Un attacco violentissimo, inatteso. Dalle conseguenze incalcolabili, non solo in Medio Oriente. Al lancio di Hamas dei cinquemila razzi dalla Striscia contro Israele, che hanno provocato decine di morti e centinaia di feriti, è seguito l’appello di Turchia, Arabia saudita e Russia affinché cessino le ostilità, mentre gli unici espliciti messaggi di solidarietà al movimento islamista sono arrivati da Teheran e dagli Hezbollah libanesi filo-iraniani, che chiedono “al governo sionista nemico di imparare lezioni dai fatti che la resistenza palestinese ha imposto sul terreno“.

Ad avvertire della gravità dell’escalation è – anche – l’Onu: Tor Wennesland, coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, ha espresso profonda preoccupazione per i civili e ha parlato di “un precipizio pericoloso“, facendo “appello a tutti affinché si tirino indietro dal baratro”. “Condanno con veemenza l’assalto su più fronti di questa mattina”, ha aggiunto, che ha provocato “scene orribili di violenza e molte vittime e feriti israeliani. Sono attacchi atroci contro i civili e devono essere fermati immediatamente”. In serata il portavoce delle Nazioni Unite ha reso noto che il Consiglio di Sicurezza si riunirà domenica e che il segretario generale Antonio Guterres ha condannato gli attacchi di Hamas e ha sollecitato “tutti gli sforzi diplomatici per evitare una escalation”. Il segretario generale, ha aggiunto, “è profondamente preoccupato per la popolazione civile e sollecita la massima moderazione. I civili devono essere rispettati e protetti in ogni momento in conformità con il diritto umanitario internazionale”.

Da Washington invece il Pentagono assicura che Israele avrà tutto il necessario per difendersi e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiamato il primo ministro israeliano, come ha fatto sapere l’ufficio di Netanyahu, spiegando che nella telefonata Biden ha “sottolineato che gli Stati Uniti sono al fianco di Israele e sostengono pienamente il diritto di Israele a difendersi”.

Il fronte del cessate il fuoco – Da Ankara, il leader turco Recep Tayyip Erdogan si è appellato a entrambe le parti, israeliani e palestinesi, chiedendo di “astenersi da passi impulsivi che provocherebbero un’escalation delle tensioni”, e sollecitando le parti alla “moderazione” ha chiesto di evitare “qualsiasi tentativo” di colpire “lo status storico e religioso” della moschea di al-Aqsa, luogo simbolo della fede musulmana conteso con Israele e dal quale ha preso il nome l’operazione avviata da Hamas.

Riad, che spiega di seguire l’evolversi della situazione, ha “ripetutamente messo in guardia dalle conseguenze del deterioramento della situazione a causa dell’occupazione, nonché della privazione del popolo palestinese dei suoi diritti legittimi e delle provocazioni sistematiche contro i suoi luoghi santi” e ha ribadito il suo appello alla comunità internazionale ad “assumersi le proprie responsabilità e rilanciare un processo pacifico e credibile” per raggiungere la soluzione a due Stati.

Una soluzione sulla quale Tel Aviv cerca la sponda dei Paesi arabi, e alla quale è – almeno parzialmente – riconducibile l’avvicinamento all’Arabia saudita. Interviene per chiedere un cessate il fuoco anche la Russia per voce del rappresentante speciale del presidente russo per il Medio Oriente e i paesi africani e viceministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov. “Si tratta di una ricaduta di un conflitto che dura da 75 anni. Mosca è in contatto con tutte le parti, compresi i Paesi arabi. Chiediamo un cessate il fuoco immediato e la pace”, ha detto, commentando l’aggravarsi del conflitto israelo-palestinese e sottolineando che il processo di pace in Medioriente deve iniziare sulla base degli accordi esistenti riconosciuti a livello internazionale. “Le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non sono state attuate, il lavoro del Quartetto per il Medio Oriente è stato silurato, i negoziati non hanno avuto luogo, e questo è il risultato”, ha concluso.

