“Una grande amarezza quella di constatare l’assenza dello Stato italiano.” Queste le parole di Salvatore Attanasio uscendo dal tribunale di Roma, dove si è svolta la terza udienza preliminare, ultima occasione per lo Stato di costituirsi parte civile, del processo sul triplice omicidio nei confronti di due funzionari del Programma alimentare mondiale (Pam) accusati di non aver garantito la sicurezza a Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano nella Repubblica del Congo, al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo, rimasti uccisi durante un’imboscata lungo la route nationale 2 tra Gomae Rutshuru, il 22 febbraio 2021.

“Uno Stato forte con i deboli e debole con i forti – continua Salvatore Attanasio – in Congo quando gli imputati erano 5 disgraziati, lo Stato italiano si è presentato come parte civile. Qui di fronte a un’organizzazione potente come quella delle Nazioni Unite, lo Stato fugge.” La famiglia Attanasio ha fatto sapere di aver accettato il risarcimento del Pam, “per il futuro delle tre figlie di Luca”, decidendo così di non costituirsi parte civile nel processo. I familiari del carabiniere Vittorio Iacovacci, invece, hanno rifiutato e restano quindi parti civili nel procedimento.

“Il dato importante è che per la prima volta oggi si è parlato dell’immunità – ha dichiarato Fabio Curcio, avvocato della famiglia Attanasio – che è una questione dirimente e altamente importante.” Immunità diplomatica di cui godrebbero i dipendenti dell’agenzia dell’Onu e quindi anche Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza, imputati nel processo e accusati di omicidio colposo. Alla prossima udienza, fissata per il 14 settembre, il giudice dovrebbe decidere in merito. Durante la mattinata, all’esterno del tribunale, l’Aoi, associazione delle Ong italiane e Focsiv, federazione degli organismi di volontariato internazionale, hanno organizzato un presidio per testimoniare la loro vicinanza e la piena solidarietà alle famiglie delle vittime.

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