La Giunta Capitolina, nel silenzio ferragostano, ha dato parere positivo alla relazione in cui si spiegano le ragioni e la sussistenza dei requisiti previsti dal diritto dell’Unione Europea per l’affidamento ‘in house’ del servizio pubblico locale per le annualità dal 2024 al 2027. In pratica come non fare la gara per il nuovo contratto di servizio tra il Comune e la sua controllata ATAC.

Nonostante l’attuale legge sulla concorrenza, il Comune di Roma di fatto proroga il contratto (ci sarà qualche lieve modifica) con ATAC. Ciò significa mantenere l’assetto di gestione (tecnica, trasportistica, ambientale ed economica) fallimentare che ha caratterizzato negativamente l’ultimo mezzo secolo. Roma, come per i rifiuti urbani, resterà, se non farà la gara, con un trasporto pubblico locale sottodimensionato, inefficiente e costoso per i prossimi 4 anni. Mentre in tutta Europa da 30 anni le gare hanno dato risultati positivi.

Questa materia è regolata ora da una legge del governo Draghi, la stessa che è stata promulgata annualmente dal 2017. La sua applicazione è stata sempre rimandata, a conferma della forza corporativa dei grandi e piccoli gestori delle aziende di trasporto locale e della conflittualità politica che provoca solo l’idea di liberalizzare (parzialmente) il settore del TPL. Stessa cosa vale per i balneari e i taxi come abbiamo visto in questi giorni.

Per i contratti di affidamento in essere, la legge rimanda alla normativa europea, che prevede, fino al dicembre 2023 (bisogna correre per prendere l’ultima scappatoia normativa), la possibilità – non ancora un obbligo – di una loro proroga (vedi regolamento Ce n. 1370/2017). Così non solo a Roma, ma anche a Milano e in tutta Italia sono partite le procedure dei Comuni per evitare le gare.

Anche le regioni, per quanto riguarda i trasporti ferroviari regionali, si muovono in modo simile. L’approccio alle gare delle giunte di centro sinistra, vedi Roma e Milano, è lo stesso delle Giunte di centro destra. In Lombardia, Attilio Fontana sta preparando una proroga decennale per i servizi ferroviari regionali effettuati dalla “sua” azienda, Trenord. La differenza è che il centro sinistra, a parole, è per le gare, il centro destra è nettamente contrario. L’ipocrisia politica è tutta del centro sinistra. Non importa se a Roma il traffico scoppia e se in Lombardia i treni trasportano malamente la metà dei pendolari della vicina e comparabile Baviera.

Dirigenti d’azienda e amministratori di nomina politica, assieme ai sindacati (confederali e autonomi), sono il perno corporativo delle resistenze all’innovazione. Innovazione che, agli addetti, non farebbe per niente male visto che sarebbe prevista la “clausola sociale”, come avvenuto nel resto d’Europa con l’obbligo per il subentrante di assumere tutto il personale alle stesse condizioni salariali e normative dell’azienda precedente. Sempre ammesso che “l’Incumbent” perda.

La prospettiva di una gara potrebbbe indurla ad innovazioni di processo (turni, manutenzione, acquisti ecc.) e di prodotto (qualità dei servizi, bigliettazione ecc.). A Roma, come nelle altre città, l’obiettivo principale dovrebbe essere quello di aumentare la frequenza, la regolarità e la puntualità del trasporto locale. Non certo un mero mantenimento del vecchio gestore (peraltro decotto).

Insomma il bene comune, meno traffico, meno inquinamento, meno incidenti, più vivibilità della capitale dovrebbero essere gli obiettivi primari della Giunta capitolina. Infine gli Enti Locali dovrebbero ricordare che l’innovazione, portata dalle gare, coinvolgerebbe positivamente anche i fornitori di beni e servizi, che spesso contribuiscono all’inefficienza dei trasporti. Fino al 2019 permaneva il calo delle linee della rete di trasporto romano che ammontano a 362 (-2,7%), calo rispetto al 2018 (-2,7%). La differenza tra servizio effettuato e programmato (cancellazioni) ammontava all’11,8% del totale (corrispondente a 23,7 milioni di vetture-km). Le corse Atac soppresse nel corso del 2019 ammontavano a 1.660.860, pari al 16,9% delle corse programmate (7,1% delle corse metro e 17,4% delle corse di superficie). La prima causa di soppressione delle corse di superficie, escluse le “cause varie” (48,3%), è invece rappresentata dai “guasti alle vetture”, che caratterizzano il 40,7% di tutte le corse soppresse.

Nel corso del 2019 si sono registrati 208,9 milioni di vidimazioni ai tornelli metro, una cifra in calo del 2,5% rispetto all’anno precedente. Sempre con riferimento al 2019, i titoli di viaggio venduti da Atac S.p.A. ammontano a 98,4 milioni di unità, in diminuzione del 2,4% rispetto al 2018. I ricavi da titoli di viaggio rimangono invece stabili attestandosi a 272,7 milioni di euro. Il corrispettivo ad Atac per la “Mobilità pubblica” nel 2019 ammontava a circa 462 milioni di euro, circa 13,3 milioni di euro in più rispetto al 2018 (+3,0%).

Dati questi di una insopportabile inefficienza che Roma e i romani non dovrebbero più accettare.

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