“Dovrò perdere il lavoro nella scuola perché lo Stato non mi permette di stare vicina a mia figlia che ha bisogno di me per avere una vita come tutti gli altri bambini”. A parlare, “ormai senza speranza” – sottolinea – è Anna Baldoni, 48 anni di Ferrara, mamma di Agata, una adolescente di undici anni che a causa di una paresi cerebrale infantile, è in carrozzina da sempre. Nello scorso mese di luglio le è arrivata una bella notizia dal ministero dell’Istruzione e del Merito: l’incarico a tempo indeterminato. Ma a Piacenza, a 200 chilometri da casa, cinque ore di treno dalla sua città.

Una gioia durata poco più di un’istante perché per Anna è iniziato un calvario: finalmente aveva il lavoro che sognava da sempre ma come avrebbe fatto con Agata? Lei e il marito non hanno nessun famigliare che li può aiutare. Non possono permettersi nemmeno di pagare una persona che possa assistere Agata. In più hanno una sola auto, attrezzata per acconsentire i movimenti della figlia. La Legge 104 del 5 febbraio 1992 all’articolo 33 comma 5 prevede che “il genitore o il familiare lavoratore, che assista con continuità un parente o un affine entro il terzo grado, affetto da invalidità grave, con lui convivente, ha diritto a scegliere ove possibile la sede di lavoro più vicina al domicilio della persona da assistere e non può essere trasferito senza il suo consenso ad altra sede”.

Questo è quanto è scritto in teoria nella norma, ma la realtà è ben diversa. “Appena ricevuta la comunicazione – spiega al FattoQuotidiano.it la madre di Agata – ho pensato che ci sarebbe stato un modo per risolvere il problema, logicamente. Ho inviato due mail agli uffici scolastici provinciali e regionali ma non ho mai avuto una risposta. Ho sentito le organizzazioni sindacali, un legale, ma nulla da fare. Sembra che io quest’anno non possa avere altra alternativa che restare a insegnare a Piacenza”.

Oltre al danno pure la beffa per la docente: tre giorni dopo la comunicazione del tempo indeterminato, Baldoni ha ricevuto la proposta di una cattedra a tempo determinato nella sua città ma non ha potuto accettarla. Pena la perdita del posto fisso. “Potrei avvalermi – racconta la signora – dei 24 mesi di permesso retribuito che abbiamo garantiti dalla 104 ma ne ho già usati la metà e li esaurirei per sempre. E poi non vedo perché non debba essere garantito un mio diritto”.

Tra le ipotesi di Anna Baldoni oggi c’è anche quella di prendere un’aspettativa non retribuita, così da non perdere il suo incarico a tempo indeterminato riuscendo comunque a essere vicina a Agata: “Mia figlia è una ragazza forte. Ha fondato anche la piattaforma www.lepasseggiatediagata.org ma ha bisogno di me per poter fare ciò che fanno tutti i giovani della sua età”.

A raccogliere l’appello di questa mamma, intanto, ci ha pensato la senatrice del Movimento 5 stelle, Elisa Pirro, che ha presentato un’interrogazione al ministro Giuseppe Valditara: “Siamo di fronte – a meno che non si tratti di un errore – a una violazione delle norme di Legge a tutela delle persone affette da disabilità. Capisco che non sempre è possibile avere una cattedra sotto casa ma fatico a credere che non ci sia un posto in provincia di Ferrara. Ho interpellato il ministero e l’ufficio scolastico regionale per chiedere un’assegnazione provvisoria per la professoressa”.

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