L’attivista iraniana Nasrin Sotoudeh era fuori dal carcere grazie a un permesso medico, ma quando le forze dell’ordine di Teheran l’hanno scovata al funerale di Armita Geravand, la ragazza morta sabato, un mese dopo essere stata aggredita da una guardia della metropolitana perché non indossava il velo, l’hanno picchiata e riportata in carcere. A raccontare l’ennesimo episodio di violenza da parte degli agenti iraniani nei confronti di chi fa sentire la propria voce a sostegno dei diritti delle donne è il marito di Sotoudeh, Reza Khandan, che sui suoi account social ha aggiunto di non avere avuto informazioni su sua moglie dopo l’arresto.

Nonostante l’ultimo caso che ha di nuovo provocato l’indignazione internazionale per le violenze perpetrate dal regime iraniano nei confronti di chi protesta in favore dei diritti umani, i manganelli della polizia non si fermano e tornano a colpire una delle attiviste più conosciute, oggetto anche di una campagna di Amnesty international che da anni ne chiede la liberazione. Il marito dell’avvocata-attivista racconta che la donna, condannata a 12 anni nel 2018 per “incitamento alla corruzione” dopo aver difeso in tribunale due donne apparse in pubblico senza il velo, è stata duramente picchiata e arrestata. E non solo lei: altri attivisti parlano di circa 15 manifestanti o parenti della 16enne uccisa dalla guardia in metropolitana finiti sotto i colpi degli agenti e portati via.

Ciò che ha fatto scattare l’intervento della polizia, da quanto si apprende, è che Sotoudeh e molte altre donne hanno partecipato alla sepoltura senza il velo. L’avvocata 60enne era già stata arrestata altre volte in passato sempre con accuse legate all’uso del velo, come “danni alla sicurezza mentale del pubblico per non avere indossato l’hijab”. Nella denuncia sui social media, il marito di Sotoudeh ha fatto sapere che sono state arrestate anche Manzar Zarrabi, che ha perso quattro membri della sua famiglia nell’abbattimento “per errore” dell’aereo ucraino da parte delle Guardie della Rivoluzione nel gennaio del 2022, e l’attivista Massoud Zeinalzadeh. Anche Sedigheh Vasmaghi, in passato parte del Consiglio cittadino delle insegnanti di Teheran, è stata picchiata come Sotoudeh dalle guardie di sicurezza e poi soccorsa dalla folla.

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