Non capisco perché se io denuncio di essere stata rapinata, nessuno mette in dubbio che sia vero e nessuno pensa che io abbia avuto piacere nel subire una rapina. E invece nello stupro bisogna dimostrare che non si è stati consenzienti. Questa è una cosa gravissima”. Così a Coffee Break (La7) la scrittrice Dacia Maraini replica al giornalista Marco Ventura, secondo cui lo stupro ai danni della ragazza che ha denunciato la violenza sessuale commessa dal figlio di Ignazio La Russa e da un suo amico “è tutto da dimostrare”.

Maraini sottolinea: “Lo stupro non esiste in natura. È un’arma di guerra con cui si vuole umiliare una persona. Lo stupro è un fatto psicologico e culturale, non c’entra niente col sesso. È un’offesa alla sacralità del corpo femminile. Ed è questo il motivo per cui le donne restano per sempre ferite. Il danno fisico può essere anche leggerissimo, ma il vero problema è la ferita profonda nel subire l’umiliazione, nell’essere ridotta a oggetto – continua – nell’essere penetrate da uno straniero all’interno della logica della guerra: io ti violento perché sono il vincitore. Lo stupro è un fatto molto molto grave che lascia ferite che spesso non si rimarginano mai più. Soprattutto creano nella donna una forma di sfiducia in se stessa, per cui frequentemente diventa nemica di se stessa. Dopo essere state stuprate, spesso le donne arrivano ad autopunirsi e a odiare se stesse”.

La scrittrice conclude: “Quella ragazza è stata indubbiamente colpevolizzata. Leggo da più parti che la “ragazza è stata consenziente”, argomento di tutti gli stupri da sempre. Ma allora perché la donna reagisce denunciando? La denuncia non è piacevole perché si è costretta ad affrontare situazioni sgradevolissime, in cui la donna deve dimostrare che non è stata consenziente. È una cosa atroce, perché, ripeto, uno non è consenziente quando viene rapinato. E lo stupro è una vera e propria rapina psicologica prima che fisica”.

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