Quella del Bisfenolo A (BPA) è una lotta continua che si svolge periodicamente in Commissione Europea. Si tratta di una sostanza chimica che, come spiega l’Efsa (Agenzia dell’Unione Europea preposta alla sicurezza alimentare) “è usata prevalentemente in associazione con altre sostanze per produrre alcune plastiche e resine. Il BPA è utilizzato per esempio nel policarbonato per la realizzazione di erogatori di acqua, contenitori di stoccaggio e bottiglie riutilizzabili per bevande”. La sostanza entra anche nella produzione di resine per pellicole e rivestimenti di lattine e contenitori per bibite e alimenti. Qual è il problema? Il BPA utilizzato nei recipienti per alimenti può arrivare in quantità minime nei cibi e nelle bevande in essi contenuti. Per questa ragione, periodicamente, gli scienziati dell’EFSA considerano qual è la soglia di sicurezza al di sopra della quale un consumo costante di prodotti che possono contenere residui di Bisfenolo A risulti un fattore di rischio per la salute.

Quello che sappiamo ormai da tempo è che il BPA è un interferente endocrino. Come dichiara l’Efsa, “Dopo un’accurata valutazione delle evidenze scientifiche e alla luce dei contributi ricevuti da una pubblica consultazione, gli esperti hanno riscontrato possibili effetti nocivi a carico del sistema immunitario”. Perché allora è una lotta continua la questione del Bisfenolo A? Scopriamolo.

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