Il feretro del presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, avvolto nel Tricolore è arrivato in piazza Montecitorio intorno alle 11.30, scortato dai corazzieri. Così sono cominciati i funerali di palazzo, che poi si sono svolti per la prima volta nella storia all’interno dell’Aula della Camera. Ad aprire gli interventi il presidente della Camera, Lorenzo Fontana e il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per primo ha reso omaggio al feretro dell’ex capo di Stato emerito e ha stretto la mano alla vedova Clio e ai figli. Presenti in Aula la premier Giorgia Meloni e i suoi ministri, il presidente francese Emmanuel Macron e l’ex presidente Francoise Hollande, il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeir, il primo ministro albanese, Edi Rama, e la duchessa di Edimburgo, Sophie Helen Rhys-Jones. In piazza Montecitorio è stato allestito un maxischermo per seguire la cerimonia: se l’Aula di Montecitorio era gremita, all’esterno erano presenti poche decine di persone.

“Viviamo questo momento in spirito di unita e condivisione”, ha detto Giulio Napolitano, figlio del presidente emerito della Repubblica, che ha preso la parola dopo i presidenti di Camera e Senato. Un discorso durato meno di 10 minuti durante il quale ha ricordato la vita pubblica e privata del presidente emerito, ringraziando anche Papa Francesco “per un gesto che ci ha emozionato”. “La politica era per lui era una cosa seria. Richiedeva decisioni e assunzione di responsabilità, non sopportava la demagogia. La politica era inscindibile dalla vita quotidiana, la politica era il nostro orizzonte. Ciò non gli impediva di essere un marito e padre affettuosissimo”, ha detto Giulio Napolitano. Che ripercorrendo il suo l’impegno politico e istituzionale ha ricordato le stesse parole del padre: “Scrisse di sé, ‘ho combattuto buone battaglie e sostenuto cause sbagliate‘”. Poi in un altro passaggio ha parlato anche del doppio mandato al Colle: “Ha accettato con spirito di sacrificio il prolungamento estremo delle sue responsabilità, prima di proseguire il suo impegno come senatore a vita, mostrando cosa è la nobiltà della politica e l’attaccamento alle istituzioni”.

Dopo il discorso commosso della nipote di Napolitano, Sofia, ha preso la parola anche Gianni Letta. L’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri ha ricordato i rapporti con Berlusconi: “Mi piace immaginare che incontrandosi lassù possano dirsi quello che non si dissero quaggiù e, placata ogni polemica, possano chiarirsi e ritrovarsi nella luce”. Poi Letta ha ricordato la stretta di mano fra i due: “Già prima” dei governi Berlusconi, “avevo avuto modo di riscontrare che per Giorgio Napolitano le istituzioni vengono prima delle appartenenze politiche e che il confronto fra tesi diverse dovrebbe risolversi sempre in un confronto non distruttivo fra maggioranza e opposizione. Sono parole sue, le pronunciò nel 1994 durante il dibattito sulla fiducia al primo governo Berlusconi, parole che indussero l’allora presidente del Consiglio ad alzarsi da questi banchi e a scendere per andare a stringere la mano al capogruppo del maggiore partito di opposizione”.

Nei successivi interventi Anna Finocchiaro, presidente della Fondazione Italiadecide, ha voluto ricordare l’impegno per “la questione politica del ruolo e della condizione delle donne italiane“. Poi ha aggiunto un episodio legato agli anni in cui Napolitano era presidente della Camera, dal 1992 al ’94: “Nel febbraio del ’93 oppone l’immunità di sede alla Guardia di finanza delegata dalla procura di Milano all’acquisizione di atti (peraltro già pubblici), nel maggio convoca la Giunta per il regolamento per rendere palese il voto sulle autorizzazioni a procedere. Non serve commentare”. Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli Affari economici e monetari, nell’orazione commemorativa ha invece definito Napolitano “un grande riformista, per lui l’Europa è sempre stata la via maestra, questa via, la tua via, cercheremo di seguirla sempre”.

“I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre”, è la frase tratta dal libro biblico di Daniele (capitolo 12, versetto 3), che il card. Gianfranco Ravasi, ha dedicato al presidente emerito Napolitano durante i funerali laici. Ultimi discorso quello del presidente emerito della Corte costituzionale ed ex premier, Giuliano Amato, che ha parlato del “grande tormento” di Napolitano “di fronte ai fatti di Budapest del ’56 e di Praga nel ’68 che portarono lui a dedicarsi alla difficile impresa di far prevalere nello stesso partito, il Pci, le altre ragioni comuni che pure c’erano. Ma occorreva un duro lavoro di radicamento nella democrazia in Europa e nell’Occidente e di questo fu protagonista, elogiando più volte la democrazia parlamentare”.

Con l’applauso all’intervento di Giuliano Amato si è conclusa poco prima delle 13:30 la cerimonia per le esequie laiche di Napolitano nell’Aula di Montecitorio. I primi ad uscire sono stati i componenti della famiglia, trai quali la moglie Clio, il figlio Giulio e la nipote Sofia. Poi gli ospiti stranieri ai quali i parlamentari hanno tributato un applauso durante l’uscita. Emmanuel Macron e Francosise Hollande hanno seguito tutta la cerimonia senza fare uso delle cuffiette per la traduzione, che invece ha preferito usare Steinmeier. In tutto la cerimonia è durato poco più della prevista ora e venti. I parlamentari sono rimasti nell’emiciclo per permettere lo svolgimento del protocollo cerimoniale dei funerali di palazzo.

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