Cultura

Premio Strega 2023, ecco tutto quello che c’è da sapere. E i finalisti rispondono alla domanda: chi vincerà?

Quattro le scrittrici finaliste (mai accaduto nella storia dello Strega ultramaschile) con i rumors insistenti e puntuali che vogliono vincente Postorino con Mi limitavo ad amare te. Unica incognita, a quanto pare, è la distanza, in termini di voti, con cui Postorino staccherà D’Adamo

di Davide Turrini

La sera del 6 luglio 2023 cinque candidati si contenderanno il 77esimo Premio Strega. Si tratta di: Maria Grazia Calandrone con Dove non mi hai portata (Einaudi); Andrea Canobbio con La traversata notturna (La Nave di Teseo); Ada D’Adamo con Come d’aria (Elliott); Romana Petri con Rubare la notte (Mondadori); Rosella Postorino con Mi limitavo ad amare te (Feltrinelli). Quattro le scrittrici finaliste (mai accaduto nella storia dello Strega ultramaschile) con i rumors insistenti e puntuali che vogliono vincente Postorino con Mi limitavo ad amare te. Unica incognita, a quanto pare, è la distanza, in termini di voti, con cui Postorino staccherà D’Adamo – morta lo scorso marzo a 54 anni – e il suo Come d’aria della piccola e indipendente Elliot. A livello tematico il rapporto tesissimo genitore/i figli sembra invadere la cinquina come mai accaduto nel passato. Alcune curiosità: Einaudi è alla settima finale consecutiva (due vinte con Cognetti e Desiati nel 2017 e nel 2022); se Feltrinelli vincesse lo Strega 2023 sarebbe la quarta volta per la celebre casa editrice milanese che non vince dal 2004 con Il viaggiatore notturno di Maurizio Maggiani (il primo titolo feltrinelliano fu nel ’59 con Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa); Albo d’oro: Mondadori 23 vittorie; Einaudi (16) e Bompiani (10). Di seguito una sintetica scheda di ogni libro, le probabilità di vittoria e tre domande identiche poste da FQMagazine ad ogni autore.

Maria Grazia Calandrone, Dove non mi hai portata (Einaudi)
Il raggelante ieratico memoir della poetessa Calandrone, bambina abbandonata nel ’65 in un prato di Villa Borghese, dopo che i genitori si sono suicidati nel Tevere. Robusto e complesso percorso letterario alla ricerca di appigli, segni, ipotesi familiari legati alla madre nel silenzio di luoghi ostili e nel vuoto di ciò che non è stato. Con la madre presa a mazzate nella campagna abruzzese perché non accetta il matrimonio combinato e un peregrinare tragico nel boom del dopoguerra. Probabilità di vittoria: 15%

Incipit: “Di mia madre, ho soltanto due foto in bianco e nero. Oltre, naturalmente, alla mia stessa vita e a qualche memoria biologica, che non sono certa di saper distinguere dalla suggestione e dal mito”.

Che significato ha per lei Dove non mi hai portata?
Dove non mi hai portata è un libro sulla forza omicidiaria del pregiudizio e sui vuoti legislativi, che hanno costretto i miei genitori ad abbandonare la vita per offrire alla loro figlia neonata – cioè me – una vita degna di essere vissuta. Ancora oggi in Italia ogni anno vengono abbandonati tremila bambini. Ancora oggi in Italia tremila famiglie ritengono che affidare i propri figli alla compassione degli altri sia la scelta migliore. Questo dimostra che la nostra società continua a non favorire una genitorialità serena, qualunque siano le condizioni di nascita.

Perché scrive?
Per imparare dall’intelligenza delle parole quello che non so del mondo.

Chi vince il premio Strega 2023?
Matematicamente, il libro che otterrà il maggior numero di voti.

Maria Grazia Calandrone ha 58 anni ed è nata a Milano. Ha esordito nella pubblicazione di poesie nel 1994 ed è arrivata nella dozzina finalista allo Strega nel 2021 per Splendi come vita (Ponte alle Grazie). Collabora, tra le mille mansioni letterarie, con l’attrice Sonia Bergamasco lavorando spesso alla composizione dei suoi testi teatrali.

Andrea Canobbio, La traversata notturna (La Nave di Teseo)
Intenso memoir che si trasforma in cronaca dolente di una storia familiare a ritroso sulle tracce di un padre depresso e sfuggente, figura impossibile da raggiungere. Tra le trame urbane di una livida Torino che si dipana per decenni, lettere, pagine d’agenda e fogli dei medici ricompongono una ricerca sul tempo perduto che evita toni e sviluppi da saga e che invece si concentra sulla tensione del mistero paterno. Probabilità di vittoria: 5%

Incipit: “Per costruire bisogna prima scavare, mi sembra di averlo sempre saputo. Si prepara uno scavo e si gettano le fondamenta. L’ho imparato quando ero bambino. Nella nostra via c’era un cantiere che procedeva con immensa cautela, e ci sarebbe stata una casa, in un vago futuro. LO scavo aveva pareti profonde, foderate da armature di legno calcinate dietro le quali si indovinava il terreno macchiato e rugoso”.

