Varie centinaia sono le vittime innocenti del bombardamento israeliano dell’ospedale “La famiglia araba” di Gaza. L’attacco è stato apertamente rivendicato dal portavoce di Netanyahu con un post fatto prontamente sparire, in cui si faceva riferimento alla circostanza che Hamas si sarebbe servito dell’ospedale come di una propria base, giustificazione ovviamente sprovvista di ogni validità alla luce del diritto internazionale vigente e soprattutto di quel suo settore denominato “diritto umanitario”.

Quest’ultimo, come e peggio che nel conflitto ucraino, viene fatto quotidianamente a pezzi da tutte le parti a questo feroce e crudele conflitto, insieme ai corpi di donne, bambini e altri civili innocenti.
Ma nessuna equidistanza è possibile. Intanto per l’evidente sproporzione tra i mezzi a disposizione delle parti combattenti. Ma poi, e soprattutto, perché la causa scatenante del conflitto, che dura da vari decenni e minaccia di travolgerci tutti in una deflagrazione globale, vanno ravvisate nell’occupazione militare illegittima da parte di Israele dei Territori palestinesi che dura ormai da oltre cinquantasei anni.

Come afferma giustamente Moni Ovadia, per questo bistrattato e insultato dai reggicoda del potere imperiale, la responsabilità ultima di questi ultimi massacri va imputata al governo di
Netanyahu, corrotto e criminale, che ha esasperato in modo consapevole e doloso la situazione per garantirsi la salvezza personale e politica di fronte alla crescente opposizione della società israeliana nei suoi confronti.

Non ho alcuna simpatia per Hamas, ma la sua presunta assimilazione all’Isis non ha alcuna base giuridica e costituisce l’ennesima operazione propagandistica del governo israeliano, prontamente seguito da quello statunitense e di conseguenza da quelli occidentali, primi fra tutti quelli europei e quello italiano fra di essi, servi e vassalli del primo, ormai privi di ogni capacità analitica propria e della stessa dignità di soggetti internazionali indipendenti.

Hamas infatti costituisce un’organizzazione che porta avanti la lotta armata contro l’occupazione, il che ovviamente non la esime dal rispetto del diritto internazionale umanitario. Tutti coloro che violano quest’ultimo, coi massacri dei civili o in altro modo, ne devono rispondere di fronte ai giudici penali, si tratti della Corte penale internazionale o dei tribunali nazionali chiamati a garantirne il rispetto in forza delle Convenzioni internazionali e del diritto consuetudinario che i rispettivi Stati devono rispettare ed applicare. Ciò vale per i comandanti di Hamas e delle altre formazioni politico-militari palestinesi come per i militari e politici israeliani.

Ma il tentativo di relegare tali formazioni, Hamas fra di esse, nella zona grigia e normativamente indefinita del “terrorismo” preclude ogni prospettiva di soluzione negoziata del conflitto e ne alimenta la continuazione e l’ulteriore disumanizzazione, facendo da pendant alla negazione della qualità di esseri umani ai Palestinesi in quanto tali.

Occorre aggiungere che Israele, reticente per comprensibili motivi tattici a imboccare la strada dei combattimenti di terra, persegue da vari giorni quella della distruzione totale di Gaza coi bombardamenti e che il bombardamento dell’ospedale è stato preceduto e sarà purtroppo prevedibilmente seguito da molti altri attacchi indiscriminati, un vero e proprio genocidio, senza che si sia per nulla levata la voce degli alleati occidentali.

La polveriera sta per esplodere e l’allargamento del conflitto incombe. Particolarmente nefasto appare il ruolo degli Stati Uniti che, dominati da una vera e propria cultura della morte che è il riflesso diretto del proprio irreversibile declino politico, economico, sociale, culturale ed umano (come dimostrano i frequenti massacri domestici nelle scuole, nei centri commerciali, nei posti di lavoro e altrove) la esportano in tutto il mondo insieme ai propri sempre più micidiali armamenti, utilizzati nelle stragi quotidiane dall’Ucraina alla Palestina.

È significativo e importante che contro tale politica apocalittica si sviluppi un’opposizione che prende di mira direttamente Biden, come dimostrato dalle recenti dichiarazioni della deputata democratica Rashida Tlaib, così come lo è il fatto che lo choc e lo sdegno per le uccisioni di civili non diminuisca lo slancio col quale la parte migliore della popolazione israeliana continua a contestare Netanyahu e i settori sociali e politici che lo appoggiano, a partire dai coloni, ladri di terre e beni palestinesi e assassini impuniti di Palestinesi.

E in Italia? Al di là dell’inqualificabile servilismo dei media, tra i quali spicca l’ex addetto stampa della presidente del Consiglio, il quale giustifica ogni crimine sostenendo che ”questa è la guerra”, l’opinione pubblica, come nel caso dell’Ucraina, è a favore della pace, del cessate il fuoco e della soluzione negoziata. A tale opinione diffusa occorre dare espressione politica, come faremo nella prossima manifestazione nazionale del 4 novembre.

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Aiuti umanitari a Gaza, le mosse di Biden: il veto all’Onu, il confronto con Netanyahu, i 100 milioni di dollari per “un milione di sfollati”

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