“Continuano ad arrivare segnali all’intera magistratura di non disturbare i potenti“. Così Area, la maggiore corrente progressista dell’Associazione nazionale magistrati, stigmatizza in una nota l’azione disciplinare intrapresa dal Guardasigilli Carlo Nordio contro i pm fiorentini titolari del processo Open, in cui è imputato l’ex premier Matteo Renzi. I sostituti procuratori Luca Turco e Antonino Nastasi sono accusati di “grave violazione di legge” per aver trasmesso al Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che ne aveva fatto richiesta) documenti sequestrati sui dispositivi di uno degli imputati, Marco Carrai, dopo che il sequestro era stato annullato dalla Cassazione. Una scelta che però, come ha ricordato nei giorni scorsi la sezione toscana dell’Anm, costituisce non un’evidente scorrettezza ma un’interpretazione di “complesse questioni di diritto“, su cui peraltro si registrano diverse opinioni tra gli studiosi della materia.

“Il ministro ancora una volta strumentalizza il potere disciplinare per colpire gli autori di scelte giudiziarie sgradite. Ancora una volta il ministro confonde la sede disciplinare con i rimedi giurisdizionali che fondano le garanzie del nostro sistema giudiziario. Ancora una volta il ministro intimidisce i magistrati che si azzardano ad esercitare le proprie prerogative anche in indagini o in processi scomodi che
riguardano condotte dei potenti”, attaccano i magistrati del Coordinamento di Area. Che citano anche un’altra azione disciplinare promossa da Nordio, quella contro il pm di Torino Gianfranco Colace e la gup Lucia Minutella, “denunciati” dall’ex senatore renziano Stefano Esposito (rinviato a giudizio per corruzione e turbativa d’asta) per aver utilizzato sue intercettazioni. Un’iniziativa che “presenta caratteri analoghi e segue il clamore sollevato dalla politica, dimostrando che questa deriva rischia di compromettere irreparabilmente l’indipendenza della magistratura, penetrando anche tra noi. Non abituiamoci, non rinunciamo all’indignazione“, conclude la nota.

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