Che significato ha La traversata notturna per lei?
È il libro che desideravo scrivere da sempre, che avevo paura di non riuscire a scrivere, il libro che a lungo ho considerato un tabù, il libro nascosto dal quale tutti gli altri libri scaturivano, che se avessi mai scritto (quasi di sicuro fallendo) mi avrebbe privato di quel poco di inspirazione che avevo, e quindi il libro che sarebbe diventato il mio ultimo libro. A cinquant’anni, però, mi è stato chiaro che non potevo più rimandare e mi sono messo al lavoro. Alla fine non mi sono liberato dei miei fantasmi, non ho curato le mie ferite, non ho perdonato, non mi sono riconciliato, non sono più buono. Però ho sistemato un bel po’ di roba nei cassetti: ho creato un ordine che racconta anche il disordine, e di questo sono molto contento.

Perché scrive?
In generale perché ne ho bisogno. In particolare, in questo caso, per stare ancora un po’ con i miei genitori.

Chi vince il premio Strega 2023?
Non so.

Traduttore prolifico, editor regale prima per Bompiani e poi soprattutto per Einaudi, il 59enne torinesissimo Canobbio ha esordito nella letteratura con Vasi Cinesi già nel 1989 per poi macinare premi e riconoscimenti in Italia per tre decenni, nonché numerose traduzioni dei propri romanzi all’estero. L’11 settembre 2001 era a New York mentre gli attentati alle Twin Towers trasformavano il mondo occidentale.

Ada D’Adamo, Come d’aria (Elliot)
Memoir toccante, ma che non indulge al pietismo, scritto in prima persona dalla D’Adamo rivolgendosi alla propria figlia affetta da una patologia totalmente invalidante, e parlando del proprio cancro terminale, con l’impellente interrogativo: che ne sarà della ragazzina quando lei non ci sarà più? Trenta capitoletti che saettano dolorosissimi tra passi di danza e gli episodi quotidiani di una vita diventata incubo ma che ha meritato di essere vissuta. Probabilità di vittoria: 25%

Incipit: “Sei Daria. Sei D’aria. L’apostrofo ti trasforma in sostanza lieve e impalpabile. Nel tuo nome un destino che non ti fa creatura terrena, perché mai hai conosciuto la forza di gravità che ti chiama alla terra. Gravità, che ogni nato conosce non appena viene al mondo. Gravità che il danzatore trasforma in arte quando dalla terra spicca il volo e quando alla terra torna, per cadere e di nuovo rialzarsi. Tu non sai lo splendore quotidiano dello stare in piedi, la “piccola danza” che muove ognuno nell’apparente immobilità del corpo verticale. Né immagini il mistero del peso che si trasferisce da una gamba all’altra e origina il passo”.

Alle tre domande risponde Loretta Santini, direttrice editoriale di Elliot:
Come d’aria di Ada d’Adamo è arrivato in casa editrice discretamente, con la sola raccomandazione di un’amica comune che non mi ha detto nulla sul contenuto. Fortunatamente l’ho letto subito e la decisione di pubblicarlo è stata immediata. Da quel momento un’energia straordinaria ha travolto tutta la casa editrice: sin dalla pubblicazione sono iniziate le dichiarazioni spontanee ed entusiastiche di scrittrici e scrittori, critici, giornalisti culturali, delle lettrici e poi dei lettori, in un crescendo di riconoscimenti come l’entrata in gara allo Strega, il Premio speciale del Flaiano, lo Strega Giovani, il Mondello, il premio speciale del Campiello… Li elenco perché si tratta di un percorso straordinario, che ha goduto anche di una solidarietà inedita da parte di tutti e la cui origine ha una sola spiegazione: l’altissima qualità letteraria della scrittura di Ada d’Adamo che ha trasformato un fatto privato in un’opera d’arte. Sono tanti i libri che affrontano temi dolorosi ma solo pochi restano nel tempo e questo è sicuramente uno di quelli. I pronostici sul vincitore non voglio farli perché per noi tutto questo è già una vittoria e confrontarsi con gli altri libri in cinquina è già un onore. Credo che Ada la penserebbe nello stesso modo.

Ada D’Adamo è nata ad Ortona nel 1967 ed è morta a Roma nel 2023. Autrice, organizzatrice e produttrice di rappresentazioni teatrali, ma anche di racconti per l’infanzia, D’Adamo nel 2005 diventa mamma di Daria affetta da oloprosencefalia. Nel 2008 la lettera inviata ad Augias e pubblicata da Repubblica (c’è anche nel romanzo ndr), dove racconta la sua esperienza di madre, ma soprattutto la mancanza di aiuto statale per genitori nella sua stessa situazione. Infine il passaggio sull’aborto terapeutico che diventerà materia di dibattito pubblico: “La chiesa, la politica, la medicina smettano di guardare alle donne come a puttane che non vedono l’ora di uccidere i propri figli. L’aborto è una scelta dolorosa per chi la compie, ma è una scelta e va garantita. Anche se mi ha stravolto la vita, io adoro la mia meravigliosa figlia imperfetta. Ma se avessi potuto scegliere, quel giorno, avrei scelto l’aborto terapeutico”.

