Il 5 luglio la Commissione Europea ha presentato un pacchetto di misure “per un uso più sostenibile delle risorse”, pacchetto che regolamenterà l’uso delle New Genomic Techniques (Ngt), in italiano Tecniche di evoluzione assistita (Tea). Queste abbracciano un ampio raggio di metodiche, che vanno dall’induzione artificiale di mutazioni, alla possibilità di trasferire geni da un individuo a un altro, purché sessualmente compatibili.

In altre parole, con le Tea il passaggio di materiale genetico è consentito in quei casi in cui potrebbe avvenire in modo spontaneo. Vengono quindi escluse quelle possibilità in cui viene trasferito un gene tra individui appartenenti a specie molto diverse, addirittura a regni distinti, come accade con gli Ogm.

Secondo la Commissione le nuove tecniche di riproduzione individuate nella proposta di Regolamento presenteranno caratteristiche tali da garantire alle varietà vegetali una migliore resistenza al clima, ai parassiti e alle malattie dovute alle alte temperature. In realtà, la procedura autorizzativa semplificata tralascia la verifica di numerosi aspetti legati alla salute dei consumatori e all’impatto ambientale dei nuovi organismi, in barba al principio di precauzione di cui all’art. 191 del Trattato sul funzionamento dell’Ue.

Salta anche l’obbligo di etichettatura, con la conseguenza che i consumatori rimarranno all’oscuro delle modalità con cui sono stati ottenuti i prodotti che stanno consumando. In compenso, il processo di brevettabilità e di immissione in commercio sarà estremamente breve, nell’ordine di quattro-sei mesi. La proposta prevede poi espressamente che i singoli Stati non possano prevedere restrizioni alla messa in campo e la preoccupazione che le piante modificate geneticamente contaminino le altre coltivazioni è fondata e concreta.

La realtà è che questa operazione si presenta come un ennesimo regalo alle multinazionali dell’agrochimica che controllano il settore sementiero. Si pensi che oggi solo quattro aziende (Syngenta, Bayer, Basf e Corteva) controllano il 62% del mercato mondiale dei semi e dei prodotti per l’agricoltura e se ne aggiungiamo altre due arriviamo addirittura al 78%.

“A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca” ed è facile immaginare, dicevo, che la proposta della Commissione miri ad accontentare la potente lobby sementiera piuttosto che a tutelare ambiente e consumatori. Si comprende perciò la levata di scudi da parte delle associazioni ambientaliste ma anche da parte del mondo dell’agricoltura biologica. La risoluzione del movimento biologico a favore di un approccio sistemico all’innovazione e alla sostenibilità, e quindi a mantenere il biologico libero da Ogm, è stata adottata con una maggioranza schiacciante (97,69% di voti a favore, 2,31% contrari) all’Assemblea generale di Ifoam Organics Europe svoltasi a Bruxelles il 21 giugno scorso.

In conclusione, spacciate come strumento di un’agricoltura sostenibile, le Tea si candidano a essere invece il cavallo di Troia dell’agricoltura industrializzata, che ha contribuito a portare all’attuale collasso ecologico i sistemi naturali.

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