“Un ragazzo è, di tutte le bestie selvagge, la più difficile da trattare”. Quando facevo lezione agli specializzandi in Psicoterapia per introdurre i problemi che si riscontrano nei giovani citavo questa frase di Platone. Mi è venuta in mente leggendo i commenti per lo più negativi e piccati alla descrizione attuata da Elkann sui compagni di viaggio in treno, definiti succintamente “lanzichenecchi”.

Possiamo affermare che da sempre emerge negli adulti l’idea che gli adolescenti, con cui hanno a che fare, siano una nuova “razza” di alieni che, presumibilmente, distruggeranno il vecchio mondo. Potremmo dire: “Beh, tutto normale!”. Si tratta dello scorrere sempre identico delle generazioni in cui quella anziana pare non capire i giovani, covando però l’idea rassicurante che i ragazzi, nel volgere di pochi decenni, si ritroveranno a vivere e a pensare come anziani. Qualche dubbio però si insinua in quanto, in questo particolare frangente storico, si sono determinati due eventi nuovi che, forse, possono modificare in modo sostanziale il futuro psicologico di quelli che ora sono adolescenti.

Il primo evento è l’ipotesi, abbastanza controversa ma plausibile, che non ci sia un futuro. Quando un gruppo organizzato si fa chiamare “Ultima generazione” significa che l’idea che i cambiamenti climatici siano entrati in una spirale irreversibilmente contraria alla permanenza della vita dell’uomo sulla terra oramai è consolidata. Molti adolescenti che io vedo nel lavoro come psicoterapeuta manifestano chiaramente la convinzione che: “il futuro forse non ci sarà per me”. Da questa concetto promana la necessità di dover vivere qui ed ora senza riflettere più di tanto sul proprio futuro. Chi se ne frega dell’educazione? Di quel signore in treno che avrebbe avuto il diritto di leggere il suo libro? Godiamoci la vita, pensiamo e parliamo solo dei piaceri corporei quali comprare, mangiare, fare sesso, sballarsi!

Il secondo evento, ancora più radicale, è il cambiamento dei punti di riferimento valoriali ed educativi. Per millenni le strutture sociali che fornivano ai giovani punti di riferimento, rispetto alla loro necessità di costruirsi un’idea del mondo, erano i genitori, il contesto di appartenenza attraverso rituali sociali o religiosi e, negli ultimi secoli, la scuola. Da circa una ventina d’anni i valori e le lenti con cui vedere la realtà sono fornite da una nuova entità che potremmo succintamente raggruppare nei contatti social via Internet. Si tratta di un mutamento sostanziale perché i genitori e le istituzioni sociali in fin dei conti ragionavano con una logica affettiva mentre il web opera con una logica economica. L’affettività, nel bene o nel male, cerca di aiutare o controllare i giovani al fine di indurli a svolgere un ruolo familiare o sociale conforme alle aspettative degli adulti di riferimento.

La logica economica opera solo per vendere prodotti, idee che portino a un tornaconto per qualcuno, modi di pensare e atteggiarsi che inducano maggiori consumi, trasformando il giovane in una “macchina desiderante” come descritto da Deleuxe e Guattari. Addirittura, come argomento in modo più approfondito in un recente libro scritto per l’editore Aliberti dal titolo Intelligenza del desiderio, lo scopo ultimo della logica economica è rendere l’uomo un eterno insoddisfatto che necessita di oggetti e servizi che riempiano il vuoto esistenziale che avverte. Fenomeni come l’adolescenza prolungata, l’adolescenza infinita o quella che io chiamo “adolescenza di ritorno” (uomini e donne che divenuti adulti cominciano ad atteggiarsi e a comportarsi come imbecilli), stanno ad indicare che questa trasformazione in una razza aliena, per Elkann Lanzichenecchi, sta procedendo spedita.

Ci preoccupiamo tanto, giustamente, per l’inquinamento ambientale. Dobbiamo ora avere una nuova preoccupazione: l’inquinamento mentale delle nuove generazioni, determinato dalla logica economica del mezzo pervasivo che determina il processo educativo.

Capisco che ai più l’atteggiamento sussiegoso di Elkann possa indurre fastidio in quanto rappresenta la spocchia della classe dominante verso i bisogni del popolino. Tutti immaginiamo che la prossima volta userà un aereo privato o una macchina con autista per poter tranquillamente leggere Alla ricerca del tempo perduto in lingua originale, per cui una certa rabbia e voglia di denigrarlo ci può cogliere. In realtà, però, questa riflessione di un uomo di cultura nei confronti dei giovani (presumibilmente ricchi o benestanti perché dotati di iPhone e viaggiatori in prima classe del treno) ci aiuta a riflettere sulle sfide della nostra società. La più grande e infida è l’inquinamento mentale delle nuove generazioni con conseguente manipolazione massiccia dei loro desideri. Per questo motivo, sia per età che per emozioni suscitate, mi sento vicino alle preoccupazioni sulle nuove generazioni espresse da Elkann. D’altronde siamo in buona compagnia con Platone.

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