Come prevedibile la Cina reagisce alla decisione annunciata ieri dall’Unione europea di avviare un’indagine sulle sovvenzioni ricevute dai produttori cinesi di auto elettriche. Secondo Pechino si tratta in realtà di misure “per proteggere la propria industria in nome della concorrenza leale”. La mossa di Bruxelles, prosegue la nota del ministero del Commercio cinese “è un puro atto protezionistico che interromperà e distorcerà gravemente la catena globale dell’industria automobilistica e della fornitura e avrà un impatto negativo sui legami economici e commerciali tra Cina e Ue”. Pechino esorta quindi la Ue a “impegnarsi nel dialogo e nelle consultazioni“, considerando il quadro generale del mantenimento della stabilità delle catene industriali e di fornitura globali e del partenariato strategico globale Pechino-Bruxelles, in modo da “creare un mercato giusto, non discriminatorio e prevedibile” ambiente per lo sviluppo comune dell’industria dei veicoli elettrici, si legge ancora nella nota del ministero del Commercio di Pechino.

La Cina sta avanzando impetuosamente nel settore delle auto elettriche al punto di trovarsi in una condizione di sovra produzione che porta il paese a forzare l’ingresso in nuovi mercati con prezzi altamente competitivi. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha affermato mercoledì che il mercato globale è invaso da auto cinesi a buon mercato con prezzi mantenuti “artificialmente bassi da enormi sussidi statali”. La conseguente indagine, che potrebbe richiedere fino a nove mesi, potrebbe portare a tariffe vicine al livello del 27,5% già imposto dagli Stati Uniti sui veicoli elettrici cinesi. Le scintille tra Bruxelles e Pechino hanno causato perdite significative ai titoli dei produttori cinesi quotati a Hong Kong. Le azioni del leader di mercato Byd cedono oltre il 3,3%, mentre i rivali più piccoli Xpeng e Geely Auto lo 0,6% circa. Nio, inoltre, perde il 2% circa, mentre Saic, il colosso automobilistico statale quotato a Shanghai, ha segnato un minimo intraday a -3,4%, prima di chiudere recuperare e terminare a -0,34%.

La Cina è ormai leader mondiale per volumi produttivi e di recente ha superato il Giappone come primo esportatore globale di macchine. La metà delle auto elettriche prodotte nel mondo viaggia con batterie made in China. Al momento la quota del mercato Ue è relativamente modesta ma sta salendo rapidamente e potrebbe raggiungere il 15% nel giro di due anni. Del resto il conseguimento della leadership planetaria nel settore è uno degli obiettivi inclusi nella strategia “Made in China 2025” strutturata dal governo e varata nel 2015. Una lungimiranza che sta dando i suoi frutti e contrasta con i ritardi di pianificazioni di Stati Uniti ed Europa (Italia, dove domina Stellantis, in particolare). L’amministrazione Biden ha da poco varato un maxi piano di incentivi e agevolazioni a favore delle produzione di veicoli elettrici sul suo territorio ma recuperare il tempo perduto è difficile come sarebbe difficile non parlare di sovvenzioni anche in questo caso.

Oggi intanto Volkswagen ha annunciato che sta tagliando posti di lavoro presso la sua fabbrica di auto elettriche di Zwickau in Germania, a causa dell’attuale “situazione del mercato”. Sono 269 i contratti a tempo determinato, in scadenza dopo dodici mesi, che non saranno prorogati. Possibili adeguamenti e cambi anche per i turni di lavoro. La procedura concreta sarà discussa con i rappresentanti dei lavoratori nei prossimi giorni. Nella fabbrica lavorano 10.700 persone.

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