di Pietro Francesco Maria De Sarlo

“Vista la gravità dell’attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio”. Scrivevano Draghi-Trichet al governo Berlusconi il 5 agosto 2011.

A questa lettera l’allora presidente Napolitano diede seguito affidando a Monti l’incarico di formare il nuovo governo dicendo: “L’urgenza di quelle scelte – a partire dalla concretizzazione delle misure già concordate in Europa – deriva dalla gravità della crisi finanziaria e dei pericoli di regressione economica dinanzi cui si trovano l’Italia e l’Europa”. Il frutto di quelle scelte era quindi dovuto a un solo mantra: le crisi economiche e finanziarie giustificano la sospensione della democrazia e la finanza detta ai governi le scelte in materia economica e di distribuzione della ricchezza, ambito dove dovrebbe esercitarsi la supremazia della politica.

Altro che magistrati, accusati di complotti e di far cadere governi! Una schiera di supponenti burocrati di area liberista al grido ‘Lo chiede l’Europa’ detta l’agenda a un Paese, che per quanto scassato sia è sempre una delle principali democrazie occidentali. Lo fanno con il supporto di Sarkozy e Merkel che affermano così il ruolo di potenze dominanti di Francia e Germania costruendo una Europa con diritti di cittadinanza differenziata e dove francesi e tedeschi contano più di italiani e greci. Come nella fattoria degli animali di orwelliana memoria. Qualche anno dopo alla Grecia andò peggio.

Ma quali erano gli indicatori del disastro? A fine 2010 il rapporto debito/Pil era a 119,2; prima del Covid era nel 2019 a 134,1 e nel 2022 a 144. Ma se eravamo al collasso al 119 di rapporto debito/Pil ora altro che crisi! Non fate i furbi con me dicendo che senza il governo Monti staremmo ancora peggio! Perché Padoan, ministro del Tesoro del governo Gentiloni, scrisse nel Def 2017 (al box del Cap II) che quelle misure ci costarono 300 miliardi di Pil tra il 2012 e il 2015. Insomma proprio a causa del governo Monti siamo messi peggio.

Riguardo allo spread a luglio 2011 era stabilmente intorno a 200. Il 5 agosto con la lettera di Draghi-Trichet, che drammatizza la crisi dei debiti sovrani provocata dalla Lehmann e dai sub-prime, lo spread schizza a 400 punti, che diventano 575 il 9 novembre, e che scende a 530 punti dopo l’incarico a Mario Monti che si applica ad attuare le direttive della lettera di Draghi. Però proprio i mercati non lo premiarono perché l’agenzia Moody’s, di fronte a cotanto ingegno, tagliò il rating italiano.

Restiamo ancora fermi allo spread. Il Conte I lo prende l’1 giugno 2018 a 228,6 e lo lascia con il Conte II il 26 gennaio 2021 a 114,1. Draghi lo prende il 12 febbraio 2021 a 89,8 e lo lascia il 22 ottobre 2022 a 232,7. Per inciso, Conte regnante, il 2019 è stato dal 2007 quello con il miglior rapporto deficit/Pil. La domanda sorge spontanea: cosa ha giustificato il governo Draghi?

Ora io sono solo un povero ingegnere, abituato a stabilire in modo certo i rapporti causa effetto. Un ponte regge alle usure del tempo se si fa manutenzione. I liberisti pare abbiano altre priorità. Però se devo rinunciare alla democrazia per Monti poi non devo essere declassato da Moody’s. Se rinuncio a votare per avere Draghi al governo chiamato a miracol mostrare poi questi miracoli ci devono essere.

La morte di Napolitano qualche interrogativo dovrebbe lasciarlo sia sul senso di democrazia in Europa sia sulla uguaglianza dei cittadini al suo interno a prescindere dalla loro nazionalità. In ogni caso, sentendo le critiche a Napolitano da parte degli stessi giornalisti che esaltarono Draghi e il suo governo, fossi Mattarella mi preoccuperei dei giudizi postumi che gli riserverà la stessa stampa che lo ha sempre osannato.

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