“I magistrati toscani che si riconoscono in Area manifestano estrema preoccupazione che nella scelta dei dirigenti degli uffici del distretto
influisca la volontà di settori del mondo politico e dell’informazione di incidere su procedimenti pendenti, mediante la rappresentazione di un potere diveto” su candidati non ritenuti graditi”. È la conclusione di un durissimo comunicato diffuso da giudici e pm della corrente progressista sulla nomina di Filippo Spiezia, membro italiano di Eurojust, a procuratore capo di Firenze, approvata lo scorso 5 luglio dal Consiglio superiore della magistratura. La vicenda ha sollevato uno scandalo politico per lo strappo istituzionale del vicepresidente dell’organo Fabio Pinelli, avvocato di nomina leghista, che ha scelto – violando la prassi seguita fino a quel momento – di esprimere il proprio voto in favore di Spiezia, decisivo per farlo prevalere su Ettore Squillace Greco, il capo dei pm di Livorno inviso a renziani e centrodestra perché ritenuto vicino ai vertici attuali dell’ufficio. Il procuratore aggiunto Luca Turco infatti ha chiesto il rinvio a giudizio di Matteo Renzi (che lo ha denunciato più volte, sempre senza successo) e del suo “Giglio magico” nel procedimento sulla fondazione Open; lo stesso Turco e un altro aggiunto, Luca Tescaroli, indagano invece sul fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri ritenendolo il mandante occulto, insieme a Silvio Berlusconi, delle stragi di mafia del 1993.

In questo senso il voto di Pinelli è stato doppiamente inopportuno: fino a qualche mese fa, infatti, l’avvocato era parte in causa nel processo Open come difensore di Alberto Bianchi, ex presidente della cassaforte renziana. Non solo: è lui il legale che ha materialmente redatto il conflitto di attribuzione contro la Procura fiorentina sollevato dal Senato nell’ambito di quello stesso processo, sostenendo che i sequestri disposti dai pm violassero le prerogative costituzionali di Renzi. Circostanze, queste, che i magistrati toscani di Area ricordano nella loro nota, esprimendo perciò “il timore che la vera importanza attribuita alla Procura di Firenze sia collegata alla valenza fortemente politica attribuita alle determinazioni di questo ufficio, e alle sue indagini più significative, come è confermato dal fatto che i medesimi ambienti politici e del mondo dell’informazione già nell’immediato hanno rivendicato il loro apporto determinante in tale votazione”. Il giorno dopo la nomina di Spiezia, infatti, Renzi cantava vittoria sul suo Riformista: “La toga rossa Squillace Greco pregustava una vittoria che tutti davano per scontata. E invece ha sorpresa ha vinto il candidato più moderato e più autorevole”. E sullo stesso giornale si lodava lo sforzo politico del renzianissimo consigliere laico Ernesto Carbone, “il quale è riuscito a convogliare i voti dei colleghi su Spiezia”.

Le toghe progressiste sottolineano che “da mesi gli stessi uffici giudiziari fiorentini subiscono continui attacchi mediatici con particolare riferimento ad alcune vicende penali di rilievo, fra cui anche quella della fondazione Open”. E che “la conseguente esigenza di iniziative per tutelare la serenità e l’immagine dei magistrati del distretto da tale campagna mediatica era stata reiteratamente rappresentata ad una delegazione del Csm”. Il nuovo procuratore Spiezia, scrivono, è un magistrato “senz’altro di notevole esperienza e professionalità”, ma “non ha mai ricoperto incarico direttivo e da molti anni è lontano dalla giurisdizione di merito”, lavorando presso l’agenzia Ue per la cooperazione giudiziaria. Mentre senza il voto di Pinelli sarebbe passato Squillace, candidato “fornito dei requisiti previsti dal Testo unico per la dirigenza (la circolare del Csm che fa da “vademecum” per le nomine, ndr) in quanto titolare di ufficio direttivo”. I magistrati toscani “suspicano quindi che analoghe vicende non si ripetano in occasione della futura nomina di altri importanti uffici direttivi, fra cui quella del presidente del Tribunale”. E “si rivolgono alla giunta locale Anm per chiedere la convocazione di un apposito incontro, al quale invitare esponenti laici e togati del Csm”.

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