Ma insomma questi libri dello Strega, che poi ha votato, il ministro Sangiuliano li ha letti oppure no? Dalla prima risposta, che poi è quella che conta come ci insegnava Mike Bongiorno, parrebbe di no, anche se poi l’ex direttore, unico caso nella storia della Repubblica a passare dalla poltrona di un Tg a quella di ministro, tenta di metterci una pezza dicendo: ma sì che li ha letti i libri, ci mancherebbe, lui stava in giuria, ma dovrà “approfondirli. Dunque, se l’italiano è italiano, il ministro Sangiuliano questi benedetti libri candidati allo Strega li ha solo sfogliati. Magari li leggerà questa estate quando avrà qualche ora di tempo libero dagli impegnativi compiti ministeriali generosamente tesi a costruire l’egemonia culturale della destra.

E qui, come si dice, casca l’asino: uno come Togliatti, per dire, avesse avuto una simile opportunità secondo voi si sarebbe fatto sfuggire l’occasione per leggere, e poi dire la sua, i cinque libri finalisti, magari chiosando con tratto aristocratico sulla capacità di scrittura degli autori, sul senso profondo dei testi, sul rapporto di questi con la realtà, sulla loro coerenza interna? Perché la famosa egemonia culturale della sinistra di questo era fatta, vivaddio, di conoscenze e competenze che la politica portava con sé e grazie alle quali riusciva a tessere felici relazioni con il mondo della cultura e le ‘meglio’ intelligenze del paese.

Una conoscenza cui si aggiungevano le tante battaglie contro la censura a cinema o a teatro, la difesa delle pellicole italiane dalla sovrabbondanza di quelle americane, una scuola per tutti e l’allargamento dell’istruzione, una riforma democratica della tv, nonché gli innumerevoli appuntamenti di riviste, circoli ed associazioni di ‘area’ su questi ed altri temi. Grazie a tutto ciò la sinistra si costruì nel ventennio post bellico come punto di riferimento per intellettuali ed operatori culturali e lo rimase per molti anni ancora fino ad oggi.

Ma sia chiaro: l’egemonia fu il frutto di una battaglia vinta e non di chissà quale perverso disegno di potenze nazionali o straniere. Perché a chi parla a vanvera di egemonia della sinistra come di un’orrenda macchia di cui mondare l’Italia un paio di cose bisogna ricordarle: primo, che le istituzioni culturali nel dopoguerra erano in mano alla Dc e ai moderati e non certo alla bieca sinistra, a cominciare dalla scuola, passando per la stampa e finendo alla televisione (si salvava in parte l’editoria, ma solo in parte, e un pochino il cinema); secondo, che questa egemonia la sinistra la costruì, appunto, stando all’opposizione, fuori dai gangli del potere e non occupandoli come si vuole, ad arte, far credere.

L’accesso ai ruoli cruciali del sistema culturale venne dopo e non prima, come conseguenza delle tante lotte e delle iniziative prese nel periodo che va dal dopoguerra fino alla fine degli anni 60. Insomma fu frutto esclusivo del ‘merito’, per usare un sostantivo caro a Sangiuliano. ‘Merito’ che una destra che non ‘approfondisce’ evidentemente non è riuscita ad avere sino ad oggi. E forse non riuscirà ad avere ancora per molto tempo, se non riesce a leggere nemmeno i libri che deve giudicare.

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