Un accordo per costruire una nuova base navale permanente nella regione georgiana separatista (non riconosciuta a livello internazionale) e autoproclamatasi autonoma dell’Abkhazia, situata nel nord-ovest del Paese proprio al confine con la Russia. Lo hanno stretto la Federazione guidata da Vladimir Putin e il presidente della repubblica di Abcasia Aslan Bzhania, come spiegato dal quotidiano locale Izvestiya negli scorsi giorni. Un primo passo che “nel prossimo futuro”, ha spiegato Bzhania, porterà allo stabilimento di “una flotta permanente della Marina russa nel distretto di Ochamchira”. Da parte russa non sono invece arrivate conferme o smentite, ma in una domanda diretta sulla questione, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha preferito non rispondere rimandando tutto alle competenze del ministero della Difesa.

“Tutto ciò mira ad aumentare il livello di capacità di difesa sia della Russia che dell’Abkhazia”, ha dichiarato poi Bzanhia puntualizzando che “questo tipo di interazione continuerà” in futuro e che ci sono anche diversi elementi di cui “non si può parlare” in questo momento in merito al rapporto fra la Russia e la regione da lui governata, che dalla Russia dipende in quanto a supporto militare, economico e politico. La repubblica di Abcasia è infatti uno Stato de facto ma non de iure, riconosciuto in maniera limitata nel mondo solamente da cinque stati membri dell’Onu: Russia, Nicaragua, Venezuela, Nauru e Siria.

La regione di Ochamchira, dove sorgerà la nuova base russa e dove ai tempi dell’Unione sovietica erano installati importanti avamposti militari, dista circa 200 chilometri dalla città russa di Soči, la più importante e vicina al confine con la Georgia. Non è ancora chiaro quale potrebbe essere l’entità e la grandezza della base ma la posizione strategica certifica un allargamento dei presidi militari russi sul mar Nero, creando i presupposti, oltre che per un aumento di tensione con la Georgia stessa, anche con la Nato, visto che ben tre stati di riviera sul mar Nero – Turchia, Bulgaria e Romania – appartengono all’alleanza atlantica.

Questa mossa inaspettata di Putin potrebbe però anche essere il sintomo di una preoccupazione che può aver indotto i vertici militari russi ad un cambio di strategia. Secondo quanto riporta il Wall Street Journal infatti, la Russia starebbe spostando buona parte della sua flotta presente nel mar Nero, situata prevalentemente nella città di Sebastopoli della Crimea occupata, per trasferirla altrove, e la notizia della nuova base in Ochamchira può essere contestualizzata secondo queste intenzioni. Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, la flotta russa di Sebastopoli è stata infatti presa di mira più volte da parte di attacchi inaspettati e incursioni ucraine e, nelle ultime settimane, la pressione di Kiev sulla penisola sta aumentando parecchio, visti i poderosi attacchi del 22 settembre nei confronti proprio del quartier generale della flotta russa e i tentativi respinti di sbarco in Crimea con soldati di terra.

La Russia starebbe quindi effettuando un riposizionamento delle proprie unità navali all’interno del mar Nero, per mantenere il proprio controllo sulla zona ma sottrarre allo stesso tempo una parte della sua flotta dall’obiettivo dei missili ucraini che hanno dimostrato di poterla indebolire sensibilmente. I rapporti fra Russia e Georgia sono particolarmente tesi da anni, più precisamente a partire dalla guerra civile georgiana, che si protrasse fra il 1991 e il 1992, in cui l’Abcasia, così come l’Ossezia del sud, si dichiararono indipendenti e, grazie al supporto fornito da Mosca, ancora oggi riescono ad essere di fatto autonome dal governo di Tbilisi che ne rivendica la sovranità. Nel 2008 poi, nella cosiddetta seconda guerra russo-georgiana, la Russia difese attivamente le due regioni da un tentativo georgiano di riconquista del territorio riuscendo a prevalere nel conflitto, facendo perdere ulteriore controllo sulle regioni autonome alla Georgia per stabilire infine delle proprie basi militari in entrambi i territori.

Nonostante l’attuale governo della Georgia guidato da Irakli Garibashvili abbia assunto nel tempo una posizione più morbida nei confronti della Russia e delle sue influenze nel territorio georgiano rispetto ad alcuni governi precedenti, da Tbilisi è arrivata comunque una puntuale condanna dell’azione di Mosca, definita dal ministro degli esteri David Zalkaliani come una “grave violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Georgia”, che ha espresso inoltre “preoccupazione” per “l’inclusione della regione indivisibile dell’Abkhazia della Georgia nei processi di integrazione avviati dalla Russia”.

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