Una partita da (vice)campioni d’Europa. Con pazienza e concentrazione, con la grinta di Lautaro, sempre più trascinatore di questa squadra con due legni e altrettanti gol sfiorati, e poi la firma di Thuram, ancora decisivo. Soprattutto con un secondo tempo di rara intensità e qualità, che fa sparire dal campo un avversario temibile come il Benfica. L’Inter ha ripreso la sua corsa in Champions League.

Se l’esordio di San Sebastian aveva fatto storcere il naso a molti, Inzaghi stasera sorride. Ha ritrovato la sua squadra da coppa, e anche la testa del girone che a questo punto sembra molto meno complicato di un paio d’ore fa. L’1-0 contro il Benfica vale tanto. Per il risultato ovviamente, prezioso per il morale e per la classifica. Ancora di più per la prestazione. Inter e Benfica sono due squadre per certi versi simili: tecniche, coraggiose. Europee, come dimostra il cammino della scorsa Champions, in cui si erano già incontrate nei quarti. I portoghesi si sono presentati a San Siro per vendicare quell’eliminazione ma soprattutto per riscattare il passo falso casalingo contro il Salisburgo nella prima giornata, che ha un po’ compromesso questa edizione. Sono venuti a fare la partita, ci sono anche riusciti per 45 minuti. Poi l’Inter ha ribadito di essere superiore e l’ha fatto mettendo in mostra tutto il campionario.

Bisognerebbe davvero dividere il commento in due, come lo è stata la partita. Nel primo tempo equilibrata allo spasimo, fra due squadre che hanno giocato in modo speculare, attaccando (più il Benfica a dire il vero) con una fitta rete di passaggi in fase di possesso. E provando a fare la differenza al contrario, a chi è più bravo a ripartire negli spazi aperti lasciati dalla manovra avversaria. Un continuo batti e ribatti, rubare palla di qua e recuperarla di là. Aursnes lanciato in campo aperto da una clamorosa indecisione di Acerbi e Pavard (bravo Sommer), Dumfries sempre pericoloso sulla destra. Un match dinamico, intenso. La classica gara che solo un episodio può sbloccare. Sembra.

E invece nel secondo tempo è un’altra partita, dove l’Inter – la migliore di questa stagione, forse persino più del derby da record contro il Milan – fa sparire letteralmente gli avversari dal campo. In un quarto d’ora i nerazzurri salgono di giri e mettono a ferro e fuoco la difesa portoghese. Dumfries divora il vantaggio, Lautaro colpisce una traversa clamorosa d’esterno destro e un palo incredibile di quello sinistro. Il gol non potrebbe essere più meritato e arriva al termine dell’ennesima sgroppata di Dumfries, col piattone destro di Thuram, il più preciso di tutti sottoporta. San Siro è una bolgia, Dimarco trova anche il raddoppio immediato ma in fuorigioco. Il Benfica vacilla. Lo tiene in piedi prima l’arbitro Makkelle, graziando Neres per una tacchettata in faccia a Lautaro che meritava quantomeno di essere rivista al Var. Poi anche il capitano interista, insolitamente sprecone davanti al portiere per due volte. Infine Trubin, con un altro miracolo, sempre su Lautaro. L’Inter è straripante, ancora al 94’ si ritrova nell’area portoghese a sfiorare ripetutamente il raddoppio. E l’ultimo traversone finale, a tempo scaduto con pure il portiere avversario a cercare il pareggio e qualche timida protesta per un rigore, è un brivido davvero non necessario per una serata così. Poteva essere una goleada e invece è solo una vittoria di misura. Non potrebbe essere più preziosa.

Twitter: @lVendemiale

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