Tutti contro tutti. Il fallimento del progetto di costruire a Cortina la pista da bob per le Olimpiadi invernali 2026, annunciato da Giovanni Malagò al Comitato olimpico internazionale, ha scatenato una bagarre senza precedenti. Fondazione Milano-Cortina, responsabile di organizzare la manifestazione del grande circo bianco a cinque cerchi, lancia un siluro alla Società Infrastrutture Milano-Cortina (Simico), cui spetta la responsabilità della costruzione degli impianti e delle opere stradali. Il Coni, che dice di aver parlato a nome del governo, sconfessa quello che fino a qualche giorno Simico assicurava fosse ancora possibile, seppur dietro un nuovo finanziamento di qualche decina di milioni di euro in più. I signori dello sport invernale, invece, cadono dalle nuvole e accusano le autorità politiche di averli tenuti all’oscuro di una decisione che per la prima volta potrebbe portare una venue olimpica in un Paese diverso da quello organizzatore. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ne approfitta per dare quasi per fatta la soluzione alternativa di Saint Moritz. Infine, il governatore del Veneto Luca Zaia, grande sponsor della pista da 124 milioni di euro per il bob, lo skeleton e lo slittino, invita alla cautela, in attesa di comunicazioni ufficiali della cabina regia, e chiede come “compensazione” per il danno subito una nuova riassegnazione delle discipline olimpiche, altrimenti al Veneto rimarrebbe ben poco della ricca torta.

Zaia chiede altre discipline – Zaia è a Longarone per ricordare con il consiglio regionale del Veneto i 60 anni dal disastro del Vajont. Ma per lui le domande riguardano soltanto la pista da bob. “Ho letto delle agenzie, ma non sono nella stanza dei bottoni. Rispetto agli elementi che hanno portato a questa decisione, se sarà confermata, noi porremo una questione non irrilevante, ovvero chiediamo la redistribuzione delle venue olimpiche. Ciò significa che la distribuzione delle venue tra l’area dolomitica e la Lombardia, ovvero tra il Comune di Milano, l’area delle Alpi lombarde e la nostra area, deve essere sicuramente ridisegnata”. Una richiesta destinata a creare ulteriori polemiche. “Non è un tabù, visto e considerato che accade un po’ in tutte le Olimpiadi che fino all’ultimo istante la certezza di dove si svolgeranno le gare non c’è. Quindi noi chiediamo che, laddove il bob non ci fosse più, di ridisegnare la distribuzione delle gare”. In termini concreti: “Non possiamo pensare che le Olimpiadi di Cortina siano ‘Olimpiadi meno il bob’. Sono ‘Olimpiadi, meno il bob, più altre gare’. Vedo qualcuno che esulta a vedere che il bob non si farà più, vorrà dire che faranno un sacrificio e ci daranno qualche disciplina”.

“Servono 60 milioni in più” – Zaia ha aggiunto in merito alla gara andata deserta: “La gara non ha avuto esito positivo e c’è stata la negoziazione privata che ha portato a richieste di ulteriori 60 milioni di euro. Dopo di che mi fermo qui, perché non è cosa che seguiamo noi”. Il governatore ha cercato di negare che il Veneto volesse finanziare la pista da bob, un fatto che ha ripetuto decine di volte dal 2019 fino al dicembre 2021 quando il governo Draghi annunciò che avrebbe pagato tutto lo Stato. “Quello era il dossier iniziale, con lo stanziamento iniziale a supporto. Da quel momento in poi è sempre stato chiaro che la pista non è finanziata dal Veneto e vorrei che fosse chiaro che il Veneto non ha mai detto di finanziare quest’opera”. Comunicati stampa e dichiarazioni pubbliche lo smentiscono. All’obiezione secondo cui la politica non ha saputo prevedere questo fallimento, Zaia ha cercato di scaricare le colpe sul passato, salvando se stesso. “Il professionista delle previsioni è colui che ha portato le Olimpiadi in Veneto (ovvero Zaia, ndr), visto che se fosse stato per qualcun altro non si doveva neanche fare la candidatura. Ricordo che c’è una forza politica, i Cinquestelle, che allora governavano con il presidente Giuseppe Conte, che ci hanno detto che se volevamo le Olimpiadi dovevamo metterci le garanzie. Unico caso nella storia, tant’è vero che le Olimpiadi di Roma non si sono fatte”.

