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Il capo dei Servizi segreti inglesi: “Putin sotto pressione, ma nessuno vuole umiliarlo”

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Da una parte un appello ai russi “inorriditi” e disillusi dalla leadership del loro Paese e dalla guerra in Ucraina affinché si mettano al servizio dell’intelligence britannica. Dall’altra la “promessa” che “nessuno vuole umiliare Putin, tantomeno umiliare la grande nazione russa”. Il capo dell’MI6, i servisti segreti esteri britannici, Richard Moore, durante un incontro pubblico nella sede dell’ambasciata di Londra a Praga, si è lasciato andare a diverse considerazioni su Mosca, Kiev e gli impegni dell’intelligence, in particolare sul fronte che guarda alla Cina. Parlando sia pubblicamente che in un’intervista a Politico, Moore – conosciuto con il nome di “C” all’interno dell’intelligence – prima di tutto manda un messaggio alla potenziale platea dei russi “scontenti”. I toni sono espliciti: l’invito è rivolto a chiunque voglia far finire “il bagno di sangue”. “Le nostre porte sono sempre aperte”, dice Moore, citato da Sky Uk, rivolgendosi ai disertori di Mosca.

“C” racconta di un Putin “sotto pressione” dopo il tentato blitz di Prigozhin che ha costretto il presidente russo a un accordo “umiliante” per “salvarsi la pelle”. Ma specifica: “Nessuno vuole umiliare Putin, tantomeno umiliare la grande nazione russa. Ma il percorso per Mosca è molto chiaro: ritirare tutte le truppe”. Un discorso, questo, che ricorda quanto diceva il presidente francese Emmanuel Macron a inizio conflitto quando, tra le critiche di Kiev, continuava a lanciare appelli per evitare l’umiliazione della Russia. In questi casi resta sempre da capire se alle buone parole poi conseguano anche le decisioni sul campo.

Moore tuttavia ribadisce di nuovo un concetto che torna spesso nel discorso pubblico dei leader occidentali: “Spetta all’Ucraina definire i termini della pace, non a noi”. Che il conflitto finisca “con una sorta di negoziazione” è quasi scontato, aggiunge Moore, ma il “come” lo deciderà Kiev. “Il nostro compito – dice ancora – è cercare di metterli nella posizione più forte possibile per negoziare da una posizione di forza”. E la controffensiva ucraina? Moore la definisce una “fatica dura”, ma comunque più “proficua” dell’avanzata russa. Nonostante l’obiettivo sia quello di preservare le truppe, infatti, “anche così l’Ucraina è stata in grado di recuperare più territorio di quanto i russi siano riusciti a ottenere in un anno”.

Secondo Moore, comunque, c’è un fronte addirittura più “caldo” di quello russo. Si tratta della Cina: “Oggi – spiega – dedichiamo a Pechino più risorse di qualsiasi altra missione”.

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