Il blocco della cessione dei crediti originati dal Superbonus sta portando a “forti criticità” e ha “conseguenze dirette su 320mila famiglie per un totale di 752.000 persone, più della popolazione di Palermo e poco meno di quella di Torino”. L’associazione dei costruttori edili Ance, in audizione a Palazzo Madama nell’ambito dell’esame al decreto Asset, torna a mettere in evidenza “la necessità di trovare soluzioni efficaci al blocco della cessione del credito che sta determinando forti criticità sotto il profilo sociale e avendo conseguenze dirette su moltissime famiglie proprietarie delle abitazioni oggetto di riqualificazione”.

Il vicedirettore generale dell’Ance, Romain Bocognani, ha ricordato che fronte di 30 miliardi di crediti fiscali incagliati – stima fornita dal Governo in sede parlamentare – è possibile stimare un numero di interventi in difficoltà per via del blocco delle cessioni pari a quasi 95mila, tenendo in considerazione il fatto che i condomini stanno aumentando la loro incidenza sul complesso degli interventi”. Negli ultimi mesi, infatti, “i condomini hanno rappresentato più del 95% dell’importo dei lavori e più dei tre quarti degli interventi e la nuova proroga del termine per fruire del 110%, riferita agli interventi sulle unifamiliari già iniziati da tempo, è positiva ma non sufficiente per risolvere il problema”.

L’Ance ritiene “indispensabile riaprire rapidamente l’acquisto dei crediti da parte delle società partecipate dallo Stato ed assicurare una proroga di almeno 6 mesi del Superbonus per gli interventi sui condomini già avviati al 17 febbraio 2023 (per i quali operano ancora la cessione del credito e lo sconto in fattura), a condizione che, al 31 dicembre 2023, siano stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo”.

Per quanto riguarda invece i rincari dei materiali nei lavori pubblici, l’associazione evidenzia “la necessità di rinnovare nel 2024 le misure straordinarie già adottate per il caro materiali negli anni 2022 e 2023 (Dl Aiuti) per evitare il blocco dei cantieri”. Il decreto – continua l’Ance – prevede “un intervento straordinario per consentire l’aggiornamento dei quadri economico finanziari soltanto di tre opere ferroviarie, finanziate anche con fondi Pnrr, affidate a contraente generale e in corso di realizzazione alla data del primo giugno 2021: la tratta AV/AC Terzo Valico dei Giovi, il cui atto integrativo risale al 2011; la linea AV Milano-Verona (tratta Brescia Verona, I lotto funzionale, il cui atto integrativo risale al 2018); la linea AV Milano-Venezia (sub-tratta Verona-Vicenza I lotto funzionale, il cui atto integrativo risale al 2020). La norma “finanzia per circa 1 miliardo di euro a valere del Fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche l’aggiornamento dei quadri economico finanziari delle opere soprarichiamate” ma “appare eccessivamente generica ed è quindi necessario precisare le modalità attuative in sede di conversione”.

“Sarebbe opportuno prevedere analoghe misure anche per le ulteriori opere pubbliche in corso di esecuzione, a prescindere dal fatto che siano state affidate al contraente generale – conclude Bocognani – prorogando ulteriormente il meccanismo revisionale fino al 2025”.

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