A settembre l’Europa dell’auto cresce, ma più lentamente. Il mese scorso, per la quattordicesima volta consecutiva, le immatricolazioni di vetture nuove hanno fatto registrare un segno positivo: +11,1% e 1.166.728 unità considerando l’UE più il Regno Unito e i mercati Efta (+9,2% e 861.062 unità limitandosi alla sola Unione Europea). Bene Italia e Francia, rispettivamente del 22,7 e 10,7 per cento, stabile la Germania (-0,1%), motivo per il quale la crescita complessiva è stata meno imponente: il mercato tedesco, così come altri pur se meno importanti come volumi, è stato infatti frenato dal venir meno degli incentivi sulle auto elettriche.

Questo risultato, comunque, porta il consolidato dei primi nove mesi dell’anno a un +17%, in virtù dei progressi registrati sulle principali piazze continentali: Italia (+20,5%), Spagna (+18,5%), Francia (+15,9%) e Germania (+14,5%).

Seppur il business dell’auto europea sia dunque in trend positivo, è importante ricordare che rispetto ai livelli pre-pandemia di quattro anni fa manca ancora all’appello un’auto su cinque: rispetto al cumulato gennaio-settembre 2019, infatti, la perdita è del 21,3%. In più, come fa notare il Centro Studi Promotor in una nota, “il recupero in atto appare dovuto soprattutto al consistente portafoglio ordini accumulato nel periodo in cui la produzione di auto è stata fortemente ostacolata dalla carenza di microchip e di altri componenti essenziali mentre da più parti si segnala che la raccolta di nuovi ordini è al momento insoddisfacente per consentire un ritorno in tempi brevi ai livelli ante-pandemia”.

Ma la crescita, sempre secondo l’analisi del CSP, potrebbe essere rallentata anche da altri fattori: “In primo luogo, i tempi di evasione degli ordini sono ancora particolarmente lunghi soprattutto per i modelli più accessibili al grande pubblico e in secondo luogo la transizione energetica in atto induce molti automobilisti ancora incerti sul tipo di alimentazione da scegliere a rinviare gli acquisti. A tutto ciò si aggiunge il forte deterrente costituito dagli aumenti dei prezzi delle auto ed in particolare, per quello che riguarda la transizione energetica, dal livello dei prezzi delle auto elettriche che senza incentivi non sono ancora alla portata del grande pubblico e ciò in particolare nei paesi con il reddito pro capite più basso”.

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