L’appuntamento per il rinnovo del Parlamento europeo si fa sempre più vicino. Se queste elezioni, un tempo, erano viste con distacco, oggi che i problemi globali complessi da affrontare come quello delle disuguaglianze, delle devastazioni ambientali, del potere di miliardari e delle multinazionali, del controllo dei nostri dati e della tecnologia nella nostra vita, diventa sempre più importante avere organi sovranazionali dalla parte dei cittadini che siano liberi di fare battaglie contro i grandi poteri economici e finanziari.

Le singole nazioni isolate spesso risultano deboli nell’affrontare poteri nascosti e distanti, mentre l’illusorio modello dell’autarchia, dentro la dittatura neoliberista, è un pannicello caldo con i paraocchi. Per questo la politica internazionale ed europea oggi è tra le più importanti, anche perché finora l’Europa è il continente che si è contraddistinto sia nell’affermazione dei diritti, che nella lotta ai cambiamenti climatici, sebbene è necessario radicalizzare l’iniziativa europea e correggere la rotta su temi cruciali come la pace.

La politica e il politico del XXI secolo ha bisogno di un nuovo modello culturale di riferimento per l’essere umano, per le organizzazioni comunitarie e per la società perché dentro le regole economiche attuali e il modello culturale di consumo e produzione si perde tempo prezioso. Innanzitutto la politica del XXI secolo deve essere olistica, deve essere una politica delle complessità che tuttavia riesca a comunicare in modo semplice, che non ha nulla a che vedere con una comunicazione semplicistica che ignora i problemi complessi e le migliaia di interazioni tra essi. La politica non può essere una lista della spesa vagamente allestita, né può inseguire il linguaggio del marketing perché funziona.

Una politica del XXI secolo persegue il benessere e la prosperità e cancella dai propri bilanci i vincoli legati al Pil. Il prossimo Parlamento europeo deve costringere il Consiglio europeo a un Patto di stabilità degno degli anni e delle emergenze che stiamo vivendo. Il Parlamento europeo deve imporre un drastico cambiamento dei vincoli europei, sostituendo l’aumento del Pil con la riduzione dell’impronta ecologica, mentre i debiti economici vanno sostituiti con i debiti ambientali. Così i nuovi bilanci delle nazioni saranno costretti a seguire questo nuovo indirizzo.

Sul piano culturale bisogna stanziare nuovi fondi di sviluppo con l’obiettivo di finanziare i livelli essenziali intellettuali per gli enti locali (teatri, biblioteche, centri culturali, etc.), aumentando il tempo da dedicare alle proposte culturali che riguardano l’economia del dono, della cooperazione, della biodiversità, dell’intercultura e della transizione ecologica.

Nell’ottica della lotta alle disuguaglianze e alle devastazioni ambientali, e per liberare tempo per le relazioni, per la nostra salute e per tornare ad apprendere le nuove conoscenze del XXI secolo, bisognerà fare direttive europee che oltre a introdurre un reddito di base universale e incondizionato, riducano l’orario di lavoro a parità di salario, cancellino le tasse sul lavoro affinché vengano trasferite sull’impronta ecologica. È così che gli adulti avranno tempo libero per un apprendimento profondo e strutturato presso scuola, università e altri spazi pubblici e privati, un piano di lifelong learning che l’Europa già finanzia con i fondi Gol.

Nel lavoro, con la riduzione dell’orario per attività produttive e commerciali, bisognerà promuovere lo smartworking insieme alla creazione di spazi di coworking cittadini, dismettendo i centri direzionali e destinandoli a finalità culturali, di formazione e di attività da svolgere nel tempo libero.

Le direttive europee dei prossimi cinque anni dovranno introdurre i budget di benessere capaci di misurare come le azioni legislative nazionali possano ridurre le disuguaglianze nel Paese e l’impatto ambientale migliorando i 17 obiettivi dell’agenda Onu 2030 dello sviluppo sostenibile, perché sarà l’ultima legislatura europea utile.

Queste sono solo alcune delle proposte estrapolate da un piano completo e olistico che non posso presentare in uno spazio così ridotto ma che rappresenterà la conclusione del mio prossimo libro in lavorazione. Il libro Ritorno al 2050 – Verso una terra giusta, che a settembre sarà presentato in molte occasioni pubbliche, è solo l’antipasto.

Articolo Precedente

L’adesione dell’Ucraina rischia di scatenare un terremoto in Ue. Ft: ‘Dallo stravolgimento del budget alle coalizioni, ecco i punti da risolvere’

next
Articolo Successivo

Di fronte alla guerra l’Ue mostra tutte le sue fallacie: impreparata, lenta a cambiare direzione

next