Due magistrati di Torino sono sottoposti a procedimento disciplinare dalla Procura generale della Corte di Cassazione. Si tratta di un pm (Gianfranco Colace) e di una giudice per le indagini preliminari (Lucia Minutella) che sono accusati di “grave violazione di legge determinata da ignoranza o negligenza inescusabile” e riguarda una serie di intercettazioni del processo che a Torino si celebra col nome di “Bigliettopoli” nel quale il principale imputato è Giulio Muttoni, imprenditore del settore dei concerti e degli spettacoli dal vivo. L’aspetto contestato ai due magistrati è che a essere intercettato insieme a Muttoni è stato anche Stefano Esposito, all’epoca dei fatti senatore del Pd. Muttoni ed Esposito sono co-imputati per corruzione e le intercettazioni sono tra le fonti di prova.

L’ex parlamentare naturalmente non era intercettato direttamente perché per farlo la Procura avrebbe dovuto avere l’ok della Camera di appartenenza. A essere sotto intercettazione era il telefono di Muttoni, del quale però Esposito è un “fraterno amico” come dice l’esponente democratico che peraltro usava un cellulare intestato a una società di Muttoni. Ad ogni modo il risultato è stato che sulle circa 500 conversazioni registrate nel corso di 3 anni (tra il 2015 e il 2018), agli atti dell’inchiesta ne sono finite 132. Per i pm erano legittime perché casuali. Per la difesa di Esposito illegittime perché chi indagava sapeva di ascoltare e registrare un parlamentare. In udienza preliminare la questione era già stata sollevata, ma è stata respinta (da qui quella che si definisce “incolpazione” rivolta anche alla giudice e non solo al pm). Esposito poi ha ribadito la sua presa di posizione e le sue istanze anche al Csm e al Senato.

Palazzo Madama a larga maggioranza e su proposta di Piero Grasso – ex procuratore antimafia ed ex presidente del Senato – accolse la richiesta portando la vicenda davanti alla Corte costituzionale che non si è ancora pronunciata. Il Csm ha inviato l’esposto di Esposito alla Procura generale della Cassazione che ha già raccolto tutti i documenti, ha sentito il presidente della Corte d’appello di Torino e il procuratore generale della stessa Corte. I due magistrati “incolpati” saranno invece interrogati a settembre e poi si valuterà se ci sono i presupposti per il processo disciplinare o se si arriverà a un proscioglimento.

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