Come sanno i venticinque lettori manzoniani che mi seguono fedelmente su queste colonne, da tempo ho scelto di deporre la facile arte della stroncatura per dedicarmi a un esercizio meno spettacolare ma forse più utile: la ricerca e l’incoraggiamento di nuovi talenti. Ecco, quindi, tre libri di tre autrici, due delle quali al loro esordio, che, per motivi diversi, ritengo interessanti: tre riflessioni, diverse, sul tema del Male.

Il primo, in realtà, è di un’autrice già affermata: Chiedi se vive o se muore di Gaia Giovagnoli, pubblicato dalla sempre interessante Nottetempo, è un romanzo crudamente realistico e al contempo immerso in una dimensione magica. Giovagnoli, poco più che trentenne, autrice in precedenza dei libri di poesia Teratophobia (‘Round Midnight) e Babajaga (per Industria & Letteratura) e del romanzo Cos’hai nel sangue (sempre per Nottetempo) inscena un complesso rapporto di abusi e sensi di colpa, riletto all’ambigua luce oracolare del consulto tarologico. Una ragazza, significativamente chiamata India, viene follemente segregata in uno stanzino dal suo “grande amore” e nella forzata condizione di solitudine ha come unico interlocutore il responso degli Arcani; una volta liberata dalla prigionia, e ricostruitasi faticosamente una nuova vita sentimentale, verrà a sapere che il suo carceriere è in coma, dopo esser caduto proprio dall’appartamento al secondo piano in cui era stata sequestrata: saranno sempre i Tarocchi, nella loro spietata luce rivelativa, a condurla verso una definitiva emancipazione emotiva.

L’aspetto, forse, più interessante del libro è l’intreccio tra il piano quotidiano, terreno, mondano (benché stravolto dalla violenza della vicenda) e quello archetipico, immaginale in cui agisce il dono insidioso della veggenza.

Dei tre libri che intendo segnalare, il più classico, e per questo forse il più immediatamente godibile, è La coscienza del male di Claudia Proietti (Golem Edizioni), in cui il protagonista è il commissario romano Adriano Zenotti, detto Zeno, un impeccabile tutore dell’ordine… che ama uccidere. Il titolo è praticamente un verso di Baudelaire, il nome del protagonista è un chiaro omaggio a Svevo, l’incipit evoca atmosfere psicologiche dostoevskijane: “Mi chiamo Zeno. E sono un assassino. Se dovessi dirlo ad alta voce, nessuno noterebbe variazioni di tono nelle mie parole. Non manifesterei enfasi né disagio, nessuna soddisfazione, neanche pentimento. Non c’è un modo preciso in cui ci si diventa, non c’è un iter che conduce una persona comune a uccidere, perlomeno a me non è successo nulla del genere. Uso il termine “comune” per quanto togliere una vita sia un atto straordinario. C’è qualcosa di divino nel decidere il momento della dipartita altrui…”.

Riporto queste prime righe per rendere la confidenza stilistica dell’autrice: non è certo la prima volta che si affronta un dualismo interiore simile, ma Proietti, con la stessa onestà con cui espone chiaramente i suoi riferimenti, dispone le sue carte sul tavolo da gioco con disinvoltura. Non teme confronti con i grandi precedenti, ma reinterpreta con personalità il tema perenne del conflitto morale: il risultato è un giallo incisivo, scritto con uno stile secco, ficcante, che va dritto al punto. Speriamo che questo esordio sia l’inizio di una lunga serie di indagini criminose e criminali. Consigliato agli amanti del genere.

In ultimo, segnalo il libro Destini incrociati di Claudia Aronica (Pathos Edizioni): un romanzo incentrato, apparentemente, sui temi sempiterni dell’amore e della guerra, sull’esilio e sulla distanza, sullo sconvolgimento che le tragedie collettive impongono sulle vicende individuali; a ben leggere, però, il tema centrale del romanzo è la memoria, la trasfigurazione nel ricordo e l’intreccio, verrebbe da dire karmico, di vite diverse eppure avvinte da dinamiche affini e ricorrenti. La narrazione parte convenzionale, tratteggiando soavemente l’incanto di un innamoramento, per poi sconvolgere l’atmosfera fatata nell’incontro con la violenza della Storia. Proprio sulla dialettica tra Storia e storie di tutti i giorni si gioca l’esordio promettente di una giovane autrice, che mescola e sovrappone conflitti antichi e contemporanei, mostrando la nuda verità della sofferenza e dell’amore, poli ineludibili in cui oscilla il pendolo dell’esperienza umana. Buona lettura.

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