Attualità

Tumore al seno, Carolina Marconi: “Forse hanno influito le protesi”. Il chirurgo De Vita: “Sciocchezze”. Ecco il parere del primario di Oncologia del Galliera De Censi

“Alcune protesi mammarie in passato, è vero, sono state associate a una forma di linfoma raro a prognosi favorevole. Non si tratta però del carcinoma mammario, il tumore della mammella più diffuso”, specifica il primario di Oncologia all’ospedale Galliera di Genova. E racconta, dati alla mano: “Il mondo scientifico ha determinato che anche nel caso del linfoma, l’associazione fra insorgenza del tumore e protesi mammaria è troppo debole per determinare un rischio certo"

di Simona Griggio

“Prima di ammalarmi avevo delle protesi al seno e forse hanno influito anche quelle, cercherò di capire meglio”. È stata questa frase di Carolina Marconi, ex concorrente del Grande Fratello Vip ora in cura per un cancro al seno, a scatenare la reazione di Roy De Vita. Il primario di Chirurgia plastica dell’Istituto nazionale dei tumori Regina Elena di Roma su Instagram ha risposto così in un video: “Le auguro una guarigione totale e duratura, però mi prometta di non dire più queste sciocchezze”. Quali? La soubrette ha ipotizzato una correlazione fra il tumore della mammella e il suo precedente ricorso a protesi mammarie. Operata di cancro al seno e poi sottoposta a chemioterapia, Carolina ha affrontato anni durissimi in cui ha percorso con coraggio gli effetti devastanti dell’operazione e delle cure.

Adesso che si sta riprendendo piano piano, fra continui controlli ed esami di follow up, comincia a pensare alla sua vita presente e futura con maggiore serenità. Ma si interroga anche sui motivi che potrebbero aver causato in lei lo sviluppo della malattia. Le protesi estetiche a cui era ricorsa per rendere bello e generoso il suo décolleté hanno influito? Su questo punto Roy De Vita usa parole chiare e precise, per fare un distinguo fra “cose che si dicono fra amici al bar senza alcuna evidenza scientifica e cose che si affermano pubblicamente”.

Nel suo video chiarificatore il medico mette in guardia contro i pericoli che possono generare parole come quelle della vip. “Carolina deve stare molto attenta a quello che dice. Le donne portatrici di protesi mammarie in Italia sono centinaia di migliaia e nel mondo sono addirittura milioni – spiega – fare un’affermazione come la sua può avere un effetto destabilizzante su queste donne”.

Chiediamo un parere ad Andrea De Censi, primario di Oncologia all’ospedale Galliera di Genova, ricercatore di fama internazionale e professore all’università Queen Mary di Londra. “Alcune protesi mammarie in passato, è vero, sono state associate a una forma di linfoma raro a prognosi favorevole. Non si tratta però del carcinoma mammario, il tumore della mammella più diffuso”, specifica. E racconta, dati alla mano: “Il mondo scientifico ha determinato che anche nel caso del linfoma, l’associazione fra insorgenza del tumore e protesi mammaria è troppo debole per determinare un rischio certo”.

Ecco come si sono espresse negli anni le autorità scientifiche e le istituzioni internazionali (dal sito del ministero della Salute). Sin dal 2011 è stato rivolto un invito a tutte le autorità competenti di vigilare per comprendere l’eventuale esistenza di una correlazione tra protesi mammarie e insorgenza del linfoma. Nel 2017 il primo parere dubitativo. La Scientific Committee on Health Environmental and Emerging Risks della Commissione europea dopo una valutazione approfondita dichiara che i limitati dati scientifici disponibili non consentono di effettuare una solida valutazione del rischio. Nel 2019 la task force europea si esprime di nuovo sulla questione concludendo che non ci sono correlazioni significative. Se il ministero della Salute francese ritira dal commercio alcune protesi (quelle ruvide) il Consiglio superiore di sanità nello stesso anno ritiene che non ci siano validi motivi per un ritiro dal mercato.

La questione arriva anche al Consiglio di Stato italiano. Che stabilisce che non sussistano le condizioni per ritirare i dispositivi in mancanza di evidenze scientifiche Arriviamo al 2021. La Scientific Committee on Health Environmental and Emerging Risks, nuovamente interrogata sulla sicurezza delle protesi mammarie in relazione all’insorgere della neoplasia dichiara l’assenza di elevati livelli di evidenza scientifica che sono necessarie ulteriori ricerche. Prosegue De Censi: “A fronte di oltre 35 milioni di donne con protesi mammarie nel mondo sull’insorgenza del raro linfoma l’incidenza è molto bassa, 3 casi su 100 mila all’anno”. E ribadisce: “Non si può escludere il traumatismo cronico per protesi ruvida con l’insorgenza del raro linfoma. Un tumore però a prognosi favorevole. In realtà il tumore più diffuso è il carcinoma mammario, che colpisce 1 donna su 10. Nessuna correlazione con il ricorso a protesi”.

Qual è il punto di vista di De Censi sul parere espresso dal collega De Vita? “Sono d’accordo con lui. Se non si possiedono competenze specifiche si rischia di interpretare male. Ciò che da oncologo posso dire alle donne è ‘fate prevenzione e uno stile di vita sano’. Fidatevi di chi scegliete come persona competente per gestire i vostri dubbi”. Carolina Marconi ha compreso bene questo aspetto. “Quando mi hanno trovato un tumore al seno non avevo fatto una prevenzione corretta: c’era il Covid, avrei potuto fare i controlli regolari con mascherina e tutte le precauzioni necessarie, ma ho avuto paura e ho ritardato la mammografia – racconta – l’ho fatta a due anni e mezzo dalla precedente e ho scoperto dopo che se l’avessi fatta solo un anno e mezzo prima mi sarei salvata da tumore, chemioterapia, asportazione di 13 linfonodi e mastectomia totale”.

Tumore al seno, Carolina Marconi: “Forse hanno influito le protesi”. Il chirurgo De Vita: “Sciocchezze”. Ecco il parere del primario di Oncologia del Galliera De Censi
Precedente
Precedente
Successivo
Successivo

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.