L’ufficio parlamentare di bilancio vede luci ed ombre nella riforma del Patto di stabilità e crescita a cui sta lavorando l’Unione europea. L’Upb individua un rischio in particolare ossia che le nuove regole conducano nell’immediato ad “indicazioni di policy eccessivamente restrittive per l’Area dell’Euro e per la Ue, sebbene in misura minore rispetto al Patto di stabilità e crescita”. Seppur attenuate resterebbero insomma la magagne che affliggevano il vecchio patto, poco capace di adattarsi a congiunture economiche diverse e alle specificità dei singoli stati membri, e per queste ragioni definito “stupido” dall’ex presidente della Commissione Ue Romano Prodi. Secondo l’economista e presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio Lilia Cavallari è “un importante aspetto che non viene affrontato nelle proposte legislative della Commissione europea: la considerazione dell’orientamento di bilancio appropriato per l’Area dell’Euro nel suo complesso. Aggiustamenti generalizzati potrebbero imprimere un orientamento eccessivamente restrittivo per l’area comune”.

Cavallari sottolinea che “Ciò è conseguenza del fatto che le richieste di aggiustamento di bilancio saranno rivolte a tutti i paesi della Ue che, al momento dell’entrata in vigore della nuova regolamentazione, presentino un rapporto del debito al Pil al di sopra alla soglia del 60% (praticamente tutte le grandi economie della moneta unica seppur con significative differenze, dal 140% italiano, al 65% tedesco. Ndr) un disavanzo delle amministrazioni pubbliche superiore al 3% del Pil”.

“Per realizzare una governance economica più efficace nell’area dell’euro, suggerisce quindi la memoria dell’Upb, rimane prioritario compiere progressi verso la costituzione di una capacità di bilancio. È auspicabile quindi che, una volta approvato il nuovo quadro di regole di governance della Ue, si compiano passi in avanti anche nella definizione di una capacità di bilancio comune nell’area dell’euro”.

“Per il triennio 2024-26, l’evoluzione programmatica del disavanzo in rapporto al Pil (il deficit che deve riemtrare sotto al 3%, ndr) stabilita nella Nadef, se effettivamente conseguita, sarebbe compatibile con le indicazioni della proposta di riforma del sistema di governance economica della Ue nel caso di un aggiustamento di bilancio in sette anni, mentre richiederebbe uno sforzo di bilancio maggiore per essere in linea con un piano di aggiustamento in quattro anni nello scenario sfavorevole”, si legge nella memoria. Per i tre anni dal 2024-2026 la Nadef indica dei defict al 4,3, 3,6 e 2,9%.

“Sia nello scenario di base sia in quello sfavorevole, l’aggiustamento in quattro anni o in sette anni contribuisce a garantire che la dinamica del rapporto tra debito e Pil si mantenga comunque su una traiettoria discendente o stabile anche a seguito degli shock sui tassi di mercato, sulla crescita del Pil e sul saldo primario strutturale (al netto del pagamento degli interessi sui titoli di Stato che ammontano a circa 90 miliardi di euro l’anno, ndr)”, indica Cavallari. “Le proposte della Commissione europea favoriscono il passaggio a una programmazione di bilancio effettivamente pluriennale” e questo “è particolarmente importante per paesi come l’Italia dove, nonostante notevoli progressi dal punto di vista normativo, la politica di bilancio è condotta in un’ottica di fatto annuale come illustrato dalla pressoché sistematica revisione dei saldi primari di bilancio nei documenti di programmazione”, chiosa l’economista che conclude “Un orizzonte di programmazione di medio termine favorisce la stabilità e prevedibilità degli obiettivi di bilancio e dell’intervento pubblico in generale, consentendo di pianificare e attuare interventi di ampio respiro”.

Articolo Precedente

Per la sanità la legge di bilancio è una presa per i fondelli: ma è tutto un déjà-vu

next
Articolo Successivo

Corrono i rendimenti dei titoli di Stato. Decennali Usa verso il 5%, massimo dal 2007. Btp al 4,98% (+ 10 punti)

next