Il popolo degli Eldiani vive segregato all’interno di un enclave circondata da altissime mura. Oltre la cinta, i giganti oppressori. Dopo anni di discriminazioni e soprusi gli Eldiani decidono di ribellarsi e si arriva a uno scontro armato, considerato da molti l’unica via possibile per la liberazione del popolo. È il conflitto israelopalestinese spiegato con la trama del celebre manga Attack on Titan (Aot) nell’ultimo trend virale su Tik Tok. Da quando i jihadisti di Hamas hanno attaccato Israele lo scorso 7 ottobre innescando l’escalation in Medio oriente, il social preferito dalla Gen Z è stato inondato da video e meme che provano a raccontare il conflitto in corso e le sue origini. Da qui il parallelismo tra la causa palestinese e i 75 anni di tensioni con Israele riviste nella complicata trama di Aot, così come il muro che isola gli Eldiani ricorda quello lungo il confine della Striscia di Gaza costruito dal Tel Aviv per isolare il territorio controllato da Hamas. Il paragone prosegue anche nella sottotrama del manga, con i giovani Eldiani che vengono additati come “terroristi” e pesantemente discriminati per le colpe dei loro avi, un atteggiamento che nella serie alimenta lo spirito di “ribellione e resistenza” dei protagonisti.

Quello che può sembrare un richiamo per un pubblico di nicchia, rientra invece nell’uso che gli utenti stanno facendo di Tik Tok e di altre piattaforme social, sulle quali milioni di persone commentano e ricondividono istantanee sul conflitto in corso, cercando in alcuni casi anche di capirne le origini attraverso paragoni virtuali, slegati dai fatti strettamente storici. Su Instagram a Telegram – e qui diversi account hanno postato le testimonianze dell’attacco delle milizie islamiche al rave party dove sono stati uccisi 260 civili – chiunque può condividere i video degli orrori della guerra, ma tante immagini e poco contesto rischiano spesso di causare disinformazione o di offrire un quadro oltremodo parziale. Tra i video più popolari, quelli degli account di influencer ed esperti di comunicazione presenti in Israele al momento dell’attacco del 7 ottobre, come quello di Leila Warah, che su Instagram racconta ai suoi 40mila followers la quotidianità della Cisgiordania, territorio governato dall’Autorità nazionale palestinese (Anp), e delle tensioni che stanno interessando anche i cittadini palestinesi lontani dalla Striscia.

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Mentre i media internazionali sono impegnati nella costante verifica delle notizie che arrivano da Gaza e Israele, quello che passa dai social diventa virale nel giro di pochi secondi. Con il rischio di cadere in una semplificazione dei fatti che trascende da un contesto più ampio e complesso o addirittura fake.Lo sa bene il proprietario di X, Elon Musk, che mercoledì 11 ottobre ha ricevuto un ammonimento da parte dell’Unione europea per la diffusione di informazioni false sulla piattaforma social che ha di recente comprato. La critica riguarda “immagini vecchie riutilizzate” e spacciate come parte del conflitto corrente condivise in questi giorni sul social. Musk rischia una multa pari a al 6% degli introiti della piattaforma e un’interruzione forzata dei servizi. Il creatore di Tesla dovrà rispondere in modo “pronto, preciso e completo” delle accuse” e fornire “misure di mitigazione proporzionate ed efficaci per combattere i rischi alla sicurezza e al discorso pubblico che nascono dalla disinformazione”. Secondo il nuovo regolamento sulle piattaforme digitali operative nell’Ue, il Digital Service Act, i provider dei social hanno infatti l’obbligo di moderazione dei contenuti secondo linee guida che riducono la diffusione di violenza e disinformazione. Musk ha risposto con un tweet chiedendo all’Ue di “indicare ed elencare quali sarebbero le violazioni“. Lo stesso miliardario è finito al centro delle polemiche a seguito dello scoppio del conflitto in Israele per avere invitato i suoi followers a seguire account in passato criticati come antisemiti come @WarMonitors e allo stesso tempo per aver dato adito a teorie del complotto in chiave anti-islamica.

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