L’adesione della Svezia, i rapporti con la Cina, ma prima di tutto un piano di salvaguardia della sicurezza dell’Ucraina. Sono questi i punti che il segretario della Nato Jens Stoltenberg, riconfermato nel suo ruolo fino a ottobre del 2024, ha indicato al centro del prossimo summit del Patto Atlantico a Vilnius, l’11 e 12 luglio. Una tappa cruciale per gli sviluppi operativi dell’Alleanza Atlantica e soprattutto per l’andamento della guerra.

La questione principale riguarda proprio l’eventuale adesione dell’Ucraina alla Nato che in queste ultime settimane è stata al centro delle pressioni esercitate da Zelensky nei confronti degli alleati, chiedendo più volte che in questa sede venisse discusso chiaramente il progetto di adesione. Il presidente ucraino, che incontrerà in Turchia prima del vertice il suo omologo turco Erdogan, ha criticato le “indecisioni della Nato su Ucraina e Svezia” definendole come una “minaccia globale”. Su questo punto, Stoltenberg ha ribadito la sua aspettativa circa il fatto che, nell’ambito del vertice di Vilnius, l’alleanza possa affermare coralmente che l’Ucraina “diventerà un membro della Nato” dopo la fine del conflitto in corso con la Federazione russa. Sulla questione ucraina, inoltre, Stoltenberg ha affermato che ci sono altri due punti fondamentali per continuare a offrire supporto nello scontro con la Russia: da un lato un accordo su “un programma pluriennale di assistenza, per assicurare la piena interoperabilità tra le forze armate ucraine e la Nato”, dall’altro la creazione straordinaria di un “Consiglio Nato-Ucraina” per rafforzare i legami politici e migliorare la cooperazione militare.

L’adesione della Svezia è il secondo pilastro cruciale che sarà affrontato nel corso del vertice lituano. Dopo il raggiungimento degli accordi fra i due Paesi e l’introduzione di una nuova legge antiterrorismo svedese, la Turchia continua a non voler ratificare l’ingresso dello Stato scandinavo nell’Alleanza accusando il paese di non consegnarle alcuni sospetti “terroristi” del Pkk e della rete che fa capo al predicatore Fethullah Gulen. Per queste ragioni, alcuni media turchi hanno anticipato – e solo alla vigilia è arrivata la conferma ufficiale – che a margine del vertice si terrà un bilaterale fra Biden ed Erdogan, con al centro proprio il via libera sull’adesione svedese da parte della Turchia che non risulta essere affatto scontata perché “ci sono ancora delle differenze da colmare”. Lo stesso Erdogan ha detto che la Svezia ha compiuto “passi corretti” per entrare nella Nato approvando recenti emendamenti antiterrorismo, ma questi “sono stati vanificati da dimostrazioni plateali di simpatizzanti del gruppo terroristico Pkk”. Erdogan, che nella serata di domenica ha sentito Biden al telefono, ha aggiunto che non sarebbe corretto associare l’adesione della Svezia alla Nato con la vendita di jet F-16 alla Turchia, ringraziando Biden per il sostegno fornito ad Ankara nel suo desiderio di acquistare i caccia da Washington. Il 5 luglio si era invece tenuto un incontro sullo stesso tema alla Casa Bianca fra il presidente svedese Ulf Kristersson e Biden che si è detto “impaziente di vedere l’ingresso della Svezia nell’alleanza”.

Stoltenberg è poi intervenuto anche sul tema dell’orientamento dell’Alleanza sulla decisione di Washington di rifornire Kiev di bombe a grappolo. Le sue dichiarazioni hanno lasciato intendere che al momento non c’è alcun orientamento complessivo e ogni Paese va per conto suo. Di certo la Nato non ha una posizione contraria alle bombe a grappolo e non tutti i Paesi dell’alleanza hanno sottoscritto la Convezione di Oslo del 2008 che bandisce questo tipo di armamenti. In conclusione, il segretario ha poi commentato un documento ufficiale della Nato in merito all’aumento delle spese militari del 2023 relative a Canada e alleati europei: +8,3% è il dato complessivo di incremento. Aumenti “che non si vedevano da decenni” ha commentato lo stesso Stoltenberg, a testimonianza del fatto che la Nato è “a buon punto” per il raggiungimento del 2% minimo di spese militari richiesto a tutti i Paesi dell’Alleanza.

Lo storico summit non è però solamente dedicato all’ambito europeo. Le attenzioni dei Paesi nord-atlantici sono concentrate anche sui rapporti con la Cina nell’indo-pacifico e sulle sue posizioni sul Mar Cinese meridionale e orientale, motivo per cui, come Stoltenberg ha dichiarato, al vertice saranno presenti anche i leader di paesi alleati ma esterni come Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud, per affrontare questioni di sicurezza “globale”. La risposta della Cina è stata molto dura ed è arrivata dal portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, che durante una conferenza stampa ha invitato la Nato a “concentrarsi su come svolgere un ruolo costruttivo per la pace e la stabilità dell’Europa e del mondo, piuttosto che esaltare il tema della Cina”.

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