“In Europa sono preoccupati. Che succederà? Che è finita la pacchia”. Così diceva Giorgia Meloni parlando di immigrazione solo due settimane prima del voto. Oggi, dopo dieci mesi di governo, gli arrivi dell’anno sfondano quota 100mila (leggi) e l’esecutivo ormai chiede ripetutamente aiuto alle organizzazioni non governative. Cosa direbbe la premier se fosse ancora all’opposizione? Ilfattoquotidiano.it ha raccolto alcune delle numerose soluzioni proposte dal 2015 a oggi.

L’ultima volta che, navigando tra i flutti di Twitter, si registra l’hashtag meloniano #blocconavalesubito è il 7 settembre 2020, quando in uno degli innumerevoli attacchi all’ex ministra dell’Interno Luciana Lamorgese (quella apprezzata “dagli scafisti e dai fattoni” dei rave party), Giorgia Meloni sentenziò: “Diamo il buongiorno al Governo che si è (forse) svegliato e comincia a capire la proposta di @FratellidItalia sul #BloccoNavale in accordo con le autorità libiche e tunisine per impedire la partenza dei barconi e fermare le morti in mare. Piano piano ci arriveranno pure il PD e il M5S“.

La ripetizione della litania martellante che ha caratterizzato la comunicazione di Giorgia Meloni quasi dieci anni orsono, allo stato attuale, è stata sostituita da un poco convincente intervento della premier il 22 marzo 2023 alla Camera, dove all’indomani della tragedia di Cutro e del Consiglio europeo ha rilanciato molto tiepidamente il vessillo del blocco navale “in accordo con la Ue e i paesi del Nordafrica”. Per il resto, la vecchia clava di Fratelli d’Italia è stata rimpiazzata dal silenzio, squarciato timidamente da qualche incursione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi (“Il blocco navale lo stiamo facendo con l’accordo la Tunisia e la Libia. Domenica la premier Meloni andrà in Tunisia per la firma del memorandum insieme a von der Leyen, un grande successo dell’Italia”, ha annunciato trionfante un mese fa a un evento pubblico di Fratelli d’Italia).

Oggi la situazione per Giorgia Meloni, che in campagna elettorale prometteva di “gestire dignitosamente” il fenomeno migratorio e che a marzo del 2023 da Cutro lanciava la fatwa contro gli scafisti da stanare “lungo tutto il globo terraqueo”, è molto complessa: i migranti sbarcati in Italia nel 2023, stando ai dati del 14 agosto, sono 99.771, il triplo di quelli sbarcati nello stesso periodo nel 2021 e il doppio di quelli del 2022.

In questo video-blob abbiamo tracciato un excursus della propaganda meloniana sui migranti, una narrazione che ogni anno è stata scandita da refrain pittoreschi: dalla “tratta degli schiavi del terzo millennio” (i cui “complici” sono Minniti e Gentiloni, come l’attuale premier ha accusato nel 2017) al niet “all’immigrazione clandestina e musulmana” (a cui nel 2015 si aggiunse l’ambizioso proposito di combattere l’Isis) fino al “razzismo istituzionale di Stato” che spende per i migranti “37 euro e mezzo” al giorno (e “900 euro al mese”, anzi “1200”), mentre tanti “anziani mangiano alla Caritas”, “i pensionati sociali” campano con 480 euro al mese e ci sono italiani lasciati “crepare sotto i ponti”. Eravamo nel 2015, diversi anni prima la crociata della destra contro il “metadone di Stato” e i percettori del reddito di cittadinanza.

Se nel governo Conte Uno, Meloni si limitava a qualche buffetto al futuro alleato Matteo Salvini e a critiche un po’ più taglienti a Giuseppe Conte (“Forse per inesperienza si è fatto raggirare al Consiglio Europeo, perché rimangono le sanzioni contro la Russia“, disse il 29 giugno 2019), ben più severa è stata con la ministra della Difesa Elisabetta Trenta, rea di aver definito il blocco navale al largo delle coste libiche “un atto di guerra”. Alla posizione dell’ex ministra, Meloni oppose l’invito a studiare e la spiegazione secondo cui si trattava di un’azione diplomatica in concerto con la Ue e in accordo con la Libia, tanto che la perseguì il governo Prodi nel 1997 per arginare l’esodo albanese. Le norme dicono in realtà che il blocco navale è un atto ostile disciplinato dal diritto di guerra, sempre esercitato contro un paese e mai in accordo con lo stesso. E quella scelta dell’esecutivo guidato da Prodi rappresentò una pagina nera delle nostre politiche migratorie. A oggi, in ogni caso, dopo quasi un anno di governo Meloni, nessun blocco navale, nessun “muro” eretto, nessuna “difesa dei confini nazionali”, ma un tragico boom di sbarchi sulle coste siciliane.

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Migranti, i dati del Viminale: nel 2023 più che raddoppiati gli arrivi: +115,2%. Quintuplicati gli sbarchi dalla Tunisia

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