In Giorgia, la puffetta mannara chiamata dal destino (e dalla reiterata attitudine all’autogol di Enrico Letta) a reggere le sorti della nazione, montava la rabbia fredda per le strumentali manovre sottotraccia contro il governo allestite dal suo vicepresidente, l’infido leghista Matteo Salvini.

Così, alla ricerca di ispirazioni cento per cento italiane come il galletto Vallespluga, tornò ad abbeverarsi alla grande cultura cinematografica nazionale, nella sua declinazione migliore degli spaghetti western. La pellicola che preferiva, di alta valenza subliminale identitaria: “Sette pistole per i Mac Gregor”, in cui i canonici sette fratelli non perdono tempo con sette spose, bensì fronteggiano la banda del simil-Salvini Santillana e i suoi cento bandoleros extra-comunitari messicani, reclutati sulla Sila per ragioni di budget. Ma quando le munizioni stanno per finire e i nostri eroi rischiano di soccombere, ecco diffondersi nell’aria il suono delle cornamuse: sono i nonni Mac Gregor, veterani dei quadrati del Duca di Wellington a Waterloo, che arrivano sulle loro carrette in soccorso dei nipoti. E quando il truce Santillana-Salvini, al grido dell’immortale “muerte a los vecchiettos”, lancia i suoi accoliti contro i soccorritori, questi scoperchiano i carri, su cui compaiono gli obici di antiche battaglie vittoriose, e a cannonate mettono in rotta la marmaglia. Un capolavoro! Carico di significati per lo spirito di Giorgia cento per cento italiano, come le nocciole della Nutella (coltivate in Turchia): certamente, l’unica salvezza è la famiglia.

Dunque, la soluzione per rompere l’assedio non può che essere una compagine governativa costituita da soli parenti (con magari qualche famiglio maldestro, per tenere alto il morale, come il buffo naturale Giovanni Donzelli; quello che in coppia con Andrea Delmastro crea trappole per i pasticcioni piddini Andrea Orlando e Debora Serracchiani, in visita al carcerato Cospito, e poi ci casca dentro lui).

Presto detto, presto fatto: ecco la nomina a guardiana e cassiera del condominio Fratelli d’Italia della sorella Arianna, moglie cento per cento italiana come l’olio extra vergine Carli, già vittima querelante del vignettista alla parigina (Charlie Hebdo?), l’infame Natangelo, che ne ha violato il sacro talamo nuziale ritraendole a fianco un partner “tipo orango” (copy Roberto Calderoli, rivolto all’allora ministra Kyenge).

Incarico preceduto da quello del marito Francesco Lollobrigida, cento per cento romano come Rugantino, a capo del ricostituito ministero della razza, pudicamente mimetizzato nella doppia declinazione ufficiale delle competenze attribuite: sostituzione etnica e disturbi alimentari. Ora bisognerà trovare qualche altro parente, magari cento per cento ciociaro come la caciotta vaccina, cui affidare il dicastero dell’economia, mentre per la cultura potrebbe essere già pronta la poltrona per Anna Paratore, mamma della premier Giorgia Meloni, autrice di ben duecento romanzi rosa con lo pseudonimo di Josie Bell.

Purtroppo a oggi non si riesce a trovare per la giustizia un batrace che possa sostituire quello attuale in doppiopetto nello smantellamento della magistratura italiana. Di certo è già in pole position per l’incarico degli esteri Ciuffettone Andrea Giambruno, che nel ruolo di transito quale anchormen Mediaset su Rete 4 ha già potuto costruirsi un’apprezzata credibilità da establishment quale negazionista della crisi climatica da surriscaldamento globale; tesi inaccettabile per chi ha potuto compiere scalate sociali e ottenere vantaggi patrimoniali quale strapuntino di questo capitalismo che mercifica la vita e l’ambiente. Affiancato in siffatta azione auto-promozionale dal mazziere cento per cento lumbard Vittorio Feltri, consigliere comunale meneghino in quota Fratelli d’Italia e fu megafono berlusconiano; per di più, con velleità dandy nella sua abituale tenuta da yacthman – blazer blu doppiopetto e camicia collo rotondo edoardiano – perfetta per più che ipotetiche crociere fluviali sul Brembo o il Serio.

Insomma, si annuncia il saggio ritorno al familismo, già studiato negli anni Cinquanta sul campo (in Lucania) dal sociologo americano Edward C. Banfield, custode del sacro principio che il bene si coltiva solo all’interno della cerchia dei consanguinei, mentre fuori da essa aleggia solo pericolo e malvagità. La vera summa dello specifico patriottico, traduzione italiota del thatcheriano “la società non esiste” e sintetizzato da Leo Longanesi, nostalgico letterario in servizio permanente, nella celebre formula “tengo famiglia”. Che oggi rivive grazie all’opera costituente della puffetta mannara, Giorgia on my mind cento per cento alla vaccinara. Altro che le menate esterofile della cosmopolitica Elly Schlein, con i suoi tre passaporti e il cognome palesemente ostrogoto.

I nuovi Re di Roma

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