Si chiama Anna, è la mamma di Agata, una bimba disabile. Vivono a Ferrara con il papà. Le conosco a distanza attraverso il racconto di amici e la frequentazione del sito “Le passeggiate di Agata”, un bell’esempio di lavoro concreto e per ridurre le barriere, architettoniche e umane, superando indifferenza e disinteresse. Perché inclusione vuoi dire condivisione e cooperazione, pochi divieti e tanti ritorni positivi. Il post la riguarda, anche se stavolta la protagonista è sua mamma Anna, 48 anni, che così si definisce: “Aspirante insegnante, insegnante precaria, ricercatrice, un master, un dottorato in materie pedagogiche, esperienza pregressa di lavoro come insegnante, come educatrice e come pedagogista”. Ora anche è vincitrice di un concorso da insegnante di scuola primaria.

Anna è protagonista di una storia che a raccontarla ha dell’incredibile. Comincia così: “Ho scelto la scuola dopo tanti anni di lavoro nel privato con funzioni dirigenziali perché è anche uno dei pochi mestieri che mi permetta di prendermi cura di mia figlia, di fare la caregiver non retribuita e non per scelta […]. Ogni mattina e ogni sera mia figlia necessita di fare allungamento, di essere vestita e svestita, spostata nella seduta del bagno e poi sulla carrozzina e poi via via così, durante il giorno accompagnata, con la nostra unica auto attrezzata per far salire la sua carrozzina elettrica, a terapie, attività sportive, con l’aggiunta che ora che ha 11 anni e mezzo è alta e sta crescendo e spesso queste attività dobbiamo farle in due, io e mio marito”.

Così partecipa al concorso, lo vince e viene inserita nella graduatoria regionale degli insegnanti di scuola primaria. A fine luglio l’algoritmo (!) assegna le sedi in base al punteggio degli aspiranti e alle sedi disponibili. Altri criteri non sono contemplati, perciò alla ferrarese Anna, mamma e caregiver di Agata, viene assegnata una classe a Piacenza, 200 km, 2 ore e mezza in auto da casello a casello. Riceve la fatidica e-mail no-reply ed entra in agitazione. Vuole chiedere di essere avvicinata di sede. Sindacati, un avvocato, infine una pec all’Ufficio scolastico provinciale di Ferrara e di Piacenza. Nessuna risposta, neanche dallo Stato, rappresentato in questo caso da Uffici scolastici provinciali particolarmente silenti. Allora scrive direttamente al Ministro. La lettera completa è stata pubblicata da estense.com, un giornale on-line del ferrarese e ripresa da più parti.

“[…] Esistono opportunità di supporto per i lavoratori pubblici che diversamente non si possono avere – scrive Anna – e la mia famiglia ne ha bisogno, perché non abbiamo aiuti e non siamo ricchi […]. La disabilità di nostra figlia ci ha trasformati da appartenenti alla ‘classe media’, a non avere più nulla, ogni nostro risparmio è del tutto esaurito e ogni nostra risorsa investita per vivere una vita che sia la migliore possibile per noi tre e per le terapie private”.

Chiede Anna: possibile che le persone che presentano situazioni famigliari particolari certificate dalla concessione dei benefici della Legge 104, art. 3 non possano usufruire da subito dell’assegnazione provvisoria in una sede più vicina, come la stessa legge prevede? Possibile che nessuno consideri il danno che riceveranno i bambini della sua classe a Piacenza quando sarà costretta ad assentarsi per seguire sua figlia, mentre lavorando vicino a casa avrebbe potuto prendersi cura di Agata senza nulla togliere alla scuola? “Nel futuro di mia figlia, ci sono operazioni chirurgiche, indagini e valutazioni complesse per le quali si rimane ricoverati per minimo 8-10 giorni in altre città. Nel frattempo, gli alunni di Piacenza avranno una supplente per quest’anno e una per il prossimo anno e probabilmente non sarà la stessa persona”.

Ma non è finita qui: Anna è anche giudicata idonea a insegnare nella scuola superiore, perciò a inizio settembre le viene proposto un incarico annuale in un liceo di Ferrara. Fino all’anno scorso avrebbe potuto chiedere l’aspettativa a Piacenza (così i bambini avrebbero avuto un’insegnante fissa per tutto l’anno) e lavorare a Ferrara con buona pace di tutti. Da quest’anno non si può più. Può accettare il liceo, ma perde il diritto al ruolo nello Stato. Tre anni di lavoro e studi buttati, non può. Perciò dovrà stare a casa un anno barcamenandosi fra aspettative non retribuite e permessi L. 104. I bambini della sua classe piacentina vedranno supplenti a go go con buona pace delle aspettative dei loro genitori.

Tutto questo in una scuola molto sofferente, popolata peraltro da tanta dirigenza che ritiene che il suo compito consiste nell’applicare le norme e i regolamenti anche quando generano simili mostruosità. L’esercizio della discrezionalità lo utilizzano quando si muovono i potenti, come se fosse una concessione e non una precisa caratteristica della funzione per la quale, a differenza dei sottoposti, sono ben pagati. Alle istanze di Anna e quelli nella sua condizione che vorrebbero sentirsi parte dello Stato, sullo stesso piano degli altri cittadini, la dirigenza pubblica impunita non si degna neppure di rispondere. Gli uffici scolastici sono un’articolazione dello Stato sul territorio, col silenzio e l’ignavia ne testimoniano l’inconsistenza.

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