I vertici del partito (e del giornale) di Matteo Renzi attovagliati con Daniela Santanché. Accade al Twiga, il locale di Marina di Pietrasanta in cui la ministra era socia di Flavio Briatore, prima di cedere le sue quote al compagno Dimitri Kunz d’Asburgo Lorena, alla vigilia della sua entrata nel governo come nuova titolare del dicastero del Turismo. Come racconta il Corriere della Sera, venerdì scorso al Twiga è andata in onda una cena a base di schiacciatine, sushi, sashimi e vino bianco. Seduti a tavolta c’erano l’ex ministra Maria Elena Boschi, il deputato ed ex tesoriere del Pd Francesco Bonifazi, il consigliere regionale del Lazio Luciano Nobili, da sempre animatore d’Italia viva. Con loro anche Andrea Ruggeri, già deputato di Forza Italia e direttore responsabile del Riformista, il giornale guidato da Renzi che ha difeso Santanché nelle settimane calde delle polemiche in Parlamento per la bufera giudiziaria del gruppo Visibilia.

Sarebbe stato proprio Ruggeri, amico della ministra, a unire il tavolo dei renziani con quello che ospitava Santanché e alcuni amici imprenditori. C’era anche Canio Mazzaro, ex compagno di Santanchè, pure lui indagato per bancarotta fraudolenta. Nell’inchiesta compare anche il nome di Kunz, compagno della Santanchè, dalla quale ha rilevato l’11% della società proprietaria del Twiga in cambio di un milione e mezzo di euro. Dunque, 48 ore dopo non aver partecipato al voto sulla mozione di sfiducia per Santanchè (respinta con 111 voti contrari), alcuni renziani di primo piano si sono trovati allo stesso tavolo della ministra: prove generali di una maggioranza allargata? Per il momento i renziani e la Santanché hanno condiviso una cena e pure lo spettacolo di Alessandro Ristori, noto musicista della Versilia, accompagnato dai The Portofinos.

A commentare la notizia arriva anche una nota di Azione, il partito di Carlo Calenda, fino a qualche mese fa in procinto di fondersi proprio con Italia viva, con cui forma ancora un unico gruppo parlamentare. “La linea sulla permanenza di Daniela Santanchè al governo è sempre stata netta: deve dimettersi perché i suoi comportamenti (e capacità) non sono adeguati o accettabili per chi deve rappresentare gli italiani in qualità di ministro del Turismo. Azione non ha votato la mozione di sfiducia – destinata dall’inizio ad essere bocciata -, ritenendola un regalo alla ministra. Ma allo stesso modo Azione non si è mai riconosciuta nella linea espressa dai vari interventi dei parlamentari e del capogruppo di Italia viva, che non hanno mai pronunciato la parola dimissioni. Per quanto concerne le cene con la ministra al Twiga, che coinvolgono parlamentari di Italia viva appartenenti al gruppo Azione-Italia viva, le si ritiene del tutto inopportune“, si legge nel comunicato, rilanciato su Twitter dallo stesso Calenda.

In serata, infine, sulla stessa piattaforma appare l’autodifesa di uno dei parlamentari renziani coinvolti, Francesco Bonifazi: “Sono stato a cena al Twiga venerdì sera. Come era già stato altre volte essendo da sempre un frequentatore della Versilia. Potrei fare l’elenco dei parlamentari di tutti gli schieramenti che ho visto in quel locale”. E se la prende con Calenda: “Leggere che Carlo da Capalbio pretende di decidere lui che cosa devo fare io il venerdì sera mi dà l’impressione di un uomo che non ha nulla di liberale ma che sogna uno stato etico. Sostenere che si debba chiedere al leader politico con chi cenare e con chi no mi sembra assurdo. E pensare che la politica si faccia con il gossip e non con le idee è puro populismo”. Quanto alla mozione di sfiducia, aggiunge, “noi abbiamo votato in aula esattamente come Azione. Esattamente allo stesso modo. Paro paro. Per noi non si caccia un ministro sulla base di un avviso di garanzia. Se qualcuno vuole diventare giustizialista faccia pure: noi no. Noi quotidianamente votiamo la sfiducia a tutto il governo, a tutti i ministri, a tutta la maggioranza. Santanchè inclusa. Ma lo facciamo sulla base di valutazioni politiche. Non perché una persona prende un avviso di garanzia. Perché per noi conta la Costituzione, non un l’auto proclamato comitato etico di chi dovrebbe attaccare i populisti e passa le giornate ad attaccare noi”.

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