Al Tour de France si sapeva fin dall’inizio che sarebbe stata una corsa a due, perché Vingegaard e Pogacar sono i due uomini più forti al mondo nelle corse a tappe e avevano a disposizione due super-team completamente ai loro ordini. La Vuelta 2023 potrebbe invece essere più anarchica e alla partenza presenta molti più dubbi e incertezze. Il primo, è inutile girarci intorno, è la presenza nella Jumbo-Visma sia di Jonas Vingegaard, vincitore del Tour, che di Primož Roglič, vincitore del Giro d’Italia. Saper calibrare gli sforzi di una squadra con due capitani così forti è un rompicapo. In questi casi si dice che sarà la strada a scegliere il capitano, ma se questi due fenomeni sono al meglio sarà difficile fare una scelta. Se qualcosa nella Jumbo si inceppa, ad approfittarne ci sarà di sicuro Remco Evenepoel, capace di battere Filippo Ganna nella crono ai Mondiali e dato in ottima forma. Inoltre vuole riconfermarsi campione in Spagna dopo la bella vittoria dello scorso anno.

Un gradino sotto questi tre, tanti che possono dire la loro. L’UAE Emirates schiera un trio molto interessante: Joao Almeida, Jay Vine e Juan Ayuso, con quest’ultimo che è la grande speranza spagnola per le corse a tappe del futuro. L’Ineos ripresenta Egan Bernal per fargli continuare il suo percorso di ricostruzione ciclistica dopo il terribile incidente, ma per la classifica punterà su Geraint Thomas, mentre la Bahrain Victorious si affiderà in prima battuta a Mikel Landa e a seguire sulle buone sensazioni che prova Damiano Caruso. Uno che in Spagna poi cerca sempre di farsi vedere, spesso ottenendo ottimi risultati, è Enric Mas della Movistar.

Insieme a Caruso, il plotone italiano è più cospicuo rispetto al Tour (16 rispetto ai 7 in Francia) e soprattutto formato da ciclisti che non hanno solo compiti di assistenza ai capitani. La punta è Filippo Ganna, che ha il compito di trascinare la Ineos alla prima maglia rossa nella cronosquadre iniziale, ma anche tutti gli altri non corrono in Spagna solo per aiutare i capitani. Punteranno a qualche tappa i vari Andrea Bagioli, Samuele Battistella, Alberto Dainese, Jacopo Mosca, ma le attenzioni sono soprattutto su quel che farà Filippo Zana, l’uomo che la Jayco-AlUla potrebbe schierare per fare classifica.

Di sicuro tutti questi faranno una grande fatica, perché potendo contare sulla presenza di molti “big” la Vuelta non si è fatta scappare l’occasione di creare un percorso all’altezza. Alla terza giornata subito la salita di Andorra e poco dopo l’arrivo all’Observatorio Astrofísico de Javalambre, che nel 2019 diede la spinta per la vittoria di Roglic. La seconda settimana si apre con la crono di Valladolid, perfetta per Evenepoel, per poi avere una tappa classica da Tour de France con Aubisque, Spandelles e salita finale al Tourmalet. E in una Vuleta del genere poteva mai mancare la salita più dura d’Europa, l’Altu de l’Angliru, con pendenza media del 14%? Ah, c’è pure la penultima tappa con dieci (dieci!) salite.

Vingegaard vorrebbe imitare Jacques Anquetil (1963), Bernard Hinault (1978) e Chris Froome (2017), gli unici a vincere Tour e Vuelta nello stesso anno, ma ha un avversario interno e uno esterno a cui rendere conto. L’impresa è possibile ma il viaggio per riuscirci è lungo e molto faticoso.

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