Una gara senza storia. Ma pure se ormai non conta nulla è triste se di fronte al San Paolo pieno la Svezia domina in lungo e in largo e la stella che brilla non è quella di Paolo Rossi eroe Mundial, né di Bruno Giordano futuro beniamino locale, ma quella di Glenn Peter Stromberg. Non che perdere cambiasse granché quarant’anni fa, con la qualificazione agli Europei 1984 ormai sfumata, ma perdere 3 a 0 in casa contro la Svezia e peraltro in uno stadio caldo come quello di Napoli fa male comunque.

Poco più di un anno prima la nazionale trionfava a Madrid: Campioni del Mondo per la terza volta e accolti in trionfo al rientro nel Paese. Con la Terza Coppa in bacheca si guarda alle nuove sfide con ottimismo: i Campioni del Mondo ambiscono legittimamente anche alla palma di Campioni d’Europa da conquistare in Francia, prospettiva ancor più stuzzicante.
Tuttavia le prime sensazioni al ritorno in campo sono già negative: in amichevole a Roma l’Italia perde contro la Svizzera per 1 a 0, con Elsener che beffa Scirea e Bordon.

Un caso? No, perché il blocco dei Campioni del Mondo si ferma anche contro la Cecoslovacchia nella prima gara delle qualificazioni agli Europei, pareggiando due a due a San Siro, poi a Firenze non riesce ad andare oltre lo 0 a 0 contro la Romania e addirittura nel terzo match di qualificazione pareggia a stento contro Cipro. Fatale è il ritorno in Romania, con l’Italia che perde a Bucarest grazie al gol di Boloni, lasciando di fatto la qualificazione all’Europeo alla squadra guidata da un giovanissimo Mircea Lucescu.

In un contesto surreale, con l’Italia che non vince una partita dalla finale mondiale di Madrid contro la Germania, c’è tempo per rimediare un’altra sconfitta: a Goteborg l’Italia viene strapazzata dalla Svezia, che vince due a zero grazie ai gol di Sandberg e di Stromberg. In pratica un anno intero senza vittorie per la nazionale azzurra. Non un record, era accaduto che l’Italia vincesse una gara a dicembre 1957 contro il Portogallo e poi la successiva a gennaio 1960 contro la Svizzera, e un anno era passato anche tra la vittoria contro Haiti all’esordio ai Mondiali del 1974 e quella contro la Finlandia per le qualificazioni agli Europei del 1976, ma certo, dai Campioni del Mondo ci si sarebbe aspettati qualcosa in più.

E allora Bearzot prova a guardare oltre i Campioni del Mondo, aprendo la nazionale a calciatori come Salvatore Bagni, Vierchowod (che sì, in Spagna c’era andato ma senza mai scendere in campo, e mai era sceso in campo nelle qualificazioni agli Europei fino ad allora), Franco Baresi (come per Vierchowod), Carletto Ancelotti, Bruno Giordano.

Primo test in amichevole contro la Grecia: arrivano i frutti sperati, vittoria per tre a zero a Bari con gol di Giordano, Cabrini e Paolo Rossi. Ma già nella gara successiva contro la Svezia arriva una nuova batosta: 3 a 0, Stromberg ne fa due, uno lo mette a segno Sunesson e Bearzot tuona dagli spogliatoi del San Paolo contro chi “non vince i contrasti”, avvisandolo che “sarà lasciato a casa”.
In realtà la strada del rinnovamento si rivelerà lunga e difficile: il girone di qualificazione si chiuderà con una nuova sconfitta contro la Cecoslovacchia e poi l’unica vittoria, in casa contro Cipro. Anche la preparazione al Mondiale 1986, con una lunga serie di amichevoli vista la qualificazione di diritto come campioni in carica, mostrerà una nazionale balbettante, con gli esiti noti per il Mondiale in Messico che chiuderanno l’era del Vecio.

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