche dopo tutto quel correre qua e là a stringere mani ad ogni latitudine del globo terracqueo non sembra sia riuscita a portare a casa qualche risultato rilevante. Eppure i notiziari tv, specialmente quelli della Rai, occupata per intero non tanto “pacificamente” dai suoi fedelissimi, non sembra che possano dare risultati confortanti ad un popolo che risulta ogni giorno sempre più stressato da guerre, inflazione e sfacelo nei sistemi sanitari e pensionistici.

I nostri migliori economisti non faticano certo a trovare critiche, piuttosto che lodi, alle riforme del suo governo. E’ comprensibile che in un sistema cresciuto nell’evasione fiscale sia difficile ora rimettere le cose a posto, ma questo è quello che devono fare i capi di governo, non i “commessi viaggiatori”. Nessuno dall’estero ci aiuterà mai a risolvere una evasione fiscale che da noi, con questa cura, finirà per crescere invece che diminuire.

Il suo capolavoro arriva però in questi ultimi giorni con l’annuncio della sua decisione di puntare risolutamente verso un “premierato forte”, guidato da un/una premier, capace di far cessare tutti i raggiri della politica perditempo. E’ sua intenzione infatti di avviare da subito – così da concludere entro questa legislatura – tutte le fasi necessarie per raggiungere il traguardo della riforma costituzionale necessaria a conquistare la “Terza Repubblica”. Guidata da un premier eletto direttamente dal popolo (ovvero il suo sogno ad occhi aperti!).

Peccato però (per lei, ma per fortuna per noi) che c’è ancora chi ne capisce di più in fatto di bilanciamento nei poteri costituzionali e respinge da subito la sua proposta, come fa Michele Ainis nell’articolo “Un premierato indigeribile”, e Travaglio nel suo ancor più esplicito “La semidittatura”.

L’unico lato buono che si può trovare in questa proposta di riforma è che, per farla, ha finalmente dovuto tirar giù la maschera di “moderata”. È bastato un anno del suo “premierato” per vedere quanto è grande, immensa addirittura, la sua irrefrenabile ambizione. A modo suo può anche essere che abbia buoni propositi per risolvere tanti problemi che angustiano il nostro paese, ma possibile che non si accorga che sono gli stessi pensieri e le stesse ambizioni che aveva Mussolini all’inizio della sua carriera?

Anche se Ainis e Travaglio avessero dato un giudizio “possibilista” al suo progetto, se a guidarlo fosse lei o uno-una ambizioso come lei, io lo boccerei senza appello.

I nuovi Re di Roma

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