Malagò e il no del governo – Se Zaia dice di non avere ancora informazioni ufficiali dal governo, è stato proprio Giovanni Malagò ad aver dato la comunicazione dall’India affermando di aver ricevuto dall’esecutivo l’indicazione che le gare si faranno all’estero. Per due ragioni. La prima di natura economica: il costo è lievitato dai 42 milioni di euro indicati al momento della candidatura, ai 124 milioni di euro complessivi, suddivisi in tre lotti, cristallizzati all’inizio del 2023, con 82 milioni di euro per l’appalto principale, visto che la parte restante è costituita da Iva, costi di progettazione, disponibilità per fondi rischi. Un ulteriore aumento di almeno 50 milioni porterebbe la spesa complessiva a 170 milioni di euro, una sessantina in più dei 110 milioni del costo della pista utilizzata (e quasi subito abbandonata) per le Olimpiadi di Torino 2006.

Gli sportivi insorgono – Non è certo distensiva la reazione di Flavio Roda, presidente della Federazione italiana sport invernali. “Stamattina sono caduto dal letto con questa notizia. Nessuno di noi era a conoscenza di questa decisione che ci lascia sgomenti”. Significa che né il Coni né il ministro dello Sport Andrea Abodi avevano informato i vertici federali. “Nei mesi passati si è parlato tanto di questa pista a Cortina, però era un dato di fatto che nel dossier di presentazione era all’interno della proposta. Si sapeva fosse costosa, però tutti quanti avevamo la speranza di superare gli ostacoli e che si andasse avanti con la costruzione. Era l’unica soluzione che ci dava la possibilità di mantenere bob, skeleton e slittino ad un certo livello in Italia. Siamo stupiti che si sia arrivati a questo punto. Se queste discipline non si faranno in Italia, saranno affossate. Così non c’è nessuna prospettiva e idea di incentivare e far crescere il vivaio”. Roda contesta la decisione del governo: “Abbiamo provato in tutti i modi di far capire l’importanza di queste discipline e anche la giustificazione dei costi elevati non è sufficiente a spiegare una decisione di tale portata”.

Il sindaco ne approfitta – Giuseppe Sala, sindaco di Milano, era già entrato in conflitto con il ministro leghista Matteo Salvini, che voleva far svolgere le gare di pattinaggio veloce a Torino, anziché nel capoluogo lombardo. Appena ha letto le dichiarazioni di Malagò, le ha sposate in pieno: “Capisco che sia una decisione giusta trovare un’alternativa, perché obiettivamente non è opportuno spendere così tanti soldi per un’opera che non verrà utilizzata. Se fosse realizzata a Saint Moritz a noi andrebbe molto bene come sistema perché farebbe risparmiare e credo che, tenendo aperta la Forcola, si possa avere un villaggio olimpico a Livigno unico. Questo vuol dire avere molto risparmio”.

La resa dei conti – Tra Cortina e Venezia circola un’indiscrezione secondo cui Società Infrastrutture, ammesso che arrivasse in extremis un finanziamento del governo di una quarantina di milioni, sarebbe ancora pronta a rilanciare l’offerta alle imprese già invitate, a costo di rifare il bando. Proposta spericolata, per evitare che si arrivi ad una resa dei conti tra i diversi poteri in gioco: la cabina di regia con i ministri, Fondazione Milano-Cortina con Malgò e l’ad Andrea Varnier, Società Infrastrutture con il commissario straordinario Luigi Valerio Sant’Andrea e la Regione Veneto con Luca Zaia, ormai orfana del bob.

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