Fluviale intervista di Giuseppe Cruciani e David Parenzo al sindaco di Terni Stefano Bandecchi che, proprio nella trasmissione La Zanzara (Radio24), annuncia ufficialmente che presenterà una manifestazione d’interesse per rilevare il titolo sportivo della Reggina.

L’ex proprietario della Ternana ribadisce il suo pensiero politico da “liberale puro”, non prima di dare delucidazioni sul suo pingue patrimonio: “Le mie aziende generano 3 miliardi di euro. Solo la mia università vale almeno 2 miliardi e 300mila o 400mila euro. Do lavoro a 2.300 persone circa. Però ho bisogno del mio stipendio da sindaco perché ho perso lo stipendio dell’università (dopo le dimissioni da presidente della università telematica Niccolò Cusano, ndr). Non guadagno più 4 milioni di euro – continua – ma 5 mila e 200 euro, quindi ci ho rimesso. Rinunciare al mio stipendio da sindaco per devolverlo ai poveri di Terni? Assolutamente no, questa è demagogia sciocchina. Io lavoro e quando uno lavora, ha diritto ad avere dei soldi. Questi sono gli unici soldi che mi sono rimasti”.

Il fondatore di Unicusano poi difende la sua decisione di assoldare 12 auto-pattuglie di vigilantes privati, pagati dalla sua università, per sorvegliare strade e parchi di Terni durante la notte: “Sono l’unico politico d’Italia che dà i soldi ai cittadini e non li prende. Bisogna essere pratici: c’è un’esigenza di sicurezza e i vigili urbani di Terni sono sotto organico di 87 unità. Noi il prossimo anno ne assumeremo 60 e quindi i vigilantes – spiega – verranno sostituiti da uomini della Polizia municipale. Non sono milizie private, ma vigilantes che operano secondo parametri di legge: se vedono un ladro che sta spaccando la fontana, possono fermarlo. Se sorprendono uno che violenta una ragazza nel parco, intervengono, come dovremmo fare tutti noi”.

Pugno duro di Bandecchi contro chi commette violenze sessuali (“La castrazione chimica è un’idea, serve far del male agli stupratori”), ma poi aggiunge una sfilza di osservazioni discutibili: “Per me le ragazze ubriache vanno accompagnate a casa. Punto e basta. Però c’è da vedere se veramente alcune volte succedano questi reati oppure no. A me danno un po’ fastidio le donne che si svegliano 7 mesi dopo. Io voglio capire – prosegue – fin dove è l’offesa dell’uomo alla donna. Oggi, per esempio, direi ai miei figli di stare attenti a dire a una ragazza che è bella, perché qui non si capisce dove comincia e dove finisce la cosa. Non si può andare nemmeno a letto con una perché può succedere che lei prima ci sta e dopo 3 mesi sostiene di essere stata indotta da un omaccione. E allora è meglio non andarci a letto”.

E rivela: “Io sono monogamo, sono sposato da quasi 40 anni e non sopporto assolutamente il tradimento. Se mia moglie mi tradisse, preferirei che non me lo dicesse. Non vorrei crearmi tutte queste rotture di palle, cioè preferirei che mi tradisse senza dirmi niente. Io ho tradito mia moglie? Certo, lo dico pubblicamente qui alla Zanzara. Un mio amico avvocato mi ha detto che, se dovesse difendere mia moglie, chiederebbe un milione di euro per il divorzio e le fa avere 3 ogni anno”.

Inevitabile la domanda dei conduttori sul pensiero politico di Bandecchi che dichiara di essere a favore del nucleare, della liberalizzazione della prostituzione e parzialemnte della legalizzazione delle droghe leggere, ma precisa: “È vero, ho definito la Guardia di Finanza “Gestapo”, perché ha dei poteri che altri non hanno e mi hanno sequestrato 22 milioni di euro. Ancora oggi non so perché, non me l’hanno ancora fatto capire. Io son sopravvissuto al sequestro di 22 milioni e i miei dipendenti hanno continuato a prendere lo stipendio, altri si erano già sparati alla testa. Ci sono indagini in corso, i 22 milioni prendetemeli dopo. Mica sono scappato a Dubai, io sto a Roma. E quei soldi li hanno trovati in banca, mica acquattati in valigie”.

Sulla bagarre con due consiglieri comunali di Fratelli d’Italia, si difende strenuamente: “Io manesco? Mi difendo se qualcuno mi rompe i coglioni. Quei signori mi hanno dato del pagliaccio, mentre io parlavo liberamente in un consiglio comunale. Dare uno schiaffo quando si è insultati? Sicuramente ci sono molte più persone che si sono suicidate per le parole che per un schiaffo. Se mi dite che sono un buffone, non reagisco. Se insistete dicendolo più volte – aggiunge – non vi do una testata ma due perché non mi dovete rompere i coglioni. Sono un sindaco? E chi se ne frega, sono innanzitutto un cittadino italiano e mi offende il fatto che uno non mi lasci parlare democraticamente. Sono stato indagato perché 20 persone mi hanno messo le mani addosso: non si devono azzardare a fermare uno che non ha ancora commesso nulla”.

Il sindaco-imprenditore ribadisce poi la sua ammirazione per Benito Mussolini: “Ha fatto cose giuste, ricordiamoci che era socialista. Mussolini ha pensato di aiutare le persone che morivano di fame, ha bonificato le paludi, cosa entusiasmante che ancora mi piace, ha dato via al principio socialista della sanità per tutti, che poi si è realizzato successivamente. Per me la cosa schifosa che ha fatto sono state le leggi razziali. Quello è insopportabile. Se io fossi vissuto in quell’epoca, forse sarei stato un fascista della prima ora ma dopo le leggi razziali non lo sarei stato più“.

E conclude: “Il fascismo era violenza dal primo momento? Eh, sì, gli altri invece erano angeli. Parliamo di un’altra epoca. La marcia su Roma? Non so se l’avrei fatta, però in quel periodo le cose funzionavano da schifo e peggio di oggi. Il comunismo invece ha un principio fantastico, cioè l’idea eccellente di essere tutti uguali. Però io voglio che tutti siano uguali in partenza, non al punto d’arrivo, perché per me l’uguaglianza sta nella differenziazione”.

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