“È la fine di un incubo. Quello che era inquietante è che mi guardavo allo specchio e dicevo: che cosa sono io? Ho ritrovato tutto ad un tratto un’identità”. È il commento a caldo dell’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano dopo la sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria che, pur condannandolo a un anno e mezzo di reclusione con pena sospesa, ha fatto cadere tutte le accuse per le quali, in primo grado, il Tribunale di Locri gli aveva inflitto 13 anni e 2 mesi di carcere.

“Anni di sofferenze. – ha aggiunto Lucano – Mi sembrava una storia interminabile però in un attimo tutto si è dissolto. Non ho mai perso quest’orgoglio di dire che avrei rifatto tutto. Ero convinto. Ma cosa ho fatto in tutti questi anni? Non ho mai avuto rancori verso nessuno. Ho dimostrato che non mi sono sbagliato. Anche volendo, da 13 anni e 2 mesi siamo passati a un anno e 6 mesi vuol dire che c’è qualcosa che non torna. Io dicevo a tutti: ‘Attenzione state condannando un innocente’. La realtà mi assolveva. Qua si capovolgeva tutto. Anche il senso della generosità che diventa reato. Ho potuto sbagliare come prassi amministrativa. Ma bisogna verificarlo questo”.

Mimmo Lucano, infine, ha dedicato la giornata di ieri a un suo grande amico, Enrico Fierro il giornalista che per tanti anni ha lavorato al Fatto Quotidiano e che è stato sempre al fianco dell’ex sindaco di Riace. Fino all’ultimo quando, nel novembre 2021 è scomparso improvvisamente: “Lo portiamo con noi – dice Mimmo Lucano – per la sua missione di giornalista e per l’amore della verità”.

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