Romana Petri, Rubare la notte (Mondadori)
La biografia acrobatica ed evocativa di Antoine de Saint-Exupéry – Tonio-, l’autore de Il Piccolo Principe, orfano di padre, infanzia felice nel castello di Saint-Maurice-de-Rémens e lo strazio della morte del fratello più giovane. Il ricordo dell’infanzia però lo insegue sottopelle, fin lassù tra le nuvole dove prima da pilota civile e poi militare, nei cieli in fiamme del ’44 sparirà tra le stelle della notte. Probabilità di vittoria: 5%.

Incipit: “Cap Juby, 27 febbraio 1928. Madre carissima, vi chiedo scusa per il ritardo, so di avervi abituata ad altri ritmi. Ma qui sono stato io a dovermi abituare. Forse non è il termine giusto, ma non me ne viene un altro. Potrei dire stupore – abituarmi, adattarmi allo stupore –, ma non rende l’idea. Non importa, voi mi conoscete come nessuno. Diciamo che non ho fatto altro che guardarmi intorno, a terra e in volo. Ho perso tutto questo tempo a guardare le cose. Perso solo in relazione al fatto di non avervi ancora scritto, perché in realtà la mia vera impressione è stata sempre quella di averlo trovato. Perdonate la ripetizione, ma qui di tempo ce n’è molto, e ho scoperto che non mi dispiace”.

Che significato ha per lei Rubare la notte?
Rubare la notte per me è un ricongiungimento. Un po’ a mio padre che da bambina mi raccontò e recitò Volo di notte e un po’ a Saint-Exupéry che è stato una mia grande passione letteraria quando avevo tra i 25 e i 30 anni. In fondo, sotto questo punto di vista ci somigliamo: il passato è fatto per essere rimpianto.

Perché scrive?
Non c’è mai una sola ragione per scrivere. Ma se proprio devo fare una scelta direi che spesso la realtà si impoverisce e allora scrivere la arricchisce. Inventare una storia dal nulla è spesso una grande consolazione.

Chi vince il Premio Strega 2023?
Quest’anno dire chi vincerà è proprio impossibile. Mi sembra uno degli Strega più imprevedibili che ci siano mai stati.

Romana Petri ha 57 anni. Giornalista di lungo corso per i principali quotidiani italiani, ha tradotto libri dal portoghese, dall’inglese (Mark Twain), dal francese (Ernaux e Le Clezio) ed è al 26esimo romanzo. Per la terza volta è nella cinquina finalista dello Strega dopo il 1998 con Alle case venie (Marsilio) e il 2013 con Figli dello stesso padre (Longanesi).

Rosella Postorino, Mi limitavo ad amare te (Feltrinelli)
Romanzo di formazione per un terzetto di orfani della guerra serbo-bosniaca nella ex Jugoslavia del 1992. “Tra abbandono e resilienza”, tra cronaca di guerra e sentimenti universali, la storia vera dell’espatrio dei bambini del Bjelave a Sarajevo, caduta sotto i colpi di cecchini e soldati serbi: la nuova vita a Milano, la solidarietà tra pari e un futuro incerto fatto di diffidenza e tentennante socialità, per non farsi travolgere dalla pulsante ancestrale dimensione biologica. Probabilità di vittoria: 50%.

Incipit. “Il bambino camminava appiccicato alla madre, tanto che lei si fermò e disse: “Perché mi stai addosso, non vedi che inciampiamo?. Era più forte di lui. Aveva dieci anni, e da cinque viveva nel tormento della sua mancanza, passava la settimana alla finestra, in ginocchio su una sedia ad aspettare. Poi la madre arrivava e il bambino era peggio dei cani che non sanno stare al guinzaglio, sbuffava lei. E lui pensava che proprio per l’euforia di trovarsi finalmente accanto al padrone gli tagliavano la strada; non lo diceva”.

Che significato ha (titolo del libro) per lei?
Ha lo stesso significato degli altri romanzi che ho scritto: è ciò che più di tutto mi ha tenuto in vita negli anni in cui ha occupato la mia testa.

Perché scrive?
Perché ho bisogno di stare sempre anche dentro un mondo altro rispetto a quello reale, un mondo in cui immergendomi in storie che apparentemente non mi riguardano, ossia costruendole, scopro qualcosa di me e degli altri. Qualcosa di mai definitivo, qualcosa che resta sempre misterioso. Per questo l’indagine non si ferma. Scrivere è la maniera che ho trovato per dare un senso all’esistenza.

Chi vince il premio Strega 2023?
Se sapessimo chi vince il Premio Strega 2023 si perderebbe tutta l’adrenalina del gioco. Perciò non si può prevedere.

Rosella Postorino ha 44 anni ed è la più giovani finalista in cinquina. Carriera fulminante la sua, dopo l’esordio tra il 2004 e il 2007. Nata a Reggio Calabria, ma cresciuta in Liguria e professionalmente affermatasi a Roma, nel 2018 Postorino ha vinto il Campiello con Le assaggiatrici.

Premio Strega 2023, ecco tutto quello che c’è da sapere. E i finalisti rispondono alla domanda: chi vincerà?
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