“Io non scappo da nessuno, non sono mai scappata in tutta la mia vita e non temo le contestazioni. Chi è che mi vuole contestare esattamente? Perché la mafia mi può contestare, quello sì, non so le persone che in buona fede combattono la mafia possano contestare questo governo”. Parola di Giorgia Meloni, presidente del consiglio dei ministri, a Palermo per la commemorazione della strage di via d’Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e quattro uomini della sua scorta. Intanto però, in 30 anni di celebrazioni, non era mai successo che la rituale deposizione della corona di fiori alla caserma Lungaro, che apre di fatto la giornata del 19 luglio, fosse interdetta alla stampa. Neanche in tempo di pandemia. Eppure così sembrava non dovere essere, con l’invito regolarmente inoltrato dalla prefettura alle testate, la modalità d’accredito e persino le raccomandazioni del caso: “Si prega di accedere agli ingressi della caserma Lungaro non oltre le 08:00″.

Poi il dietrofront in una nota successiva: “Si rappresenta che la cerimonia presso la caserma P. Lungaro non sarà aperta alla stampa“. E così i giornalisti, dopo un paio d’ore d’attesa sotto al sole caldo del luglio palermitano, si sono potuti solo limitare a guardare sfilare il corteo presidenziale composto da 21 automobili, di cui due volanti della polizia, un’auto della guardia di finanza e 18 auto blu, entrare all’interno della caserma per l’omaggio alla lapide posta in ricordo dei caduti all’interno dell’ufficio Scorte. Per sentire parlare Giorgia Meloni si sarebbero dovute aspettare altre due ore. Questa volta la presidente si concede ai microfoni di fronte alla prefettura di Palermo, dove era attesa per un confronto con la prefetta Maria Teresa Cucinotta. “Sono stati inferti in questi mesi colpi importantissimi contro la criminalità organizzata – dice Meloni, scortata da vicino dal presidente della Regione siciliana Renato Schifani – e sono stata colpita dal fatto che si potesse mettere in discussione anche questo. Mi sento di dire che chi fa queste polemiche non aiuta le istituzioni. Mi sento di dire che quello che ho letto su alcuni quotidiani, riguardo la mia presenza qui è una polemica inventata”.

Poi le spiegazioni sull’agenda che non vedrà la presidente del consiglio prendere parte alla fiaccolata in ricordo delle vittime di via D’Amelio, anche se resta un alone di mistero sul divieto alla stampa di partecipare alla commemorazione della mattina. “La fiaccolata è stato un tema di agenda – spiega Meloni – Io ho preferito fare la cosa più istituzionale che c’era. Se avessi partecipato solo alla fiaccolata mi avrebbero detto ‘eh, ma non è la più istituzionale’, perché non ha simboli e molti scelgono anche di non partecipare. Si sarebbe fatta polemica anche su questo. Stasera c’è un’altra iniziativa a Civitavecchia dove è annunciata la mia presenza, quindi ho cercato di mettere insieme tutto. Io sono una persona che si permette sempre di camminare a testa alta. Sono qui oggi e sarà qui sempre quando c’è da combattere la mafia. E se qualcuno pensa che sia utile fare polemica, che devo dire, la faccia”.

Articolo Precedente

Salario minimo, Fratoianni: “Il governo dà uno schiaffo a milioni di lavoratori che vivono in una condizione di indecente sfruttamento”

next
Articolo Successivo

Calenda: “Roma è peggiorata con Gualtieri rispetto alla gestione Raggi. I media con lui sono molto più clementi”

next