Asset di A2A sopravvalutati in modo da favorirla nella fusione con la brianzola AEB. E un conseguente danno subito da AEB di almeno 60 milioni di euro. Sono alcune delle contestazioni mosse dalla procura di Monza a sei dei protagonisti della fusione avvenuta nel 2020 tra le due multiutility, ai quali è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini, probabile preludio a una richiesta di rinvio a giudizio. Si tratta dell’ex presidente di A2A Giovanni Valotti, della presidente di AEB Loredana Bracchitta, di Alberto Rossi, lo scorso maggio riconfermato sindaco del Pd di Seregno, comune primo azionista di AEB, oltre che dell’assessore Giuseppe Borgonovo, del segretario generale del comune Alfredo Ricciardi e di Pierluigi Troncatti, partner della società di consulenza Roland Berger. Ora rischiano di finire tutti alla sbarra per una vicenda in cui sino a oggi è stata fatta carta straccia di ben tre decisioni dei giudici: una sentenza del Tar di febbraio 2022, una sentenza del Consiglio di Stato del settembre successivo e un’ordinanza della Cassazione dello scorso novembre. Le prime due avevano annullato le nozze tra AEB e A2A dichiarandole illegittime, perché l’operazione avrebbe dovuto passare per un bando pubblico visto che ad acquisire una parte del capitale di AEB (interamente pubblica) è stata A2A, per metà proprietà dei comuni di Milano e Brescia, ma per l’altra metà posseduta da soci e investitori privati. Successivamente la Suprema Corte aveva respinto il ricorso con cui AEB e A2A avevano sostenuto che il Consiglio di Stato aveva emesso una sentenza relativa a una vicenda su cui non avrebbe potuto esprimersi. Ma nonostante siano passati quasi due anni e mezzo dalla prima sentenza del Tar, il comune di Seregno non ha mai fatto marcia indietro sulla delibera che aveva dato il via alla fusione. E ancora oggi AEB fa parte del gruppo A2A.

Proprio alle decisioni dei giudici rimaste inascoltate è dedicato uno dei passaggi del comunicato stampa diramato dalla procura sulla chiusura delle indagini coordinate dai pm Salvatore Bellomo e Stefania Di Tullio e condotta dalla guardia di finanza di Seregno. Tra le altre cose, infatti, al sindaco Rossi e all’assessore Borgonovo viene contestato di “avere mantenuto in essere quanto già illegittimamente deliberato circa l’integrazione societaria e industriale, omettendo di procedere con la prevista e legittima evidenza pubblica”, nonostante “le varie pronunce del Tar, del Consiglio di Stato e della Corte di Cassazione”. Rossi e Borgonovo inoltre hanno “supinamente recepito tutte le indicazioni” provenienti da Bracchitta, Valotti e Troncatti, responsabili per i pm di essersi accordati “circa il mancato ricorso alla procedura di evidenza pubblica e nella manipolazione dei dati di concambio degli asset di A2A”, in modo da giustificare la scelta di A2A come partner per una fusione senza alcuna gara pubblica, “peraltro celando al consiglio di amministrazione di AEB la documentazione tecnica necessaria” per fare le opportune valutazioni.

Analoga documentazione fu negata “fraudolentemente” anche da sindaco e assessore all’opposizione in consiglio comunale, dove sedeva Tiziano Mariani, il consigliere che ha depositato in procura gli esposti da cui è partita l’inchiesta e che ha presentato il ricorso al Tar contro la fusione insieme all’ex consigliere regionale del M5S Marco Fumagalli. Al sindaco Rossi viene poi contestato di “essere intervenuto, su sollecitazione della Bracchitta, presso il comune di Bovisio Masciago tramite il segretario provinciale del Pd Luigi Ponti (non indagato, ndr)” in modo che anche in questo comune, uno degli altri azionisti di AEB, il consiglio comunale desse l’ok alla fusione senza passare per una gara pubblica.

Per la procura l’integrazione societaria ha avuto il “solo scopo di favorire la società A2A, con le seguenti modalità: sopravvalutazione degli asset di A2A, al fine di attribuire ad A2A valori di concambio superiori a quelli diversamente ottenibili attraverso una valutazione conforme alla realtà oggetto di esame, con conseguente impatto anche sulla misura dei dividendi futuri, a beneficio di A2A, con un danno complessivo per AEB pari a una somma non inferiore a 60 milioni di euro”. Per i pm, che si sono avvalsi di consulenze tecniche, ci sarebbe stata anche “l’omessa valorizzazione di un premio di maggioranza a favore di AEB di entità non inferiore a 5,7 milioni di euro”.

A sponsorizzare A2A quale partner per una fusione con AEB fu anche una serie di consulenze preparatorie affidate da AEB alla società Roland Berger: valore totale delle consulenze circa 300mila euro, ma gli incarichi – come raccontato da ilfattoquotidiano.it – furono spezzettati in modo da non superare la soglia per le gare e da essere affidati direttamente. Ora i pm contestano a due degli indagati, Bracchitta e Troncatti, anche di “aver concordato il perimetro dell’incarico di advisor industriale, ritagliando l’invito ai desiderata di Troncatti” e di “aver invitato cinque società, di cui due prive di requisiti, con modalità tali da rendere quale unico destinatario dell’assegnazione dell’incarico la società Roland Berger”.

L’ex consigliere comunale Mariani torna a chiedere le dimissioni del sindaco Rossi e invita il prefetto a “nominare al più presto un commissario che applichi le sentenze passate in giudicato che il sindaco non ha voluto applicare, mantenendo in essere, come dice la procura, quanto già illegittimamente deliberato circa l’integrazione societaria”. Parla di “svendita di AEB ad A2a” l’ex consigliere regionale del M5S Fumagalli, augurandosi che “la magistratura scenda ben a fondo della vicenda, indagando a 360° gradi sugli altri comuni che hanno aderito a questa vicenda per obbedienza di partito, svilendo il proprio ruolo e quello dei consiglieri comunali a quello di meri passacarte”.

@gigi_gno

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