Avrete sicuramente letto della polemica sui commenti del ministro tedesco della Sanità Karl Lauterbach a proposito del clima in Italia questa estate. Il ministro si è trovato a visitare un’Italia torrida e non c’è andato dolce. Ha detto che “se le cose continuano così, queste destinazioni di vacanza non avranno futuro a lungo termine. Il cambiamento climatico sta distruggendo l’Europa meridionale. Un’era volge al termine”. Ovviamente, sono arrivate varie risposte, incluso quella della ministra del Turismo italiana, Santanchè, che elogiano le strutture turistiche italiane. Su Rete4, il giornalista Andrea Giambruno, che aveva previamente sostenuto che “in luglio fa caldo”, ha invitato il ministro tedesco a starsene a casa sua se l’Italia non gli piace.

Purtroppo, però, il ministro tedesco ha ragione. A parte le polemiche fra politici e giornalisti, c’è poco da fare di fronte ai dati. Le temperature medie in Europa sono aumentate di oltre due gradi dal 1990 e continuano ad aumentare al ritmo di oltre un decimo di grado all’anno. E ce ne stiamo accorgendo. Se continua così, entro meno di dieci anni avremo un altro grado in più e se non cambia niente aumenteranno ancora.

Per quanto tempo ancora i turisti continueranno ad aggirarsi con aria spettrale nelle nostre città, belle ma infuocate? Lo stesso vale per le gettonatissime campagne italiane, come il Chianti, dove alcuni turisti si impegnano ancora a percorrere strade assolate in bicicletta; ma sono a rischio di colpo di calore. Per non parlare degli incendi. Avete visto cosa è successo a Rodi? 40 mila persone evacuate. Di questi, un buon numero erano turisti e non è ovvio che torneranno dopo questa esperienza. Ovviamente, in Italia c’è anche la questione del turismo invernale che tende a sparire per mancanza di neve. E, per finire, c’è chi se ne approfitta costringendo i turisti a pagare anche 3,5 euro per una bottiglia di acqua da mezzo litro a Firenze, un accessorio ormai indispensabile per aggirarsi per una città che è sempre stata calda in estate ma che, ultimamente, è diventata soffocante.

I danni del riscaldamento globale sono parte ormai da qualche anno del “Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici” (Pnacc). Le stime del piano riguardo a quello che potrebbe succedere al turismo sono molto, molto ottimistiche, per non dire numeri sparati a caso. A pagina 72 dell’ultima versione del rapporto, leggiamo che “si stima una riduzione degli arrivi internazionali del 21,6%, in uno scenario di incremento di 4°C.”

Non so se vi rendete conto: quattro gradi in più di temperatura sarebbero un disastro inimmaginabile per l’Italia, e questi parlano di un calo marginale del turismo internazionale? Non importa arrivare a questi estremi per immaginarsi uno scenario in cui turisti semplicemente non vengono più in Italia in estate, scacciati dal caldo. È quello che ha detto il ministro Lauterbach.

E allora cosa facciamo? Diciamo che, perlomeno, ci stiamo accorgendo di quanto la nostra economia sia vulnerabile al riscaldamento globale. Non è solo questione del turismo: ci sono problemi enormi per l’agricoltura, per tutte le infrastrutture, e per la semplice sopravvivenza degli anziani e dei fragili. Ricordiamoci che l’anno scorso in Italia ci sono stati 18 mila decessi addizionali in estate, correlati all’ondata di calore. A questo punto sono necessarie serie strategie di adattamento e mitigazione e non facciamoci illusioni: entrambe sono costose. Come minimo, dovremmo smetterla di dire fesserie come “in luglio fa caldo” oppure “il clima è sempre cambiato.”

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