L’orgoglio di Teheran e degli sciiti libanesi di Hezbollah – Ma chi invece esulta apertamente per l’offensiva di Hamas è il consigliere della Guida Suprema iraniana Ali Khamenei, che si dice “fiero dei combattenti palestinesi”. “Ci congratuliamo” con loro, ha detto Rahim Safavi. “Saremo al fianco dei combattenti palestinesi fino alla liberazione della Palestina e di Gerusalemme“, ha dichiarato, secondo quanto riporta l’agenzia semi-ufficiale iraniana Isna. Al fianco dell'”Operazione tempesta Al-Aqsa” si schiera anche Hezbollah, partito armato filo-iraniano che fa parte della coalizione di governo in Libano, dove alcune decine di persone hanno festeggiato in strada a Beirut l’attacco contro Israele. Analoga manifestazione di solidarietà è stata espressa nel sud del Libano, da una serie di pescherecci che sono salpati dal porto di Sidone, 40 chilometri a sud della capitale, sventolando bandiere palestinesi. Per il partito armato jihadista sciita gli attacchi partiti oggi dalla Striscia sono “una risposta decisiva ai crimini dell’occupazione e ai continui attacchi contro la sacralità e la dignità“. “Ciò dimostra, ancora una volta – si legge in una nota del partito – , che la volontà del popolo palestinese e le armi della resistenza sono l’unica opzione per affrontare il nemico e l’occupazione e costituiscono un messaggio al mondo arabo e musulmano, così come alla comunità internazionale, soprattutto a coloro che cercano di normalizzare le loro relazioni con il nemico, per dire che la causa palestinese non muore”.

Il riferimento alla normalizzazione con Israele è diretto, come ricordato, all’Arabia Saudita, che è in trattative mediate dagli Usa per intessere rapporti diplomatici con Israele. “Chiediamo al popolo della nostra nazione araba e musulmana in tutto il mondo – si legge nel comunicato di Hezbollah – di annunciare il proprio sostegno al popolo palestinese e ai movimenti di resistenza che affermano la loro unione sul campo, attraverso il sangue, le parole e le azioni”.

Il pieno sostegno a Israele di Stati Uniti ed Europa – Pieno sostegno invece al diritto di difendersi di Israele è arrivato infine da Washington, dalle istituzioni europee come dai singoli leader Ue, da Macron a Scholz. “Seguo da vicino gli sviluppi in Israele. Il nostro impegno nei confronti del diritto di Israele a difendersi resta incrollabile. Nei prossimi giorni il Dipartimento della Difesa lavorerà per assicurare che Israele abbia quello di cui ha bisogno per difendersi e proteggere i civili dalla violenza indiscriminata e dal terrorismo”, ha dichiarato il ministro della Difesa americano Lloyd Austin, assicurando che il Pentagono lavorerà affinché Israele abbia “quello di cui ha bisogno per difendersi”.

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha espresso la sua “inequivocabile condanna” per gli attacchi condotti da Hamas che definisce “terrorismo nella sua forma più spregevole” e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha sottolineato che “l’Europa è solidale con il popolo israeliano in questo momento orribile”. Il presidente francese ha condannato “in modo fermo gli attacchi terroristici che colpiscono in questo momento Israele”, esprimendo “piena solidarietà alle vittime, ai loro familiari e alle persone a loro vicine”. Il cancelliere tedesco ha definito “terrificanti” le notizie provenienti da Israele: “Siamo profondamente sconvolti per il lancio di razzi da Gaza e l’escalation di violenza – ha aggiunto – La Germania condanna questi attacchi di Hamas ed è al fianco di Israele“.

Analogamente la Nato, per bocca del portavoce Dylan White, ha condannato “fermamente gli attacchi terroristici di oggi da parte di Hamas contro il nostro partner della Nato, Israele. I nostri pensieri sono con le vittime e tutte le persone colpite. Il terrorismo è una minaccia fondamentale per le società libere e Israele ha il diritto di difendersi”.

Solidarietà a Israele anche dall’India: “Sono profondamente scioccato dalla notizia degli attacchi terroristici in Israele. I nostri pensieri e le nostre preghiere sono rivolti alle vittime innocenti e alle loro famiglie. Siamo solidali con Israele in questo momento difficile”, ha scritto sul social X il primo ministro indiano Narendra Modi. “Sono rimasto scioccato dagli attacchi terroristici compiuti oggi contro i civili in Israele, che hanno causato numerose vittime. Nell’esprimere le mie condoglianze alle famiglie delle vittime, riaffermo il mio rifiuto del terrorismo in ogni sua forma. Il Brasile non risparmierà alcuno sforzo per prevenire l’escalation del conflitto, anche durante l’esercizio della Presidenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, ha scritto invece su X il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva.

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