di Marco Pozzi

Nel 2023 cade il decennale del World Ballet Day, nato da un’idea di Royal Opera House e l’Australian Ballet: come ogni anno, il 1° novembre verrà organizzato uno streaming di 24 ore con balletti, lezioni, prove, anteprime dalle più importanti compagnie del mondo. Insieme a queste, parteciperanno molte compagnie che ogni giorno operano sui nostri territori, anche a contatto con carrozzine e disabilità.

Le carrozzine sono manufatti tecnici che si sono evoluti nel coso della storia e che, specialmente negli ultimi decenni, hanno scoperto forme nuove, oltre la semplice protesi per il movimento, spesso simbolo d’inferiorità ed esclusione (il film Gattaca, regia Andrew Niccol, del 1997, ne dà una rappresentazione futuristica estrema). L’oggetto carrozzina oggi cambia la sua ossatura classica: può perdere una delle due ruote piccole anteriori, salvaguardandone una soltanto, piccolo coccige che partecipa a un’aerodinamica insolita e curata; oppure, approfittando dei colori diversi, oltre che alla grazia della linea, la carrozzina diventa elemento di moda, al punto da prender parte a sfilate in passerella, unendo insieme estetica e funzionalità, con le top model di quella che a volte si definisce “Inclusive Fashion”.

Anche nello sport la carrozzina assume nuovi ruoli e nuovi significati. Nella scherma è bloccata in pedana, coi due atleti che si fronteggiano come abbiamo imparato a conoscere soprattutto dal suo volto di punta, Bebe Vio. Nelle gare sportive le carrozzine hanno ruote più o meno inclinate; l’angolo che formano rispetto al suolo viene definito “campanatura” e, maggiore è l’angolo, maggiore è la facilità con cui si riesce a far ruotare la carrozzina; avere inoltre una base ampia aumenta la stabilità laterale. Nella danza l’angolo è fra i 6 e i 10 gradi, intorno ai 10 nelle gare di balli latino-americani; nel basket, nel tennis o nel badminton oscilla fra i 15 e i 25 gradi, secondo la bravura dell’atleta, mentre nel rugby viene aggiunto un rinforzo anteriore per gli urti (le ruote, ad estrazione rapida, misurano fra i 24” e i 28”).

La danza inclusiva è particolarmente affascinante: si muovono insieme ballerini seduti e ballerini in piedi e la carrozzina diventa un elemento stesso della coreografia, al pari di clavette o cerchi, e grazie ad esso aumentano possibili combinazioni coreografiche e varietà espressive. A coppia o in gruppo, come in un balletto d’opera, i ballerini interagiscono fondendosi in una nuova creatura visiva, nella quale corpi e telati, braccia e ruote, in un tutt’uno, formano un’imprevedibile e meravigliosa simbiosi.

Una delle esperienze in questa disciplina è la compagnia di danza integrata RE-ACTION, nata dall’associazione “Ballo Anch’io”, a Torino, dove Elena Bollati insegna e coreografa danza contemporanea inclusiva e integrata, in cui occhi e orecchie dello spettatore possono lasciarsi andare di fronte a un flusso di corpi, in armonia sul palco, senza percepire più definizioni né barriere fra loro.

A maggio 2023 è uscito un bel libretto, una sessantina di pagine, scritto da Claudia Maltese e Gresa Fazliu: Decostruzione antiabilista. Percorsi di autoeducazione personale e collettiva. Le autrici ragionano sul fatto che l’esistenza di una persona non si riduca alla disabilità, ma, come per tutti, includa un’ampia gamma di esperienze e sentimenti; c’è vita oltre la cartella clinica, oltre la spaccatura netta fra un corpo “funzionante” e un corpo “guasto”. E il libro nota come i social abbiano permesso di raccontarlo, in uno spazio virtuale dove le persone con disabilità hanno potuto esprimersi senza barriere architettoniche né sociali.

Anche il World Ballet Day fa parte di questi canali per esprimersi, per danzare e sentirsi di non farlo da soli, ma in una corrente unica che unisce tutti i ballerini del pianeta, dai grandi nelle compagnie più rinomate a quelli che amano ballare per comunicare se stessi, semplicemente, senza sentirsi eroi né con l’ansia di ottenere l’eccellenza per riceverne un complimento, d’esserci-riusciti-nonostante. Il World Ballet Day dura soltanto ventiquattr’ore, ma aiuta comunque a sognare di poterlo fare per sempre.

Ps: Un minuto e mezzo di cartone animato possono comunicare qualche sentimento della danza inclusiva:

Articolo Successivo

Al via il Tavolo per i caregiver familiari. Associazioni: “Si dia voce anche a chi ne ha esperienza diretta”

next