Il riscaldamento globale e il cambiamento climatico sono sempre di più sotto gli occhi di tutti: dopo le temperature record di settembre, anche ottobre 2023 è destinato a passare agli annali delle temperature sopra la media storica stagionale. Una condizione che richiederebbe interventi urgenti e una decisa accelerazione sulla transizione energetica.

Evidente, ma si continuano a battere altre strade, con una visione del futuro miope, anzi cieca perché nel fossile non c’è futuro: solo la cecità di chi persegue interessi speculativi di breve periodo costringe il nostro paese a restare dipendente dalle fonti fossili, ritardando colpevolmente il passaggio alle rinnovabili.

Noi Verdi-Europa Verde però non ci stiamo. E sabato 21 ottobre, a Ravenna, lo diremo con forza con la chiamata pubblica per le rinnovabili rivolta a cittadine e cittadini, giovani e diversamente giovani. Dobbiamo prendere in mano il nostro comune destino sul Pianeta Terra, l’unica che abbiamo!

La scelta di Ravenna non è casuale: non è solo la splendida città dei mosaici che tutti conosciamo e amiamo, ma anche il vero quartier generale di Eni e associate, che continuano a remare contro la transizione, abbarbicate al mercato del gas. Venti anni fa l’assessore provinciale dei Verdi, Cesarino Romani, propose la realizzazione di un parco eolico offshore a Rimini. Di recente è stato presentato un progetto di eolico-solare offshore anche a Ravenna. Ad oggi, però, niente è stato realizzato. Mentre in soli 180 giorni è stato approvato il rigassificatore di Ravenna: un tempo record, nemmeno un chiosco di piadine viene autorizzato in sei mesi.

Ma non è solo questione di velocità di approvazione: si tratta di un’opera inutile che sarebbe dovuta servire a superare la crisi energetica causata dalle sanzioni alla Russia, ma che sarà pronta – se tutto andrà a segno – nel settembre 2024, a crisi di approvvigionamenti già oggi ampiamente superata.

Parliamo poi di un’infrastruttura dannosa per i costi che comporta anche in termini di finanziamento pubblico e per gli impatti ambientali, sia a causa del fracking usato estrarre il gas made in Usa, sia per il processo di trasporto e rigassificazione, dispendiosi anche dal punto di vista energetico. L’acqua usata per il processo di rigassificazione verrà restituita al mare con una temperatura di sette gradi superiore dal momento del prelievo. Come l’accoglieranno i pesci? Cosa succederà all’ecosistema marino?

Anche la richiesta di nuove estrazioni in Adriatico non ha fondamento, dato che il gas l’Italia lo esporta, a riprova che non c’è carenza di stoccaggio. Altreconomia ha analizzato i dati del Ministero dello Sviluppo Economico sull’export di gas: da gennaio a maggio 2022 le esportazioni di gas dall’Italia sono aumentate del 578% rispetto al 2021, più 278% rispetto alla media degli ultimi dieci anni.

Il punto è che l’obiettivo del governo Meloni e dell’Eni è fare dell’Italia l’hub del gas per l’Europa. Per di più rifornendosi da stati dittatoriali che non rispettano i diritti umani e finanziano terroristi, come Azerbaijan, Egitto, Qatar. Anche il progetto CCS di cattura e stoccaggio della CO2 a Ravenna è un fallimento annunciato, considerati i risultati negativi dei pochi impianti esistenti e le indicazioni degli organismi mondiali sull’energia, come IEA.

Di fronte a questo scenario noi Verdi non ci fossilizziamo: sì alle rinnovabili! Vi invitiamo a raccogliere la nostra chiamata pubblica! Vi aspettiamo sabato 21 ottobre alle 15.30 a Ravenna, in Piazza del Popolo. Con noi ci sarà un dinosauro, simbolo della lungimiranza di Eni. Dal cane al dinosauro a sei zampe!

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