Narges Mohammadi, un Nobel di grande importanza. Un Nobel per la pace che parla di diritti e di persecuzione di chi li difende. La scelta di quest’anno è stata ottima.

Narges Mohammadi, difensora dei diritti umani iraniana, protagonista di campagne contro la pena di morte e l’impunità per le uccisioni di manifestanti nel corso delle periodiche proteste di massa contro le autorità, sta subendo una persecuzione giudiziaria da ben oltre dieci anni. Di fatto, almeno un quarto della sua vita l’ha trascorso in carcere, tra brevi periodi di libertà e molti ricoveri in ospedale.

I motivi dei suoi ricorrenti arresti sono del tutto pretestuosi: “fondazione di un gruppo illegale”, “reati contro la sicurezza nazionale”, “diffusione di propaganda contro il sistema”. Il tutto per aver fatto interviste ai media internazionali o aver incontrato rappresentanti degli organismi internazionali.

Al momento sta scontando un cumulo di condanne per un totale di 10 anni e otto mesi di carcere, con la sanzione aggiuntiva di 154 frustate. Il trattamento in carcere è disumano. È gravemente malata, soffre di embolia polmonare e un disturbo neurologico che le provoca convulsioni e paralisi parziale temporanea. Nel 2022 ha avuto ripetuti attacchi cardiaci.

Non avrebbe mai dovuto mettere piede in carcere e rischia di perderci la vita. La speranza è che il Nobel per la pace riaccenda i riflettori sulla sua vicenda e spinga le autorità iraniane a scarcerarla una volta per tutte.

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