Gerona ha circa 100mila abitanti. È l’ultima provincia della Catalogna prima del confine con la Francia. Qui la Liga l’hanno sempre vista da lontano, con un mix di sensazioni che spazia tra l’ammirazione, l’invidia e la voglia di poterci giocare. Quella voglia per la prima volta viene soddisfatta nel 2016, dopo 86 anni di storia (il club è stato fondata nel 1930). Oggi Gerona è al centro della Spagna, perché per la prima volta non è solo una terra di confine, ma è anche una città in vetta al campionato, alla pari con il Barcellona e con un punto di vantaggio sul Real Madrid. Sedici punti in sei gare. Un inizio che ha lasciato a bocca aperta Real Sociedad, Getafe, Siviglia, Las Palmas, Granada e, infine, il Maiorca.

Tra i protagonisti del Girona rivelazione di questo inizio di Liga ci sono due vecchie conoscenze della nostra Serie A: David Lopez e Christian Stuani. Il primo ha indossato la casacca del Napoli tra il 2014 e il 2016 e in Catalogna si è reinventato difensore centrale. Il suo gol, nella sfida di sabato scorso, ha dato il via al clamoroso 5 a 3 contro il Maiorca che ha regalato lo storico primato ai biancorossi. Stuani invece lo conosciamo per i suoi trascorsi a Reggio Calabria nell’ultima stagione in massima serie della Reggina (2008/09) e a Gerona non è un giocatore qualsiasi. Oggi ha 37 anni, è in maglia biancorossa dal 2017 e al braccio ha la fascia di capitano. È l’idolo indiscusso della tifoseria e la società spagnola per riconoscenza ha fissato la sua clausola rescissoria alla cifra simbolica di 1 euro. Lui in estate aveva una proposta dell’Abha in Arabia Saudita, ma non l’ha ritenuta all’altezza rispetto a quello che poteva ancora vivere in Spagna. Poi ci sono Daley Blind, terzino sinistro ex Manchester United e Bayern Monaco, leader per tanti anni della Nazionale olandese, e Paulo Gazzaniga, portiere che ha sfiorato la Champions League da secondo con il Tottenham nel 2019. Ma i veri gioielli sono l’ucraino Cyhankov e il brasiliano Savio. Soprattutto quest’ultimo, classe 2004, è già sui taccuini delle grandi d’Europa, grazie anche a un inizio importante: 2 reti e 3 assist in 6 giornate. Una macchina sportiva vogliosa di stupire, affidata alla guida tecnica di Michel e, dall’agosto 2017, alla gestione di Pere Guardiola – fratello dell’allenatore del Manchester City Pep, proprietario della Media Base Sports – e del City Football Group. Si, perché il Girona è il ramo spagnolo dell’universo fondato nel 2013 da Mansur bin Zayd Al Nahyan e Khaldun al-Mubarak.

Ma come funziona il mondo del City Football Group? La holding è a maggioranza emiratina, con il 78% delle quote detenute dall’Abu Dhabi United Group del principe Mansur bin Zayd Al Nahyan. Attualmente è all’interno, come maggioranza o minoranza, di 13 società sportive. Una visione a largo raggio cominciata a una data ben precisa: il 1 settembre 2008. È questo il momento che ha cambiato per sempre la storia del Manchester City e un po’ anche quella del calcio, arrivato cinque anni prima della fondazione dello stesso City Group. A 15 anni da quella acquisizione spartiacque i Citizen sono ancora il vertice alto di una realtà che ha saputo toccato più continenti (solo in Africa la holding non possiede società), rendendo necessarie anche diverse strategie in base alla località delle squadre controllate. Il tutto senza voler stravolgere tradizioni consolidate da decenni di storia calcistica, come loghi o colori di maglia. Gli investimenti di City Group sono di entità variabile in base alla collocazione all’interno dell’organizzazione, ma tutti i club hanno tendenzialmente una pietra angolare a cui ambire: crescere un giocatore, aumentarne il valore e venderlo. I tentacoli del City Group hanno raggiunto (oltre al Manchester City e al Girona) New York FC, Mumbay City, Melbourne Victory, Sichuan Jiuniu, Yokohama F.Marinos, Montevideo City Torque, Bahia, Club Bolivar, Troyes, Lommel e Palermo. I rosanero appunto. Il modello Girona sarà ripetibile in Sicilia?

Il City Group possiede l’80 per cento delle quote del Palermo dal luglio 2022. Un acquisto concretizzato dopo la promozione dei siciliani dalla Serie C alla B. Il primo anno si è chiuso con un nono posto in classifica, a un passo dalla qualificazione ai playoff per la massima serie. Un’annata di assestamento per preparare il club ad ambizioni più grandi. Non a caso a inizio di questa stagione Alberto Galassi, consigliere d’amministrazione rosanero e membro del board del City Football Group, ha sottolineato che il Palermo è “tra le prime quattro squadre del City Group”, mentre lo stesso Khaldoon Al Mubarak ha dichiarato come non ci sia motivo per non aspettarsi “il Palermo molto presto, si spera, in Serie A. Il Palermo è una grande squadra e abbiamo molte ambizioni”. E alle dichiarazioni di circostanza si sono affiancati anche i fatti. Nell’ultima sessione estiva i rosanero hanno speso circa 11 milioni di euro. Un cifra non da poco per una realtà cadetta. Uno sforzo economico che ha portato in Sicilia giocatori esperti come Roberto Insigne, Leo Stulac e Federico Di Francesco, ma anche giovani talenti come Aljosa Vasic, Kristoffer Lund e il portiere scuola Milan Sebastiano Desplanches. Il risultato sono 10 punti in classifica, un ritardo di quattro lunghezze dal Parma capolista ma anche una partita da recuperare. In sintesi, i rosanero potrebbero essere al secondo posto a -1 dalla vetta, la posizione che serve per accedere direttamente alla Serie A e per aprire un nuovo capitolo della storia appena nata tra Palermo e City Football Group. Insomma, le premesse per vedere i rosanero ripetere i risultati del Girona ci sono tutte.

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