“Non possiamo rassegnarci a vedere esseri umani trattati come merce di scambio, imprigionati e torturati in modo atroce; non possiamo più assistere ai drammi dei naufragi, dovuti a traffici odiosi e al fanatismo dell’indifferenza. Le persone che rischiano di annegare quando vengono abbandonate sulle onde devono essere soccorse. È un dovere di umanità, è un dovere di civiltà!”. Da Marsiglia, tappa del suo 44esimo viaggio apostolico, Papa Francesco ha denunciato nuovamente e con forza la tragedia dei migranti. Una visita di appena due giorni nella città francese per partecipare alla sessione conclusiva dei Rencontres Méditerranéennes, evento dedicato al tema delle migrazioni. Un tema che è da sempre al centro del pontificato di Bergoglio, il cui primo viaggio fu, l’8 luglio 2013, pochi mesi dopo la sua elezione, a Lampedusa proprio per commemorare le numerose tragedie dei migranti morti nel Mediterraneo e denunciare la “globalizzazione dell’indifferenza.

“Spero di avere il coraggio di dire tutto quello che voglio dire”, aveva confidato il Papa ai giornalisti sul volo che lo ha portato a Marsiglia. Francesco, inoltre, aveva definito una “crudeltà”, oltre che una terribile “mancanza di umanità”, la situazione di questi giorni a Lampedusa e in altre zone di approdo, in cui si registrano numerosi sbarchi di migranti. Dinanzi alla foto di una mamma migrante con il figlio, Bergoglio aveva anche espresso il suo dolore per le tante persone che come quella donna sono trattenute nei “lager” della Libia – come li ha nuovamente definiti – e poi messi su imbarcazioni nel mare, esposti a molteplici rischi. A Marsiglia, dopo aver pregato con il clero diocesano nella Basilica di Notre Dame de la Garde, il Papa si è recato nei pressi del Memoriale dedicato ai marinai e ai migranti dispersi in mare, dove si è svolto un momento di raccoglimento con i leader religiosi. “Dinanzi a noi”, ha affermato, “c’è il mare, fonte di vita, ma questo luogo evoca la tragedia dei naufragi, che provocano morte. Siamo riuniti in memoria di coloro che non ce l’hanno fatta, che non sono stati salvati”.

“Non abituiamoci”, ha proseguito Francesco, “a considerare i naufragi come fatti di cronaca e i morti in mare come cifre: no, sono nomi e cognomi, sono volti e storie, sono vite spezzate e sogni infranti. Penso a tanti fratelli e sorelle annegati nella paura, insieme alle speranze che portavano nel cuore. Davanti a un simile dramma non servono parole, ma fatti. Prima ancora, però, serve umanità: silenzio, pianto, compassione e preghiera”. E ha aggiunto: “Troppe persone, in fuga da conflitti, povertà e calamità ambientali, trovano tra le onde del Mediterraneo il rifiuto definitivo alla loro ricerca di un futuro migliore. E così questo splendido mare è diventato un enorme cimitero, dove molti fratelli e sorelle sono privati persino del diritto di avere una tomba, e a venire seppellita è solo la dignità umana”.

Bergoglio, poi, ha citato il libro-testimonianza Fratellino scritto a voce da Ibrahima Balde, nato in un piccolo villaggio dell’interno della Guinea, che oggi vive in un albergo gestito dalla Croce Rossa a Madrid, dove lavora come meccanico, e a mano da Amets Arzallus Antia. Racconta la storia di come Ibrahima sia arrivato fino a Irun, nei Paesi Baschi. Il Papa, a maggio 2023, aveva regalato il testo a tutti i membri della Conferenza episcopale italiana in occasione della loro assemblea generale. Nel libro, ha sottolineato Bergoglio, “il protagonista, alla fine del travagliato viaggio che lo porta dalla Repubblica di Guinea all’Europa, afferma: “Quando ti siedi sopra il mare sei a un bivio. Da una parte la vita, dall’altra la morte. Lì non ci sono altre uscite”. Amici, anche davanti a noi si pone un bivio: da una parte la fraternità, che feconda di bene la comunità umana; dall’altra l’indifferenza, che insanguina il Mediterraneo. Ci troviamo di fronte a un bivio di civiltà”.

Francesco si è detto certo che “il cielo ci benedirà, se in terra e sul mare sapremo prenderci cura dei più deboli, se sapremo superare la paralisi della paura e il disinteresse che condanna a morte con guanti di velluto. In questo, noi rappresentanti di diverse religioni siamo chiamati a essere di esempio”. Perché, ha spiegato il Papa, “alle radici dei tre monoteismi mediterranei c’è l’accoglienza, l’amore per lo straniero in nome di Dio. E questo è vitale se, come il nostro padre Abramo, sogniamo un avvenire prospero. Noi credenti, dunque, dobbiamo essere esemplari nell’accoglienza reciproca e fraterna. Spesso non sono facili i rapporti tra i gruppi religiosi, con il tarlo dell’estremismo e la peste ideologica del fondamentalismo che corrodono la vita reale delle comunità. Ma vorrei, in proposito, dare eco a quanto scrisse un uomo di Dio (san Cesario di Arles, ndr) vissuto non lontano da qui: “Nessuno custodisca nel suo cuore sentimenti di odio per il suo prossimo, ma amore, perché chi odia anche un solo uomo non potrà starsene tranquillo davanti a Dio. Dio non ascolta la sua preghiera finché custodisce collera nel suo cuore””.

Il Papa, infine, ha voluto fare sue le parole che David Sassoli, l’ex presidente del Parlamento europeo morto nel 2022, pronunciò a Bari nel 2020 in occasione di un precedente incontro sul Mediterraneo: “A Bagdad, nella Casa della Saggezza del Califfo Al Ma’mun, s’incontravano ebrei, cristiani e musulmani a leggere i libri sacri e i filosofi greci. Oggi sentiamo tutti, credenti e laici, la necessità di riedificare quella casa per continuare insieme a combattere gli idoli, abbattere muri, costruire ponti, dare corpo ad un nuovo umanesimo. Guardare in profondità il nostro tempo e amarlo anche di più quando è difficile da amare, credo che sia il seme gettato in queste giornate così attente al nostro destino. Basta avere paura dei problemi che ci sottopone il Mediterraneo! Per l’Unione europea e per tutti noi ne va della nostra sopravvivenza”. Da qui, l’appello di Francesco: “Affrontiamo uniti i problemi, non facciamo naufragare la speranza, componiamo insieme un mosaico di pace!”.

Twitter: @FrancescoGrana

Articolo Precedente

Rimpatrio forzato degli orfani in Ucraina, la tutrice è indagata a Catania per estorsione: avrebbe chiesto soldi alle famiglie italiane per l’arrivo o l’adozione dei ragazzi

next
Articolo Successivo

Pordenone, morto un bambino di dieci anni per l’esplosione di un ordigno bellico

next