Chiunque condivida o cerchi di entrare in possesso del video della violenza sessuale di gruppo avvenuta a Palermo lo scorso 7 luglio ai danni di una ragazza di 19 anni, subirà le conseguenze, anche penali, delle sue azioni. A chiarirlo è il Garante privacy: l’autorità ha deciso di intervenire dopo essere venuta a conoscenza della notizia che sulla piattaforma Telegram è partita l’orribile caccia alle immagini dello stupro. Il Garante ha spiegato che è fondamentale tutelare la dignità e la riservatezza della vittima: per questo mette in guardia gli utenti anche sulla possibile diffusione di dati idonei a identificare la 19enne, anche indirettamente. L’autorità ricorda che la diffusione e la condivisione del video costituiscono una violazione della normativa privacy, con conseguenze anche di carattere sanzionatorio, ed evidenzia i risvolti penali della diffusione dei dati personali delle persone vittime di reati sessuali (art. 734 bis del codice penale).

Sul servizio di messaggistica istantanea, infatti, sono centinaia le richieste per avere il filmato girato con lo smartphone dai protagonisti dello stupro di gruppo. All’interno delle chat della piattaforma, dove gli utenti si scambiano materiale pornografico, si leggono messaggi come: “Chi ha il video di Palermo? Scambio bene”. E ancora: “Qualcuno ha il video della ragazza stuprata a Palermo?”, oppure: “Su Italia 1 hanno detto che il video di Palermo è in giro sulla rete… ce l’abbiamo?”. “Scambio di tutto, cerco video Palermo”, scrive un altro utente.

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