Un buon Napoli perde tre a due al Maradona contro il Real Madrid. Una gara che sa di passato col ritorno di Ancelotti a Napoli dopo il secondo posto del 2019, dopo l’ammutinamento dell’anno successivo. Un passato che si guarda con la consapevolezza reciproca del “non è andata”: senza il rancore della mancanza, senza il veleno del tradimento, come è stato poi per Sarri, ad esempio. Ancelotti è stato per Napoli, ma più per Adl, un tentativo di narrazione, non riuscito: l’abito che da solo (o poco più) faceva il monaco. Napoli è stata per Ancelotti un tentativo di narrazione fallito: rendere col solo nome, con la sola presenza, regale un tessuto che non lo è, o almeno non lo sarà mai solo per il nome del sarto. Assunto evidenziato anche all’Everton e soprattutto nella magnificenza ritrovata alla guida di un Real riportato sul tetto d’Europa e del mondo. E il nulla di personale si trasla nei messaggi di bentornato al mister all’arrivo all’Hotel Vesuvio e poi alla neutra e naturale inimicizia riservata a qualunque avversario al fischio d’inizio, coi fischi per il suo Real che attacca e l’esplosione per Ostigaard, il parvenue per eccellenza, l’antitesi del modello ancelottiano che da calcio d’angolo porta in vantaggio il Napoli.

Poi il suicidio del capitano Di Lorenzo che regala palla a Bellingham su un’uscita dal basso: il pallone finisce a Vinicius che infila Meret. E la ribalta poi Bellingham che prende palla a centrocampo e si infila, troppo facilmente, nelle maglie del Napoli segnando il due a uno. L’ occasione per riprenderla ce l’avrebbe Osimhen ma Kepa, che del Napoli avrebbe dovuto essere lo scorso anno, vola a togliere il suo colpo di testa dalla porta. Si va al riposo col Real in vantaggio contro un buon Napoli ma probabilmente ingenuo e più probabilmente troppo lungo in campo per un avversario come il Real.

In apertura di secondo tempo il Napoli la riprende con un rigore concesso dal Var dopo un tocco di mano di Nacho, Zielinski dal dischetto rischia ma infila Kepa per il 2 a 2. Forse mai prima d’ora il polacco, a Napoli da sette anni, aveva giocato con tale autorità e irriverenza. E autoritario e irriverente è il Napoli del secondo tempo che ci prova dopo il pari con Kvara e ancora con Zielinski. Il Napoli prende coraggio e mette in difficoltà il Real, senza però trovare il guizzo decisivo. Lo trova il Real, con un gol incredibile di Valverde da fuori area dopo un calcio d’angolo probabilmente da non concedere per un fallo di Rudiger su Olivera. L’assalto finale non porta i frutti sperati per gli azzurri, sebbene la prova sia buona e la vittoria del Braga a Berlino contro l’Union mantenga completamente aperto il discorso qualificazione. Senza l’atteggiamento quasi di deferenza timorosa del primo tempo probabilmente gli azzurri l’avrebbero portata a casa, ma meno di un mese fa la squadra di Garcia andava in bambola contro il Genoa, stasera ha messo alle corde il Real: un segnale importante.

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