Giusto che il governo abbia proposto di aumentare i limiti delle emissioni elettromagnetiche in Italia per sviluppare la tecnologia 5G? Ne avevo già parlato qui, qui e qui. Ma lo rispiego nel modo più semplice possibile.

Le onde elettromagnetiche, come tutte le cose che non possiamo vedere, provocano dei timori irrazionali. Un modo semplice per visualizzarle è di immaginare le onde generate da un sasso nello stagno. La loro energia (e quindi quanto ci potrebbero eventualmente fare male) dipende da due parametri: dalla “frequenza” (quante onde passano per un punto in un dato intervallo di tempo) e dall’ampiezza (quanto sono invece alte).

La frequenza caratterizza il tipo di onda: in ordine di frequenza crescente abbiamo onde radio, microonde, luce visibile, raggi X. Mentre alcune onde elettromagnetiche (es raggi X) possono fare sicuramente male, per le onde radio (che sono le stesse che usano cellulari e televisioni) l’unico effetto biologico finora riconosciuto è l’innalzamento di temperatura del corpo umano, ma solo con onde particolarmente ampie. Piuttosto che l’ampiezza delle onde, è però più facile misurare l’intensità del campo elettromagnetico, la cui unità di misura è Volt su metro (V/m).

Se prendiamo un manichino riempito di gel come modello del corpo umano, si può trovare l’intensità di campo per scaldare il manichino di un solo grado centigrado. Questo valore si divide per un fattore di sicurezza di ben cinquanta. E quello che otteniamo (60 V/m) è il limite massimo nella stragrande maggioranza dei paesi del mondo.

Tra l’altro, la maggioranza delle persone si preoccupa dell’antenna perché la vede, ma non riflette sul fatto che anche il cellulare dove state leggendo questo post è anch’esso un’antenna. Che (sorpresa!) espone noi e le persone vicino a un campo elettromagnetico ben superiore a quello dell’antennone grande. E che le emissioni dei cellulari sono tanto più intense quanto più è lontana l’antenna, perché con poco campo il dispositivo deve “strillare” per comunicare con l’antenna principale.

Questo significa paradossalmente che permettere di alzare i limiti per le antenne vuole dire esporre (a un cinquantesimo del campo che scalda il corpo umano di un solo grado) addirittura di meno la popolazione ai campi elettromagnetici.

Quando il parlamento italiano definì i limiti delle emissioni elettromagnetiche, il valore del fattore di sicurezza fu fissato per motivi di negoziazione politica non a cinquanta ma a cinquecento, che corrisponde a un campo massimo di solo 6 V/m. Questo valore così restrittivo non cambia nulla per la salute umana, perché si tratta di “dividere un grado centigrado per 50 e non per 500” (perdonatemi l’approssimazione). Crea però un problema tecnologico non da poco agli operatori che vogliono implementare in Italia la rete 5G, costringendoli a installare molte più antenne per rimanere nei limiti di legge italiani.

In questo senso le battaglie di alcuni cosiddetti “ambientalisti” sono incomprensibili e irrazionali. Anzi: costringere le aziende a moltiplicare le antenne significa usare più terre rare, la cui estrazione, quella sì, è dannosa senza ombra di dubbio per l’ambiente e le popolazioni dei paesi dai cui sono estratte. È vero che chi spinge per innalzare i limiti (e risparmiare soldi) sono essenzialmente le aziende che vogliono installare il 5G in Italia (va detto con grande chiarezza), ma non è che creandogli un danno economico ne derivi un qualsiasi beneficio per la salute dei cittadini.

Fa bene quindi il governo italiano a innalzare questi limiti? Sicuramente sì, ma innanzi tutto è stato scelto di nuovo un valore senza senso (24 V/m) piuttosto che i 60 V/m che usa tutto il mondo. Per la seconda volta i limiti non sono stabiliti da tecnici ma negoziati in modo arbitrario dalla politica.

Inoltre, è stato adottato un metodo inaccettabile: quello del blitz e della mancata trasparenza. È bene ricordare che nella scorsa legislatura presso la Camera dei Deputati c’è stata un’indagine conoscitiva durata oltre un anno, che fu approvata all’unanimità da tutte le forze politiche. Le conclusioni sono state che non c’è alcuna evidenza che esistano delle persone cosiddette “elettrosensibili” o di effetti sulla salute per un limite di 60 V/m, che è poi quello che applicano praticamente tutti gli altri paesi europei e del mondo, invece dei 6 V/m tutti italiani. È esattamente quello che dicono enti regolatori internazionali come ICNIRP oppure l’Istituto superiore di sanità.

Quindi, da parte del governo, non era necessario alcun “blitz d’agosto” ma piuttosto bisognava spiegare in modo semplice ai cittadini che innalzare i limiti ha solo vantaggi. Teniamo conto che la mancata trasparenza alimenta paure e preoccupazioni.

La cosa più assurda però è stato l’ultimo dietrofront: prima la norma è stata annunciata, e poi alla fine ritirata nelle scorse ore. Dopo un comportamento del genere, penso che il governo sia riuscito a far venire dubbi persino a chi non ne aveva.

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